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I “cancellati”: una vicenda europea

Migliaia di cittadini sloveni sono privati di ogni diritto

Fino al 1992 la vita di molti cittadini, in Slovenia, scorreva tranquilla. Avevano un lavoro e la ‘’residenza permanente” – godevano cioe’ di tutti i diritti civili e politici. Come ogni altro cittadino.
Ma dall’inizio dello scorso decennio, più di diciottomila persone, che pure avevano la cittadinanza e il passaporto jugoslavi e la «residenza permanente» in Slovenia, non hanno visto riconosciuta la cittadinanza slovena dopo la proclamazione dell’indipendenza (25 giugno 2001). Si trattava di «immigrati interni», nel senso che pur avendo un’originaria nazionalità riconducibile a un’altra delle sei repubbliche della vecchia Jugoslavia, da molti anni vivevano regolarmente in Slovenia come cittadini e si sono trovati nella situazione di immigrati non riconosciuti, senza cittadinanza, per effetto della dichiarazione d’indipendenza.
Dal 1992 decine di migliaia di persone sono quindi state “cancellate” dal registro di residenza permanente della Repubblica Slovena.
Il mancato riconoscimento della cittadinanza è stato causato da varie ragioni, a cominciare dalla scarsa conoscenza di tanti sia dei modi e dei termini assai ridotti, appena sei mesi, stabiliti per la presentazione della domanda di cittadinanza che delle conseguenze della mancata acquisizione di questa, per finire a una non dichiarata intenzione, da realizzare silenziosamente per via burocratica, di espellere coloro che non fossero strettamente di nazionalità slovena.
Leggi un articolo di Giovanni Palombarini sui Cancellati

Tutto e’ avvenuto di nascosto. I “cancellati” (in sloveno si dice “izbrisani”) non sono stati informati di cio’ che stava accadendo. Insieme a loro, sono state tenute all’oscuro della “cancellazione” l’opinione pubblica slovena ed europea.

I “cancellati” hanno perso, da un giorno all’altro, le basi legali della loro esistenza, e con esse il lavoro, la casa, i contributi versati per la pensione, la possibilita’ di essere curati in ospedale. Si è trattato di una specie di “pulizia etnica amministrativa”. Molti di loro sono stati separati con la forza dai propri cari. Tantissimi sono stati rinchiusi nei C.P.T. e deportati dal paese.
E’ il caso di Ali Berisha, un cancellato, la cui storia ha avuto in questo periodo più risalto di altre grazie anche al lavoro di una rete di associazioni, che da anni si batte per vedere riconosciuti i diritti dei Cancellati, e alle mobilitazioni che ne stanno impedendo la deportazione dal paese. La persecuzione di Ali Berisha e della sua famiglia è simile a quella di tanti altri. All’alba di venerdi’ 18 novembre, alle ore 5.15, Ali Berisha, sua moglie e i quattro bambini sarebbero dovuti essere condotti con la forza all’aeroporto di Ljubljana e caricati su un aereo diretto a Monaco di Baviera. Da lì, un nuovo volo li avrebbe deportati in Kosovo.
Ma per la prima volta, il caso dei Cancellati sloveni, ha assunto un carattere europeo, per la prima volta questa vicenda è stata portata all’attenzione del Parlamento Europeo.
Leggi la storia di Ali Berisha a cura dell’Avv. Alessandra Ballerini
Ascolta l’intervista a Roberto Pignoni, Ass. Caraula Mir

Anzichè prendere atto delle conseguenze paradossali e disumane delle proprie scelte di tredici anni fa, anzichè affrettarsi a porvi rimedio, lo Stato sloveno intendeva quindi proseguire fino in fondo sulla medesima strada.

Nel caso di Ali Berisha, però, una mobilitazione di associazioni e movimenti, organizzazioni non governative e soggetti della società europea ha permesso che questa ennesima ingiustizia fosse risolta in modo diverso.
Un ricorso contro questa espulsione che stava per essere presentato alla Corte Europea per i diritti dell’uomo, una interrogazione al Parlamento europeo, insieme alle pressioni delle mobilitazioni organizzate in questi giorni, hanno permesso che il Governo Sloveno ritirasse il decreto di espulsione di Ali Berisha.

Con questo ennesimo atto di persecuzione nei confronti di un cancellato, il governo sloveno non si stava rendendo solo responsabile di una gravissima violazione dei diritti umani.
Con questo atto, il governo sloveno stava per infrangere la stessa legge slovena, dal momento che la Corte Costituzionale ha espressamente proibito di espellere i “cancellati” dal paese.

Nel medesimo tempo un altro governo europeo, il governo tedesco, si rendeva complice di quell’impressionante operazione di pulizia etnica che e’ stata realizzata attraverso la “cancellazione”.

La vicenda di Ali Berisha e dei suoi familiari, ha dimostrato che i Cancellati non sono più un problema interno dello Stato Sloveno.

La sistematica violazione dei diritti umani che e’ in corso in Slovenia, paese membro dell’Unione Europea, offende la coscienza di ogni cittadino democratico e chiama in causa i principi su cui si fonda l’idea di democrazia in Europa.

“Cancellati” in Slovenia a cura di Civilna iniciativa izbrisanih aktivistov – Koper, Ptuj, Ljubljana Karaula MiR – MigrazioniResistenze – Friuli, Roma, Slovenija Društvo Dostje! – Ljubljana