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tratto da repubblica.it dell'8 maggio 2006

Liberia, Save the Children denuncia “Bambine abusate dai volontari”

LONDRA – Le comprano con un po’ di cibo, un cellulare o una bottiglietta di profumo. Le bambine rinchiuse nei campi profughi in Liberia sono sfruttate da coloro che dovrebbero proteggerle: i caschi blu, i volontari delle organizzazioni umanitarie o i loro insegnanti.

Lo denuncia Save the Childern, un’organizzazione non governativa che si dedica alla protezione dell’infanzia. Sulla base di quanto raccontato da 315 persone. La metà di queste persone risiede ancora nei campi profughi dove ha trovato riparo a causa della guerra civile che ha insanguinato il Paese per anni. Gli altri sono stati ascoltati subito dopo il rientro a casa.

Dall’indagine è emerso che ragazzine e bambine sono sfruttate sessualmente dal personale che dovrebbe aiutarle a crescere. Così è scritto nel rapporto: ”Le autorità del campo, operatori umanitari, uomini d’affari, caschi blu, funzionari governativi e anche insegnanti sono citati frequentemente”.

Gli intervistati hanno spiegato che le bambine, spinte dalla povertà cronica, hanno avuto relazioni sessuali con uomini in cambio di cibo, denaro, vestiti, cellulari, orologi o profumi. “Bambine di 12 anni ma anche di otto hanno avuto rapporti abituali con uomini nei campi profughi”.

“Questo non può continuare. Deve essere fermato”, ha commentato la responsabile dell’ufficio di Londra dell’organizzazione, Jasmine Whitbread. “Gli uomini che usano le proprie posizioni di potere per sfruttare bambini vulnerabili devono essere denunciati e licenziati. Bisogna fare di più per aiutare i bambini e le loro famiglie”. Whitbread ha poi lanciato un appello al nuovo governo liberiano, guidato dal presidente, signora Ellen Johnson-Sirleaf, che ha fatto della lotta allo sfruttamento e alla prostituzione una delle sue bandiere. “La nostra esperienza”, ha concluso, “dimostra che senza pressioni dall’alto nulla cambierà”.