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Il caso Daki: un esempio di attuazione del decreto Pisanu

Intervista con l'avvocato Vainer Burani

I riflettori sono puntati sul caso Daki e l’attenzione internazionale ha sollevato la sua scomparsa.
Daki è stato liberato ed è ora tornato dalla sua famiglia, non si conoscono però i nomi di tutti quelli che sono stati espulsi per gli stessi motivi e che cosa sia successo loro. Se sono ancora nella condizione di desaparecidos, se sono finiti nelle carceri clandestine, se sono sottoposti a torture. Il cosidetto decreto Pisanu, poi convertito nella legge155 del 2005, permette che possa succedere qualsiasi cosa alle persone espulse, una volta tornate nei loro paesi di origine, non garantendo quindi il rispetto dei diritti umani. Inoltre, in base a tale legge l’espulsione può essere decisa dal ministro o, su sua delega, dal prefetto, senza l’inervento di un giudice terzo in base a “fondati motivi” di legami col terrorismo. Questi “fondati motivi” ne stabiliscono la pericolosità anche se non c’è stata una condanna da parte della magistratura, come avvenuto per esempio per Mohamed Daki.
Il commissario per i diritti umani al Consiglio d’Europa, Alvaro Gil-Robles, con un rapportoreso noto il 13 dicembre 2005 boccia il decreto Pisanu. Le espulsioni facili decise dal Viminale non rispettano i diritti umani, l’Italia deve cambiarle rapidamente. Nel caso delle espulsioni “è indispensabile che vengano debitamente analizzati da parte di un’autorità giudiziaria, e non unicamente di un’autorità amministrativa, i rischi che la persona subisca atti di tortura nel paese verso il quale viene rinviata. Il ricorso giudiziario a posteriori non può costituire una garanzia sufficiente. Come l’ho spesso ripetuto, la lotta al terrorismo non deve avvenire a scapito di principi quali la democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali.”
Il rapporto pone inoltre attenzione alle politiche in tema di immigrazione, ai cpt e all’inesistenza di una legge italiana sul diritto di asilo.
Il ministero degli Esteri risponde che “nel contrasto al terrorismo internazionale l’Italia non ricorre a leggi speciali” e di “non aver adottato misure straordinarie che sospendono le libertà e le garanzie come hanno fatto molte altre nazioni di tutto il mondo”.

Il decreto Pisanu nella sua applicazione non comporta solo “espulsioni preventive” ma tutte quelle pratiche che riguardano le “operazioni antiterrorismo”. Tali operazioni vengono effettuate in tutto il territorio e Reggio Emilia, la città in cui ha vissuto Daki per molti anni, ne registra un numero notevole a partire da agosto 2005, dall’entrata in vigore della legge 155 del 2005. Reggio Emilia sembra quindi considerata uno dei “covi del terrorismo”. Tali operazioni consistono in controlli di internet-point, phone-center e punti di aggregazione di migranti che culminano in espulsioni ed arresti per inadempienza della legge Bossi-Fini.

Ascolta l’intervista con l’avvocato Vainer Burani

vedi l’iniziativa che si terrà a Reggio Emilia: Il caso Daki e il decreto Pisanu