Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

tratto da www.mdmcentrosud.org

CPT Ponte Galeria, Roma – Rapporto sull’assistenza sanitaria

MEDICI DEL MONDO
SEZIONE CENTROSUD onlus

Ottobre 2005

Premessa

Da venticinque anni il movimento internazionale di Medici del Mondo (MdM) cerca di essere presente, con l’azione e la testimonianza, laddove il diritto alla salute ed i più elementari diritti umani vengono negati. Medici del Mondo si propone di portare aiuto sanitario alle popolazioni più vulnerabili, nelle situazioni di crisi: vittime di disastri naturali, di epidemie, della fame e dell’ ingiustizia sociale, vittime di conflitti armati, della violenza politica, rifugiati, migranti, minoranze e tutti coloro che sono esclusi dall’acceso alle cure.
Fin dalla sua nascita MdM ha sempre cercato di essere presente “qui e laggiù”, nei paesi del sud del mondo, nelle crisi umanitarie lontane come nei cosiddetti paesi “progrediti”, tra i gruppi di persone private dell’accesso alle cure e dei diritti fondamentali. Medici del Mondo si propone di rilevare i rischi di crisi e le minacce alla salute e alla dignità; denuncia con un’azione di testimonianza le violazioni dei diritti umani e in particolare l’esclusione dal diritto alla salute; sviluppa nuovi approcci e nuove pratiche di salute pubblica nel mondo, fondati sul rispetto della dignità umana e sul principio dell’interculturalità; milita per istituire i valori di una medicina umanitaria. Oggi la rete internazionale di Medici del Mondo è composta da 12 delegazioni nazionali (tra cui Medici del Mondo Italia, nato nel 1994), 7000 membri, 1200 volontari in missione, 297 progetti in 88 paesi.
L’azione di Medici del Mondo si basa sulla militanza della società civile, sull’impegno volontario di medici ed altri operatori professionali della salute, così come di cittadini e professionisti di altre discipline.
MdM è una organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, senza fini di lucro, indipendente da affiliazioni politiche, sindacali, religiose ed etniche.

Dal 2003 Medici del Mondo ha avviato in Italia un programma di monitoraggio dei Centri di Permanenza Temporanea ed Assistenza (CPTA) con l’obbiettivo di verificare la situazione socio-sanitaria presente in tali strutture. Le caratteristiche di tali centri – tra cui quella di essere sempre più difficilmente accessibili ad organi di tutela indipendenti – sono tali da giustificare preoccupazione circa il rispetto dei diritti fondamentali (tra cui quello alla salute) della popolazione migrante ivi trattenuta.
Del resto, la restrizione dell’accesso ai centri, ostacola la possibilità di verificare l’effettiva veridicità delle numerose denuncie di violazioni dei diritti umani e della dignità della persona di cui i CPTA sono stati oggetto fin dalla loro istituzione. I CPTA sono stati istituiti nel 1998 con l’articolo 12 della legge 40/1998 (Turco-Napolitano), poi art. 14 del T.U. 286/1998. Sono stati, in seguito, emanati leggi e regolamenti che si riferiscono ai CPTA, tra cui la legge 189/2002 (Bossi-Fini) e il decreto legge 241/2004, poi convertito nella legge 271/2004.
I CPTA hanno lo scopo di assicurare il trattenimento degli stranieri trovati in condizioni d’irregolarità sul territorio italiano, raggiunti da un decreto di espulsione o respingimento e per i quali non è possibile l’allontanamento immediato.
La misura del trattenimento ha la finalità di far attendere in tali centri la rimozione degli impedimenti alla effettiva esecuzione, con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica, della misura di allontanamento disposta a carico degli stranieri, evitando così che questi, lasciati liberi, possano sottrarsi alla esecuzione della stessa. Gli ostacoli che giustificano la misura di trattenimento sono:
. necessità del soccorso dello straniero;
. necessità di accertamenti supplementari in ordine alla identità o alla nazionalità dello straniero;
. necessità di acquisizione di documenti per il viaggio;
. indisponibilità del vettore o di altro mezzo di trasporto idoneo ad effettuare il rimpatrio dello straniero.

Attualmente il periodo massimo di detenzione in un CPTA è di 60 giorni.
Nell’ambito del programma di monitoraggio dei CPTA, i team costituiti dai medici e dai volontari di MdM hanno eseguito una missione esplorativa a Lampedusa ed hanno potuto visitare i centri di Modena (“La Marmora”), Foggia (Borgo Mezzanone), Lecce (“Regina Pacis”) e Roma (Ponte Galeria). Da quest’anno le visite rientrano nel più ampio progetto dell’Osservatorio europeo sull’ accesso alla salute della la popolazione migrante promosso dalla rete internazionale di Medici del Mondo. Il programma si propone di agire affinché nei paesi dell’Unione Europea le popolazioni vulnerabili – in particolare i migranti irregolari – abbiano le medesime possibilità di accesso alle cure e alla prevenzione del resto della popolazione. Un altro obbiettivo dell’Osservatorio è di contribuire ad evitare l’espulsione delle persone affette da gravi patologie – in particolare l’infezione da HIV – e che non possono essere curate nei loro paesi di origine.

Introduzione

Il Centro di Permanenza Temporanea ed Assistenza di Ponte Galeria è contiguo agli edifici del Reparto Mobile di Polizia, sulla Via Portuense che collega Roma a Fiumicino nella lontana periferia sud-ovest della città ed è in funzione dal settembre del 1999. La struttura, costruita appositamente come centro di permanenza, prende vita in uno spazio in cui dall’agosto del 98 erano collocati 5 container della Protezione civile funzionanti come centro di prima accoglienza.
La struttura può ospitare fino a 300 trattenuti:188 donne e 112 uomini. Il centro è gestito dalla Croce Rossa Italiana.
MdM ha effettuato tre visite in questo centro; a gennaio, luglio e ottobre di quest’anno. In tutte le occasioni l’accesso di un nostro volontario medico è avvenuto in concomitanza con la visita di un membro del Parlamento della Repubblica.
Nel primo caso e nel terzo caso i responsabili del centro non erano stati previamente informati della visita. In occasione del primo accesso, abbiamo potuto intervistare i 2 medici di turno, la psicologa presente ed abbiamo avuto colloqui riservati con due trattenuti (una donna ed un uomo). Durante la seconda visita erano presenti il coordinatore medico del centro ed una psicologa che ci hanno illustrato la situazione sanitaria. Abbiamo inoltre potuto visitare lo spazio riservato agli uomini, accompagnati dal coordinatore e conversare brevemente con alcuni trattenuti anche in assenza del personale del centro. Nella terza visita abbiamo avuto colloqui riservati con quattro trattenuti ed abbiamo potuto intervistare il medico di turno.
Al momento della prima visita il numero dei trattenuti era complessivamente di 208. Durante la seconda e la terza visita erano presenti, rispettivamente, 248 (137 donne e 111 uomini) e 200 trattenuti.
La visite sono durate circa 2 ore e mezzo ( gennaio), un’ora ( luglio) e due ore (ottobre).
Questo rapporto ha l’obbiettivo di valutare la situazione socio-sanitaria nel centro, le modalità di assistenza e la possibilità di accesso alle cure da parte delle persone ivi trattenute.
Con il fine di realizzare ulteriori visite, MdM ha fatto richiesta di ingresso nel centro di Ponte Galeria così come in altri CPTA, vedendosela fino ad oggi rifiutare 1.

Rapporto

L’assistenza sanitaria all’interno del centro è assicurata da un medico in servizio 24 ore su 24, affiancato da un secondo medico in servizio dalle 7.30 alle 24.00. In totale il personale medico è costituito da 9 elementi. Non vi sono infermieri. Al momento della prima visita era presente una psicologa per 4 mattine alla settimana, affiancata da un’assistente sociale in servizio per 36 ore settimanali. In occasione della seconda visita ci è stato riferito che il servizio psicologico è stato potenziato con la presenza di due psicologhe che si alternano mattina e pomeriggio dal lunedì al sabato. Le visite mediche di routine vengono effettuate al mattino e al pomeriggio. I medici in servizio affermano che vi sia una ragionevole flessibilità negli orari di visita; non sono dello stesso parere i trattenuti che si sono espressi sul tema. Un trattenuto ci ha riferito di essersi presentato all’infermeria poiché presentava una sintomatologia con febbre alta (verso le quattro di pomeriggio); il medico in servizio gli avrebbe risposto che doveva aspettare l’inizio dell’orario di visita, di lì a mezz’ora, e che comunque – continua il trattenuto- “non mi dovevo lamentare, poiché, già era molto se mi davano le medicine”.
Le consulenze specialistiche sono effettuate all’esterno, presso strutture pubbliche. I pazienti vengono accompagnati (sotto scorta della Guardia di Finanza) nelle strutture sanitarie. Il personale delle strutture sanitarie esterne non ha accesso al centro. Per la richiesta di visite specialistiche vengono utilizzate le usuali procedure (prenotazioni presso gli ambulatori specialistici delle ASL di riferimento).
I pazienti vengono spesso indirizzati presso gli ospedali Forlanini ( TBC, consulenze psichiatriche), Spallanzani ( HIV/AIDS), Eastman (cure odontoiatriche), San Gallicano. Al momento della prima visita era presente un paziente sieropositivo per HIV; i pazienti sieropositivi vengono trattenuti e curati nel centro.
Le crisi psichiatriche acute vengono riferite all’ospedale Forlanini; esiste un rilevante problema riguardante i pazienti con patologie psichiatriche maggiori che gli operatori sanitari del centro non sanno dove indirizzare. Una delle psicologhe del centro ci ha esplicitamente domandato. “I pazienti psichiatrici dove li mandiamo?”. Non si è ancora instaurato un sistema di riferimento e di assistenza con il DSM (Dipartimento di salute mentale).
Esiste un ambulatorio (a cui abbiamo avuto accesso durante la prima visita), con presidi basici, utilizzato per le visite di routine; è dotato di elettrocardiografo, defibrillatore e bombola di ossigeno. Esiste un armadietto per i farmaci e un piccolo stock farmaceutico per le medicine più utilizzate; altri farmaci vengono comprati a richiesta. E’ operativo da quest’anno un ambulatorio odontoiatrico (al momento della prima visita era in corso di allestimento), il cui funzionamento è assicurato, in forma volontaria, da uno dei nove medici del personale, specializzato in odontoiatria . Il responsabile del centro ha sottolineato come questo ambulatorio sia stato fortemente voluto da lui stesso e dal personale sanitario poiché le cure odontoiatriche si sono rivelate una delle necessità prioritarie dei trattenuti.
Il personale medico ci ha segnalato la necessità di disporre, all’interno del centro, di un servizio ginecologico dotato di ecografo. Alcuni medici del personale sono specializzati in ginecologia ma “la convenzione stipulata non prevede un servizio specializzato di assistenza ginecologica”.

Al momento dell’ingresso ogni trattenuto viene visitato, viene stilata una relazione sanitaria di accettazione con una anamnesi ed un breve esame obiettivo e viene aperta una cartella clinica 2. La cartella clinica contiene un questionario per la visita disponibile in 6 lingue e al suo interno è presente un formulario per il consenso informato alla somministrazione di farmaci psicotropi (anch’esso disponibile in 6 lingue). Il personale sanitario non è stato autorizzato dai responsabili a consegnarci una copia di cartella clinica non compilata. Qualora il trattenuto provenga da altro CPTA o dal carcere, il medico, se lo ritiene necessario, può richiedere la cartella clinica. Da quanto ci è stato riferito, i tempi di attesa sono piuttosto lunghi, soprattutto per le cartelle cliniche provenienti dal carcere. In caso di spostamento verso altri centri il fascicolo sanitario del trattenuto viene trasmesso via fax.

Esiste la possibilità di compiere interventi di piccola chirurgia, soprattutto per ferite, provocate – in genere – de auto-lesioni. Secondo quanto c’è stato riferito dal personale medico in occasione della prima e della terza visita, gli episodi di autolesionismo si verificherebbero, in media, con una frequenza di uno al mese (principalmente ferite da taglio superficiali). Durante il secondo accesso il coordinatore medico del Centro ci ha dato un panorama differente poiché, a suo avviso, gli episodi di autolesionismo sarebbero drasticamente diminuiti riducendosi a due o tre all’anno. C’è stato comunque riferito da alcuni trattenuti, e dal coordinatore stesso, che in quel momento era ricoverato in infermeria un trattenuto russo che, il giorno anteriore, si era procurato ferite da taglio al livello del collo. Non abbiamo potuto verificare le condizioni del trattenuto né abbiamo avuto accesso all’infermeria.

Esiste un quaderno generale di registrazione delle terapie ed uno specifico della somministrazione dei farmaci psicotropi. Esiste un archivio cartaceo delle cartelle cliniche.

Le patologie più diffuse – a parere dei medici in servizio – sono le malattie psico-somatiche, gli stati reattivi di depressione ed ansia, le infezioni delle alte vie respiratorie, i traumi contusivi causati dalle attività sportive svolte nel centro (sempre secondo i medici, sarebbero praticamente inesistenti i casi di traumi contusivi causati da episodi di violenza fisica fra trattenuti e/o tra forze di pubblica sicurezza e trattenuti). I casi di TBC si aggirerebbero intorno ai 3-4 per anno.

Al momento della prima visita il personale sanitario non riferiva la presenza di tossicodipendenti, anche se gli stessi medici stimavano che, abitualmente, circa il 20 % dei trattenuti di sesso maschile (e il 2% delle donne) fa uso di benzodiazepine. In occasione del terzo accesso, il medico di turno ha affermato che circa il 50-60% degli uomini trattenuti assume benzodiazepine, “soprattutto nordafricani”, mentre la percentuale si riduce notevolmente nelle donne. Secondo la sua testimonianza sarebbero i trattenuti stessi a fare pressanti richieste di somministrazione di benzodiazepine al personale medico. Le benzodiazepine verrebbero somministrate la mattina e la sera dal personale medico a chi ne fa richiesta (tramite la firma del consenso informato), mentre si eviterebbe la somministrazione pomeridiana malgrado le pressanti, e a volte aggressive, richieste di diversi trattenuti. Tali farmaci vengono somministrati da parte del personale medico generico senza consulenza psichiatrica. A questo proposito, uno dei medici intervistati ci ha detto che , a suo avviso, “le benzodiazepine non sono psicofarmaci”. Secondo la testimonianza di un trattenuto, la percentuale di persone che assumono banzodiazepine sarebbe molto alta; nella sua camerata 6 trattenuti su 8 le assumevano ed ogni sera “si formavano code di 60-80 persone in attesa di ricevere le benzodiazepine: principalmente Valium e Minias”. Gli psicofarmaci verrebbero somministrati tutte le sere e le mattine dal personale medico. Il trattenuto ha raccontato di essersi recato qualche volta in infermeria per richiedere degli antifebbrili; il medico in servizio gli avrebbe domandato se desiderava anche “qualcosa per dormire”. Il trattenuto ha anche dichiarato che al momento di assumere le benzodiazepine non gli è stato fatto firmare nessun documento relativo al consenso informato. Sempre secondo questa testimonianza, sarebbe usuale la somministrazione di due tipi di benzodiazepine ad una stessa persona; al vicino di letto del trattenuto sarebbero state somministrate regolarmente, e allo stesso tempo, 60 gocce di Valium (diazepam) e 40-45 gocce di Minias (lormetazepam), dopodiché la persona cadeva in uno stato di profondo stupore. Tale testimonianza è coerente con le alte dosi di farmaco che sarebbero state prescritte: la posologia consigliata del Minias a scopo ipnotico è 10-20 gocce (corrispondenti a circa 1-2 milligrammi di lormetazepam). È quindi più che probabile che 4-4.5 mg di lormetazepam, insieme a 15 milligrammi di diazepam (corrispondenti a 60 gocce di valium), possano indurre uno stato di profondo stupore. Il trattenuto è stato anche testimone di alcuni tentativi di fuga dal centro che si sarebbero conclusi con aggressioni fisiche da parte delle forze di pubblica sicurezza 3.
Dal canto suo, il coordinatore medico ci ha assicurato che l’orientamento suo e di tutto il personale sanitario è quello di ridurre il più possibile il consumo delle benzodiazepine da parte dei trattenuti.
I tossicodipendenti che sono in terapia con metadone , vengono “dismessi” ed inviati al SERT di riferimento. Il personale medico riferisce che i trattenuti alcolisti, se lo desiderano, possono seguire una terapia disintossicante con benzodiazepine e riferiscono di vari casi trattati con successo.

Nel caso in cui una donna affermi di essere in stato di gravidanza, viene eseguito il test di conferma.
Se risulta lo stato interessante, la donna viene rilasciata e indirizzata alle strutture territoriali competenti per l’assistenza pre-natale. Non è disponibile alcuna assistenza legale specifica per il rilascio del permesso di soggiorno di gravidanza.
Al momento della seconda visita era presenta una donna in stato di gravidanza; i sanitari ci hanno spiegato che il suo stato era stato diagnosticato il giorno stesso.

Per quanto riguarda i minori, il personale sanitario riferisce che, nei casi sospetti, viene eseguito l’esame radiografico per l’accertamento dell’età ossea; nei casi dubbi, il giudice dispone una perizia medico- legale.

Il personale sanitario in servizio afferma che abitualmente il 90% delle donne trattenute sono vittime della tratta della prostituzione e che il 50% degli uomini provengono dal carcere (contro l’1-2% delle donne). Secondo la testimonianza di uno dei medici intervistati sarebbero comuni i casi di persone che hanno trascorso 3 o 4 periodi di trattenimento nel centro. Lo stesso medico ci ha detto che, comunque, l’ente gestore “fa grandi sforzi affinché questo centro non sia un lager”.

Conclusioni

In generale si può affermare che le visite hanno permesso di raccogliere informazioni utili, anche se il tempo a disposizione, limitato, non ha permesso di dialogare approfonditamente con un numero adeguato di trattenuti.

In merito all’assistenza sanitaria si è potuta rilevare la mancanza di un adeguato collegamento con le strutture pubbliche esterne (il cui personale non ha accesso al centro), soprattutto in relazione ai servizi psichiatrici (DSM).

Si é potuta constatare, limitatamente ai colloqui sostenuti, una profonda differenza di giudizio tra i trattenuti ed il personale sanitario. E’ da segnalare, inoltre, che in occasione delle visite, lo stesso personale sanitario ha fornito delle informazioni non concordanti su alcuni punti rilevanti come, ad esempio, la frequenza degli episodi di autolesionismo e la somministrazione degli psicofarmaci.

Particolare preoccupazione desta la testimonianza che si riferisce alle aggressioni da parte delle forze di pubblica sicurezza e alla somministrazione diffusa ed impropria di psicofarmaci; in particolare di benzodiazepine. Secondo la stessa testimonianza, gli psicofarmaci verrebbero anche utilizzati a scopo disciplinare sui trattenuti che hanno cercato la fuga. A questo proposito ricordiamo come sia contrario al V Principio delle Nazioni Unite di etica medica la somministrazione di farmaci sedanti che non sia motivata da criteri puramente medici 4.

Bisogna inoltre segnalare come dato su cui riflettere che, secondo quanto affermano gli stessi sanitari del centro, ci sarebbe un rapporto di 10 a 1 tra uomini e donne nell’utilizzo di benzodiazepine , quando nella popolazione generale questo rapporto è generalmente di 2 a 1 o 3 a 2 a favore delle donne.

Si é, inoltre, rilevata una discrasia di giudizio sull’ accessibilità ai servizi sanitari del centro. Flessibile ed adeguata per i medici in servizio, insufficiente per i trattenuti. A questo proposito risulta significativo il caso clinico di un trattenuto bielorusso che abbiamo documentato in questo rapporto.

In merito alla trasparenza di gestione, segnaliamo la negativa a consegnarci una copia non utilizzata di cartella clinica da parte dei responsabili del centro.

Le informazioni e le testimonianze raccolte, destano particolare preoccupazione riguardo alle eventuali violazioni e/o all’affievolimento di alcuni diritti fondamentali che dovrebbero essere sempre garantiti ai cittadini stranieri trattenuti nel centro, come quelli sanciti dagli articoli 13 (5) e 32 (6) della Costituzione o come l’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo 5.
Ricordiamo, inoltre, che le stesse normative interne relative al funzionamento dei CPTA, sanciscono il compito del Ministero dell’Interno di tutelare la salute psico-fisica e garantire una adeguata assistenza alle persone ivi trattenute come anche l’obbligo a rispettarne la dignità umana.6
Se da una parte le informazioni raccolte durante le tre visite sono insufficienti a dare un quadro esaustivo della situazione socio-sanitaria del CPTA di Ponte Galeria e del rispetto dei diritti fondamentali delle persone ivi trattenute, dall’altra, il contenuto delle stesse informazioni giustifica la necessità di eseguire ulteriori visite ed accertamenti. Tali visite, per assicurare la massima trasparenza ed attendibilità, dovrebbero poter essere eseguite – anche senza preavviso – con modalità tali da garantire una conoscenza il più possibile esaustiva degli spazi e del funzionamento del centro come anche, e soprattutto, la piena possibilità di sostenere colloqui riservati con le persone ivi trattenute. Si ricorda, a questo proposito, che il Ministero dell’Interno ha negato a MdM l’accesso al centro di Ponte Galeria e agli altri Centri di Permanenza Temporanea. La restrizione nell’accesso impedisce di verificare la piena veridicità delle testimonianze e delle informazioni raccolte in questo rapporto.

Si è potuto, inoltre, costatare come il centro di Ponte Galeria riproduca le caratteristiche dell’istituzione totale definite da Goffmann 7, tre le quali risulta fondamentale l’isolamento dall’esterno.

Riteniamo, a conclusione, una garanzia estremamente importante che esponenti della società civile e organizzazioni non governative di riconosciuta indipendenza, possano avere regolare accesso ai Centri di Permanenza Temporanea.
Concordemente con quanto già proposto da altre organizzazioni non governative e associazioni, MdM ritiene necessaria e urgente l’istituzione di un organismo nazionale indipendente di controllo e monitoraggio dei CPTA, come anche degli altri centri di trattenimento per migranti irregolari e richiedenti asilo.

Medici del Mondo
Sezione Centrosud onlus
www.mdmcentrosud.org
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www.mdm-international.org

note:

1) La prima richiesta è stata indirizzata da MdM al Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione il 22 giugno 2005. A questa lettera di MdM ,che chiedeva di poter visitare i centri di permanenza temporanea, il Dipartimento ha opposto parere contrario. E’ stata in seguito richiesta l’autorizzazione a visitare il centro di Ponte Galeria, tramite una lettera del 5 settembre 2005 indirizzata da MdM alla Prefettura di Roma, alla quale, al momento della chiusura di questo rapporto, non abbiamo ancora ricevuto risposta.

2) E’ opportuno citare il caso sanitario di un trattenuto intervistato. Si tratta di un giovane proveniente dalla Bielorussia che ha fatto richiesta di asilo. Al momento della nostra visita il giovane era trattenuto nel centro già da un mese. Al momento del suo ingresso presentava già una linfoadenopatia di origine non determinata e sintomatologia febbrile intermittente. Tale sintomatologia era presente per lo meno dal mese di ottobre dello scorso anno poiché abbiamo potuto prendere visione di un certificato medico (del giorno 14 di quel mese) che lo attesta. Il giovane ci ha riferito di provenire da una zona vicina a Chernobil e di soffrire di una malattia causata dalle radiazioni nucleari a causa della quale ha già dovuto essere sottoposto a varie trasfusioni sanguigne. Non abbiamo avuto accesso alla sua cartella clinica. Abbiamo poi parlato con i medici in servizio, i quali ci hanno dato un’approssimativa descrizione del suo caso clinico, affermando che una tale sintomatologia poteva essere espressione di un amplissimo spettro di patologie. Solo dopo 26 giorni dal suo ingresso nel centro gli era stato eseguito un prelievo sanguigno per degli esami generali di cui si attendevano ancora i risultati. Il giovane bielorusso ci ha poi avvisato di essere stato rilasciato dal centro due giorni dopo la nostra visita.

3) Ci é stato riferito, in particolare, il caso di un trattenuto ucraino che aveva cercato la fuga nascondendosi nel bagagliaio della macchina di un membro del personale del centro. Una volta scoperto, il trattenuto (a cui sarebbero stati somministrati previamente dei tranquillanti) sarebbe stato percosso da agenti di pubblica sicurezza. Sempre secondo questa testimonianza, il trattenuto avrebbe riportato un’estesa tumefazione contusiva alla mascella come segno più evidente delle violenze subite.

4) “Vi è violazione dell’etica medica se dei membri del personale sanitario, ed in particolare dei medici, partecipano, in qualsivoglia maniera, alla contenzione di prigionieri e detenuti, fatto salvo il caso in cui ciò sia giudicato, sulla base di criteri puramente medici, necessario per la protezione della salute fisica e mentale o per la sicurezza del prigioniero o del detenuto medesimo, degli altri prigionieri o detenuti, o del personale di vigilanza e non presenti alcun pericolo per la sua salute fisica e mentale” Principio 5 dei Principi di etica medica applicabili nello svolgimento delle funzioni del personale sanitario, ed in particolare dei medici, per la protezione dei prigionieri e dei detenuti contro la tortura e altre pene e trattamenti crudeli , inumani o degradanti adottati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1982 (risoluzione 37/194).

5) “E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione della libertà.” Comma 4, art.13 della Costituzione della Repubblica Italiana.

6) “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” Art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana.

7) “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti.” Art. 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e della libertà fondamentali.

8) “Lo straniero è trattenuto nel centro con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignità” Art. 14.2 del Decreto legge n°286, Luglio 1998 (Testo Unico).
“Il trattamento all’interno del centro deve essere conforme al rispetto della dignità della persona e improntato ad assoluta imparzialità ed assenza di discriminazione di ogni genere” Direttiva generale in materia di Centri di Permanenza Temporanea ed Assistenza, Prot. 3435/50, 30 agosto del 2000.

9) “Un’istituzione totale può essere definita come il luogo di residenza e di lavoro di gruppi di persone che, tagliate fuori dalla società per un considerevole periodo di tempo, si trovano a dividere una situazione comune, trascorrendo parte della loro vita in un regime chiuso e formalmente amministrato” Asylums di Erving Gofmann, 19

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