Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Castel Maggiore – Parliamo insieme di immigrazione

di Luana Mulazzani, Assessore alle politiche sociali e immigrazione

Mi spingono a promuovere questo dialogo alcuni accadimenti relativi a incomprensioni fra cittadini italiani e cittadini di provenienza dai paesi non comunitari, poco rilevanti ma che possono essere sintomo di pensieri e vissuti di disagio mai esplicitato per presenze che si avvertono come “straniere”.

Come premessa vorrei dirvi che io penso al Comune come alla “casa comune” e che la funzione degli amministratori debba essere una funzione gestionale, ma anche culturale ed anticipatoria dei processi di cambiamento che avvengono nella società civile per governare anche la coesione e la socializzazione, il rispetto delle differenze e l’accoglienza delle diversità, oltre che naturalmente la più semplice e generale regola della convivenza umana che ci dice che ogni persona è portatrice di diritti e doveri proprio in quanto appartenente al genere umano e in quanto “persona”.

Questo principio generale, assunto dalla nostra Carta Costituzionale fino dal 1948 e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata il 10 dicembre del 1948 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, ci significa quanto sia da tempo radicato il principio dell’uguaglianza di tutti/e senza distinzioni di sesso, razza, censo, religione, cultura, etc..
E’ però noto a tutti come le condizioni di partenza differenzino le singole storie di vita, le culture, le opportunità di sopravvivenza e condizionino la stessa possibilità di vita per sè e per i propri figli.
Nascere in Africa o nello Sri Lanka o in Italia oggi non dà le stesse opportunità , mentre nel passato anche nascere in Italia non dava le stesse opportunità come nascere in Nazioni sviluppate dell’Europa, cosa che conosce bene chi è stato migrante magari in Belgio a fare il minatore o nelle acciaierie della Germania.

Questi nostri padri e nonni conoscono bene il senso di solitudine, di straniamento, dell’essere percepiti con sospetto e a volte con disprezzo da chi li chiamava “spaghetti”, il sentirsi esclusi e trattati quasi alla stregua di specie sub-umana.

Per fortuna, nonostante il tentativo di alcune forze politiche di reintrodurre elementi di razzismo e di fomentare il senso di insicurezza, la cultura dell’accoglienza e dei diritti si è diffusa e spesso alcune intolleranze si manifestano più per incomprensioni e “ignoranza dei problemi” che per reale volontà di esclusione.

Ho appunto voluto scrivere queste quattro righe per invitare i cittadini/e a cercare di conoscere la realtà delle persone che provengono da altri paesi, a cercare di conoscerli come persone che sono presenti e vivono ora nello stesso territorio, lavorano come noi negli stessi luoghi di lavoro,mangiano cose che per noi hanno odori e sapori diversi; vorrei che facessimo un salto di qualità nel pensare che non possiamo chiedere solo a loro di adattarsi ai nostri stili di vita,vorrei che qualche volta pensassimo che anche per loro l’odore ed il sapore del soffritto per il ragù sono diversi. Anche per cercare di introdurre questo senso della comunità aperta, solidale e rispettosa della persona abbiamo organizzato una giornata di Festa delle Culture che si è tenuta sabato 1 ottobre in Piazza della Pace, nell’auspicio di rafforzare presso i cittadini e le cittadine della nostra comunità la volontà di integrazione e di accoglienza, di incontrarsi e conoscersi, per cominciare a percepirsi “cittadini di un mondo fatto di molti mondi”.