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Rifugiati e richiedenti asilo in Italia

Intervista a Carlos, rifugiato proveniente dal Togo e accolto da Ciac onlus di Parma

Il diritto di asilo è ancora negato benché l’Italia abbia ratificato la Convenzione di Ginevra nel 1954.

Innanzitutto rimane il nodo dell’ingresso illegale: chi fugge da guerre e persecuzioni è costretto ad affidarsi a trafficanti illegali e mettere (di nuovo) a rischio la propria vita per arrivare in un paese dove chiedere protezione.
La direttiva europea sulle norme minime di accoglienza è stata recepita con il Decreto Ministeriale 140 del 2005 ed che ha reso finalmente un diritto l’accoglienza per coloro che richiedono il riconoscimento dello status di rifugiato, che non possono lavorare nei primi sei mesi di permanenza in Italia e spesso, tuttora, non hanno chi provveda al loro sostentamento. Tuttavia, la situazione per richiedenti asilo e rifugiati in Italia è difficile, per questo spesso vengono scelti come meta altri paesi europei. Mancanza di strutture di accoglienza, mancanza di sostegno nella ricerca di un lavoro, impossibilità di ottenere quei documenti che i migranti normalmente ottengono attraverso le ambasciate, questo sommato alla discriminazione, al problema della casa e dell’integrazione che affrontano tutti i migranti in Italia.

In Italia si sconta ancora la mancanza della legge organica sull’asilo con tutte le difficoltà burocratiche che questo comporta.
Lo scorso anno è entrato in vigore un nuovo regolamento ma la situazione è tutt’altro che migliorata. La maggior parte dei richiedenti non ottiene protezione e la maggioranza di chi la ottiene ha la protezione umanitaria, temporanea e priva di diritti.
Molte persone, inoltre, non riescono nemmeno ad accedere alla procedura: chi sbarca spesso viene trattato come clandestino e non riceve informazioni per accedere alla procedura. L’Italia ha praticato anche rimpatri collettivi e respingimenti senza curarsi dei motivi che hanno spinto queste persone ad affrontare un viaggio pericoloso.

La redazione di Parma di Melting Pot ha raccolto la testimonianza di Carlos, rifugiato del Togo, paese nel quale svolgeva attività di giornalista.
[Ascolta ] l’intervista a Carlos

Carlos ha ottenuto lo status di rifugiato dopo avere fatto domanda alla Questura di Napoli nel dicembre dello scorso anno, subito dopo l’arrivo in Italia, e dopo essere stato trattenuto nel centro di Borgo Mezzanone. Questo centro d’identificazione rispetta quanto previsto dal regolamento in termini di possibilità di uscire nelle ore del giorno, ma non vi è nessuna consulenza o assistenza legale. Carlos racconta di avere avuto l’aiuto di Medici Senza Frontiere anche per poter scrivere la propria storia e spiega l’iter procedurale, avvenuto interamente mentre era trattenuto nel centro, e le condizioni di vita dentro questo.
All’uscita dal centro le difficoltà non sono terminate, con un permesso e un titolo di viaggio, ma senza conoscere la lingua e senza soldi chi esce dai centri si trova a girare per l’Italia senza meta e privo di sostegno e di protezione. In seguito Carlos ha la fortuna di essere accolto da un progetto di accoglienza di un Comune dell’Emilia Romagna che appartiene al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, che lo ricordiamo ha un numero di posti decisamente inferiore a quella che sarebbe la reale necessità per questo paese e per il numero di persone che vi chiedono asilo, sebbene nettamente inferiore a quello degli altri paesi europei.
Ora Carlos è saldatore e non ha molta fiducia di poter trovare un lavoro più adatto alla sua preparazione e alla sua formazione, alla laurea e all’impiego che aveva nel suo paese, di giornalista e produttore di programmi televisivi di approfondimento politico. Sta facendo le pratiche per il ricongiungimento familiare e spera di avere presto vicine la moglie e la figlia.
Ai microfoni di Melting Pot Carlos ha raccontato che la maggior difficoltà per lui è la lingua italiana, che ancora non si sente di parlare correttamente, motivo per il quale ci ha detto che avrebbe voluto raccontare molto di più ai nostri microfoni, per poter contribuire a fare informazione e valorizzare l’importante giornata del rifugiato, ancora troppo spesso occasione per parlare di diritto negato e non di conquiste e di diritti che queste persone chiedono e rivendicano.

– Scarica la scheda pratica sulla procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato, realizzata dalla Redazione Parma in occasione della giornata del 20 giugno.