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Diritto di asilo – Dalla protezione delle frontiere alla protezione in frontiera

"L'utopia dell'asilo", secondo rapporto sul diritto di asilo in Italia da ICS

“L’Italia non è uno stivale,è un braccio teso che si stacca dalla spalla delle Alpi entrando nel Mediterraneo a palmo aperto”. Con questa prefazione di Erri De Luca si apre “L’utopia dell’asilo”, il secondo rapporto sul diritto di asilo in Italia, presentato lo scorso 23 giugno a Roma dal Consorzio Italiano di Solidarietà,a pochi giorni di distanza dalla giornata mondiale del rifugiato.

Attraverso i dati, le storie e l’analisi dell’esperienza sul campo, “L’utopia dell’asilo” racconta quanto accaduto in Italia nel 2005, ma va anche oltre presentando un bilancio del primo anno di applicazione della procedura di asilo introdotta dalla legge Bossi-Fini.
La data spartiacque è il 21 aprile 2005; dall’entrata in vigore, la norma ha funzionato come deterrente per la presentazione delle domande di asilo, che nel 2005 hanno fatto registrare un vero e proprio crollo perché i potenziali richiedenti asilo hanno avuto paura di finire nei centri di identificazione.
I dati presentati da ICS descrivono un quadro inquietante: 9.346 domande di asilo inoltrate alle Commissioni esaminatrici nell’ultimo anno, contro le 14.189 del 2004.

Sempre nel 2005, almeno 8 richiedenti asilo su 10 sono stati trattenuti nei centri di identificazione, dove chi chiede di essere riconosciuto rifugiato viene molto spesso detenuto per la seconda volta, dopo essere già stato trattenuto illegittimamente in quelli che ipocritamnente vengono chiamati “centri di primo soccorso”, come per esempio Lampedusa.
Nei centri è stato sistematicamente negato l’accesso alle ONG e agli altri enti di tutela.
Si è inoltre registrato un forte incremento del rilascio di protezione umanitaria (il 41,95% delle 6.742 domande esaminate dalle commissioni territoriali, mentre solo il 4,30% si è visto riconosciuto lo status di rifugiato).
Più del 60% delle domande di asilo esaminate dalle stesse commissioni ha riguardato richiedenti asilo provenienti dall’Africa occidentale e dal Corno d’Africa.

Sul fronte dell’accoglienza, invece, lo stato italiano è stato in grado di rispondere solo al 26% delle reali necessità: è paradossale che il governo abbia speso in media 19 euro al giorno per accogliere un richiedente asilo e 71 euro al giorno per trattenere un cittadino straniero.
E’ necessario che l’Italia si doti finalmente di una legge organica in materia di diritto di asilo: nel farlo, il legislatore deve avere come obiettivo primario la protezione delle persone e non il controllo delle frontiere.

Nell’attesa, ICS raccomanda al governo italiano di intervenire per sanare quelle disfunzioni territoriali relative alla procedura di asilo e di adottare disposizioni che possano consentire alle ONG, ai parlamentari, ai rappresentanti degli enti locali e ai giornalisti di accedere all’interno dei centri di detenzione e quindi monitorare le garanzie di accesso alla procedura, di diffusione delle informazioni e di tutela dei diritti umani.
La nuova legge sul diritto di asilo deve superare le logica e gli strumenti di trattenimento dei richiedenti asilo e dei migranti in genere, e le risorse devono essere spostate dalla detenzione all’accoglienza. ICS ritiene inoltre necessario passare dalla protezione delle frontiere alla protezione in frontiera, potenziando i servizi di accoglienza alle frontiere al fine di dare informazioni e assistenza a cittadini stranieri che intendono presentare domanda di asilo.

L’intervista a Maria Silvia Olivieri, Ics, sulla situazione dei richiedenti asilo in Italia rivelata ne “L’utopia dell’asilo”, (servizio di Irene Di Noto. amisnet.org))