Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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da La Gazzetta del Mezzogiorno del 12 ottobre 2005

Tutto pronto, il Cpt al San Paolo può aprire

E il 22 è in programma in città una giornata di mobilitazione: «No alle nuove galere etniche»

Tutto pronto. O quasi. Il Centro di permanenza temporanea per immigrati (Cpt) costruito dall’impresa Matarrese nel quartiere San Paolo potrebbe aprire da un giorno all’altro.
In Prefettura bocche cucite, ma non viene confermata la voce di una apertura già programmata. Tutto lascia pensare che i tempi non sono poi così lontani.
E sarebbe un pugno nello stomaco per lo stesso presidente della Regione, Nichi Vendola, che a luglio ha sollevato la questione mettendola al centro del dibattito nazionale assieme ad altri presidenti di Regione che con Vendola hanno firmato l’invito al governo a «superare» la logica della detenzione amministrativa nei Cpt che di fatto si traduce in una limitazione della libertà personale. Ma sarebbe anche uno schiaffo alle migliaia di persone che in questi anni hanno protestato contro la costruzione del Cpt.
Una protesta che ha visto in prima linea la «Rete No Cpt» (alla quale aderiscono molte associazioni), ma anche i sindacati degli immigrati, i missionari comboniani e i nuovi vertici della Caritas regionale. Protesta che non si ferma: sabato 22 ottobre è in programma una mobilitazione nazionale organizzata proprio dalla Rete No Cpt in collaborazione con altre reti antirazziste d’Italia. La nota degli attivisti baresi è esplicita: «Facciamo appello a tutti/e, cittadini, movimenti ed anche alle istituzioni locali che vogliano essere conseguenti con le proprie posizioni, a partecipare alla manifestazione nazionale che si terrà a Bari, contemporaneamente a quella di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), il 22 ottobre per impedire l’apertura delle nuove galere etniche».
Una manifestazione che per il fronte del No al Cpt «deve diventare un’occasione di partecipazione e protagonismo di tante realtà che considerano la chiusura e il sabotaggio del Cpt come un obiettivo primario contro la precarizzazione delle esistenze, la carcerazione sociale e la guerra permanente». Ma il processo istituzionale va avanti.
Difficile, d’altra parte, ipotizzare che dopo aver speso più di 5 miliardi delle vecchie lire, la struttura rimanga chiusa.
A rendere credibili le voci di una apertura ci sono una serie di coincidenze. Le pratiche per l’affidamento in gestione così come quelle necessarie per poter rendere operativa la struttura (suppellettili, allacci di luce, acqua e gas) vanno avanti.
Se ne occupa la Prefettura e da qui arriva la conferma che è stato predisposto il bando per l’affidamento in gestione. Sembra che tra le organizzazioni che per prime si sono accreditate in Prefettura ci sia la Croce Rossa che assieme all’associazione Misericordia (anch’essa di matrice cattolica) sono già all’interno di Centri di prima accoglienza e di permanenza.
Il fatto che si vada avanti nel predisporre le pratiche per l’apertura vuol dire tanto e poco. È più che altro un obbligo che la prefettura non può certo eludere.
Quand’anche si arrivasse a predisporre tutto e a individuare il soggetto gestore, prima che i cancelli del Cpt barse aprano è necessario il via libera da Roma, dal ministero dell’Interno. Un disco verde che per alcuni sta per arrivare, ma che per altri ritarderà.
Chi crede in un’apertura in tempi ravvicinati poggia la tesi sul fatto che una struttura nuova come quella barese cancellerebbe in fretta le polemiche riesplose di recente dopo l’articolo-denuncia de «L’Espresso» sul centro d’accoglienza di Lampedusa e sul fatto che, in fondo, anche a sinistra c’è chi i Cpt li benedice.

Gianluigi De Vito