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tratto da globalproject.info

Francia – Migliaia di studenti rischiano l’espulsione. Una campagna per salvarli

Se vengono arrestati, le loro vacanze estive consisteranno in un piccolo ruolo in un film poliziesco purtroppo già visto: il processo, da soli o con la famiglia, 48 ore di fermo nel comissariato, dalle due alle quattro settimane di detenzione, rumore, violenza e promiscuità assicurati e per finire un biglietto di sola andata verso un paese che non conoscono o che non riconoscono più, di cui, molti di loro, non parlano nemmeno più la lingua, assieme a mamma e papà ammanettati, trattati come bestie e legati ai loro sedili.
Al loro arrivo: l’estrema miseria. Nessun alloggio, o, in alcuni casi la bidonville, nessuna ocupazione e ben poche speranze di trovarne una. Alcui di loro pagheranno per le ragioni che li hanno fatti scappare e altri per aver denunciato quei maltrattamenti. Per i ragazzi niente scuola: si tratta di apesi in cui la scolariozzazione è un lusso. E’ tutto questo che si nasconde dietro le cifre record di espulsioni annunciati con una certa soddisfazione dal ministro degli Interni.

Quando la polizia bussa alla porta della scuola….
La Rete “Educazione senza frontiere” sta raccogliendo migliaia i firme e monitorando la situazione anche nelle scuole con l’avvicinarsi del 30 giugno.
Lanciando anche degli appelli al personale scolastico… Martedì 6 giugno, infatti, due ragazzini rifugiati kurdi la cui mamma non aveva regolare permesso di soggiorno sono stati “beccati” dalla polizia all’interno della loro scuola a Mans.
Accompagnati da una traduttrice i due poliziotti si sono presentati nella mattinata alla scuola materna per portare i due bambini in commissariato, dove si trovava la madre, arretsata poche ore prima. Il direttor della scuola avvisato dalla polizia ha consegnato loro i due bambini.
Le associazioni che lavorano all’interno della Rete di Educazione senza Fronitiere hanno fatto quindi appello agli insegnanti ai direttori delle scuole perchè non si verifichino più episodi di questo genere.

Vai all’appello della Rete “Educazione senza frontiere”.