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tratto da unhcr.it

Unhcr – Direttiva dell’U.E. rischia di provocare un abbassamento degli standard d’asilo

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso preoccupazione per il fatto che una controversa direttiva dell’Unione Europea sulle procedure di asilo potrebbe causare un serio abbassamento degli standard d’asilo all’interno dell’Unione Europea e anche oltre i confini dell’Unione. I 25 paesi membri hanno formalmente adottato la direttiva ieri a Bruxelles, senza discussione.

La direttiva sulle procedure di asilo stabilisce delle norme minime sulle modalità con cui dovrebbero essere prese le decisioni in merito alle richieste di asilo presentate negli stati membri dell’UE.

“Temiamo che l’attuazione della direttiva, qualora non vengano introdotte ulteriori forme di tutela, possa condurre a violazioni del diritto internazionale sui rifugiati e rendere più difficile per i rifugiati vedere adeguatamente esaminate le loro richieste di asilo presentate in Europa” ha dichiarato Pirkko Kourula, direttore dell’Ufficio per l’Europa dell’UNHCR.

La signora Kourula ha inoltre messo in guardia contro le conseguenze più ampie della direttiva, affermando che essa potrebbe erodere gli standard internazionali di protezione dei rifugiati anche al di fuori dell’Unione.

L’UNHCR ha garantito fin dall’inizio il proprio sostegno al processo di armonizzazione dell’asilo in Europa, ma è deluso dal fallimento degli stati membri nel tener fede al loro impegno sugli standard internazionali in materia d’asilo. In occasione del vertice di Tampere del 1999, i paesi dell’Unione Europea si erano impegnati al pieno rispetto del diritto di chiedere asilo e alla completa ed estensiva applicazione della Convenzione di Ginevra del 1951.

Nonostante le ripetute preoccupazioni manifestate dall’UNHCR durante il processo di negoziazione, il testo finale presenta gravi lacune. In particolar modo l’UNHCR è preoccupato da alcune norme che consentono agli stati di designare “paesi terzi sicuri” fuori dall’Unione Europea, nei quali i richiedenti asilo possono essere rinviati senza che la loro domanda sia stata esaminata in un paese membro dell’Unione Europea.

La direttiva, inoltre, manca di specificare in maniera esplicita che i richiedenti asilo non possono essere rinviati nel proprio paese di origine mentre sono ancora in attesa dell’esito di un eventuale appello, eliminando così il diritto e l’effettiva possibilità di rimediare ad un possibile errore.

La direttiva consente anche una serie di altre pratiche restrittive e particolarmente controverse, che attualmente sono contenute solo nella legislazione nazionale di uno o due stati membri, ma che potrebbero essere inserite nella legislazione di tutti e 25 i paesi dell’Unione. L’UNHCR rivolge un appello ai paesi membri affinché, al momento di recepire nella propria legislazione nazionale le norme concordate, essi non tendano al livello minimo permesso dalla direttiva, ma si impegnino al fine di assicurare ai rifugiati adeguate garanzie ed un elevato standard di protezione.

Molte delle preoccupazioni espresse dall’UNHCR sono riprese in un rapporto, critico nei confronti della direttiva, emesso dal Parlamento Europeo il 27 settembre 2005. Tuttavia, nessuno degli emendamenti del Parlamento è stato tenuto in considerazione.

La direttiva concordata è l’ultima di cinque importanti strumenti della legislazione europea che costituiscono la prima fase di un processo di armonizzazione della legislazione in materia d’asilo a livello europeo. L’accordo politico sul testo di questa direttiva era stato già raggiunto il 29 aprile del 2004, pochi giorni prima della scadenza del termine ultimo per il completamento della prima fase dell’armonizzazione.