Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 18 giugno 2006

I sans papiers vanno in piazza

Bruxelles – Sono usciti da 35 Chiese, da una Moschea e da un’Università, hanno lasciato gli immobili occupati in tutto il Belgio e hanno marciato per il centro di Bruxelles chiedendo una cosa semplice: la loro regolarizzazione. Sono i sans papiers che da mesi portano avanti una battaglia politica contro un sistema che non prevede alcuna norma certa per avere i documenti, che chiude loro le porte della legalità anche se magari vivono e lavorano in Belgio da anni. La prima e ultima regolarizzazione è del 1999, poi solo decreti ad hoc per bonificare la situazione di determinate categorie di persone, comunque pochissime. Ieri con loro sono scesi in piazza anche centinaia e centinai di belgi a dare corpo ad una rivendicazione di dignità.

Tagliando in due il centro di Bruxelles, dalla Gare du midì a quella du Nord, la seconda marcia nazionale dei sans papiers è nata con un doppio obiettivo: quello di dimostrare che una regolarizzazione è necessaria e che il problema è nazionale e non solo degli immigrati. Operazione riuscita visto che tra le 10.000 persone presenti una buona metà aveva il colore pallido degli indigeni. «Siamo qui per mostrare la nostra solidarietà ai sans papiers – spiega dal corteo Luc Dardenne, uno dei due fratelli cineasti vincitori a Cannes – e mostrare al governo che l’opinione pubblica non ha paura di loro. L’estrema destra non è che una scusa per non agire, è da anni che reclamiamo dei criteri oggettivi per i sans papiers».

La manifestazione di ieri punta a contrastare l’inerzia di un governo che guarda molto alle elezioni locali dell’8 ottobre e al Vlams Belang, il partito xenofobo e razzista che non cessa di crescere nelle Fiandre, la regione più ricca e popolosa del paese. Il tutto smontando gli argomenti del ministro degli interni, il liberale Patrick Dewael, secondo cui la regolarizzazione interessa solo i diretti interessati. «Gli abbiamo risposto per bene – afferma Serge Jacoby, coordinatori dei sans papiers di Bruxelles – gli immigrati non sono soli, secondo i nostri calcoli per ogni sans papiers c’è un belga e mezzo: la regolarizzazione si deve fare perché la domanda viene dall’opinione pubblica». In mezzo al corteo, tra nepalesi ed egiziani, ghanesi e colombiani, ci sono i sindacati, le associazioni di vicini e pure dei deputati dei verdi, dei socialisti (al governo con i liberali) e dei democristiani.
Oggi il governo si riunisce per discutere un disegno di legge iper-restrittivo firmato dal ministro degli interni, mentre verdi e democristiani hanno presentato dei progetti alternativi per mettere finalmente nero su bianco delle condizioni certe e chiare di regolarizzazione. Sul tappeto anche la richiesta di una Commissione ad hoc per valutare le domande d’asilo, al momento affidate alla sorte o alla bontà dei funzionari. Se oggi non ci saranno novità positive, i sans papiers sono pronti a riprendere gli scioperi della fame, in massa. Si parla di una sessantina di persone in ognuno dei 40 immobili occupati in Belgio – soprattutto a Bruxelles ed in Vallonia, meno nelle Fiandre – fanno una marea di scioperanti. E con loro si sono offerti anche dei belgi.

Oltre alle misure estreme si pensa alla sensibilizzazione, per portare il dibattito tra l’opinione pubblica: «Secondo le nostre stime – spiega Jacoby – se si regolarizzano gli 85.000 illegali che vivono in Belgio si arriverebbe ad un bonus per lo Stato di 150-175 milioni di euro all’anno».