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da Il Manifesto del 9 ottobre 2005

Prodi, di’ «no» ai cpt

di Alessandro Dal Lago

Il reportage dell’Espresso sul Cpt di Lampedusa ha avuto il merito indubbio di sollevare clamorosamente il velo su qualcosa che mezzo mondo sapeva: che i Cpt sono luoghi di arbitrio e di violenza, in cui persone inermi sono alla mercé delle forze di sicurezza e di pseudo-organizzazioni del “volontariato” – le Misericordie – che, in cambio di quattro soldi, sono conniventi con abusi e maltrattamenti Di conseguenza, bene hanno fatto alcuni esponenti politici dell’opposizione a mettere sotto accusa il governo e il Ministero dell’interno per l’esistenza di quello che appare un vero e proprio Abu Ghraib italiano.
Tuttavia, questa levata di scudi appare tardiva e talvolta rivela solo una coda di paglia.
È dalla loro istituzione nel 1998, grazie alla legge Napolitano-Turco, che i Cpt (non alcuni, ma tutti) vengono denunciati come spazi sottratti a ogni tipo di legalità e quindi produttori di violenza su persone incolpevoli di qualsiasi reato (ma non cambierebbe nulla anche se gli internati avessero commesso dei reati).
Tentativi di fuga ripetuti e sedati a bastonate, ferimenti, morti, incendi, mancanza di assistenza e di decenza quotidiana, violenze di ogni tipo, rimpatri collettivi, accordi sottobanco con i paesi del Maghreb, impossibilità di chiedere asilo, menzogne, falsità.
Questa è da sempre la realtà dei Cpt, come dal 1998 denunciano le associazioni dei diritti umani, nazionali e internazionali, e i movimenti che in alcune occasioni sono riusciti a documentare, in condizioni difficilissime, quello che vi avviene.

È del tutto ovvio che sotto il peggior governo di destra d’Europa – che tra l’altro non perde occasione di esaltare le proprie radici cristiane – gli abusi si sarebbero inaspriti; ma stabilire una differenza tra i Cpt di oggi e quelli prima del 2001 sarebbe come dire che le forze di polizia hanno commesso violenze a Genova, ma non nel marzo del 2001 a Napoli.
Chissà perché i carabinieri sarebbero diventati cattivi solo con Berlusconi, mentre prima erano degli agnellini. E questo è esattamente il modo di ragionare di Livia Turco quando cerca – con scarso successo – di difendere i Cpt buoni (quelli suoi) contro quelli cattivi (di Pisanu e Berlusconi).
È l’esistenza dei Cpt a produrre gli abusi e non la loro “cattiva” gestione. Un mese di Cpt (legge Napolitano-Turco) non è meglio di due mesi (Bossi-Fini). È un mese di illegalità e basta.

Quello che i difensori dei Cpt di prima non riescono ad ammettere (e ci mancherebbe, visto che ne sono i responsabili) è che il sistema dei Cpt è un’offesa all’umanità e un insulto al buon senso. Spendere centinaia di milioni di euro (settecento, più o meno) all’anno non serve ad altro che a umiliare i migranti e a terrorizzarli.
Solo 7.000 internati all’anno sono espulsi da centri in cui ne circolano 25.000. Ma anche in questo caso non si tratta di inefficienza.
Si tratta invece della funzione politica e sociale dei Cpt: filtrare i migranti per insegnare loro a suon di sberle e calci che cos’è la disciplina, che non hanno diritti, che non devono protestare e che si devono sottomettere ai loro padroni.

Di conseguenza, l’esistenza dei Cpt è una cartina di tornasole per l’attuale governo e anche per quello che verrà. Se si ostinerà a difenderli, come D’Alema e la Turco, vuol dire che si ha una certa idea dell’ordine sociale. A Lampedusa e negli altri centri, esattamente come a Ceuta e Melilla, la sinistra moderatissima rivela il suo volto.
È la faccia della nuova maggioranza che vogliamo dalle prossime elezioni? Aspettiamo che Prodi si pronunci, perché l’opposizione a Berlusconi non può essere un alibi per digerire l’indigeribile, esattamente come è successo nel 1998 con la famigerata legge Napolitano-Turco.