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da PeaceReporter.net del 29 settembre 2005

Dopo i muri, le reti

Migliaia di migranti tentano di saltare il muro dell'enclave spagnola di Ceuta in Marocco

di Christian Elia

I fatti di Ceuta di ieri sono solo l’ultimo episodio di una lunga serie. Sono migliaia i migranti che tentano di entrare in Europa dalla via più breve: le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla in Marocco. Proprio in questi giorni per altro, come se le autorità spagnole avessero avuto il sentore di quello che stava per accadere, erano stati ultimati i lavori per raddoppiare l’altezza del muro perimetrale dell’area sotto sovranità spagnola.

La forza della disperazione. Il confine tra Spagna e Marocco è quello geografico dello Stretto di Gibilterra, ma in territorio africano il regno spagnolo conserva da millenni le due città. Il Marocco, nel 2002, ha chiesto ufficialmente davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la restituzione della sovranità sulle due enclavi, ma per adesso non c’è nessuna novità.
Questo vuol dire che tra l’Africa e l’Europa, tra la Spagna e il Marocco, tra la fame e una speranza nel futuro, in quel punto c’è solo la distanza di una rete metallica. Ma in realtà la distanza è molto più grande.
Per esempio, nella zona di Melilla, davanti alla rete di recinzione dell’enclave spagnola c’è una radura chiamata Pinares de Rostrogordo, dove la rete di recinzione è alta solo tre metri, visto che altrove è stata già portata a sei metri. Nella boscaglia vivono in condizioni facilmente immaginabili centinaia di famiglie che bivaccano in attesa dell’occasione buona e, quando credono di notare un allentamento della sorveglianza, escono correndo dalla boscaglia e assaltano la rete con tutto quello che capita: scale, corde, ramponi, rami d’albero.
La recinzione è dotata di sofisticati strumenti di controllo e i gruppi vengono immediatamente individuati. La polizia di frontiera spagnola non usa i guanti bianchi con loro e, solo nel mese di settembre 2005, sono morti 8 migranti e decine di altri sono rimasti feriti. Quelli che tentano di saltare sono consapevoli del rischio, ma pare che preferiscano sacrificarsi tutti per permettere a qualcuno di loro di avere un’occasione nella vita.

Così lontano così vicino. L’opzione Ceuta e Melilla è diventata la più battuta ultimamente dalle migliaia di persone provenienti dal Marocco e dall’Africa sub-sahariana che arrivano sulla costa nel tentativo di raggiungere l’Europa e di sfuggire alla fame e alle guerre che affliggono il continente africano.
Il mare, tradizionale via di fuga per i migranti, diventa sempre più un inferno. Sono quotidiani i viaggi di imbarcazioni inadeguate che, dal Marocco o dalla Libia, tentano di raggiungere rispettivamente le coste spagnole e siciliane. Ma ogni giorno i viaggi sulle carrette del mare diventano più pericolosi e i trafficanti si fanno sempre meno scrupoli. Sono centinaia le morti che, nell’indifferenza generale, vengono segnalate nel tentativo di raggiungere le coste europee via mare. La soluzione di scavalcare le reti di recinzione di Ceuta e Melilla pare quindi la meno rischiosa, ma la Spagna ha da tempo adottato la linea dura con quelli che prima che esseri umani considera ‘clandestini’.
Il governo di Madrid copre di denaro il Marocco per ottenere una più proficua collaborazione nella lotta all’immigrazione.
I fondi spagnoli vengono utilizzati, come spesso è stato raccontato da migranti che alla fine sono riusciti a raggiungere l’Europa, per vere e proprie spedizioni punitive delle forze dell’ordine marocchine nei boschi attorno a Ceuta e Melilla.
Entrambe le enclavi sono circondate da una rete. I fondi per queste costruzioni sono dell’Unione Europea.

Deficit democratico. Questo non è un aspetto secondario. L’Unione Europea preme sempre più su Spagna e Italia, le frontiere meridionali dell’Europa, per inasprire i controlli alle rispettive frontiere, ritenute a Bruxelles troppo permeabili. Le misure legislative anti-terrorismo hanno agevolato l’applicazione di misure restrittive che, in palese violazione di tutte le convenzioni internazionali per i diritti umani, riducono a zero le misure di accoglienza.
Questo rende ‘accettabile’ che la polizia di frontiera spagnola spari su civili inermi che tentano di entrare in Europa.
Infatti, anche nei rari casi nei quali i migranti riescono, a rischio della vita, ad arrivare sulle coste italiane o spagnole, li attendono detenzione e mancanza di assistenza legale. Le reti di Ceuta e Melilla diventano quindi un simbolo di una distanza che non si riesce a colmare tra la disperazione di milioni di persone e il benessere europeo. Anche se quella distanza è solo una rete di recinzione.

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