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Dal Gazzettino FVG del 14 giugno 2006

Rifugiati politici in Fvg, protocollo d’intesa

Battesimo entro l’estate per la nostra Regione, dopo l’Emilia Romagna. Oltre 200mila euro all’anno per "i costretti all’esilio". Ma il presidente Ics, Gianfranco Schiavone, denuncia «il caos»

Trieste – Da protezione negata a protezione possibile. L’universo che ruota attorno ai rifugiati e a quanti sono salvaguardati per motivi umanitari in Friuli Venezia Giulia paga lo scotto dell’assenza di una legislazione nazionale, tanto da condurre l’Italia agli ultimi posti nel rapporto fra rifugiati e popolazione (0,16 per ogni mille abitanti). «È il caos totale» denuncia Gianfranco Schiavone, presidente dell’Ics di Trieste (Consorzio italiano solidarietà) e vicedirettore nazionale, oltre a rivestire il ruolo di consulente per l’assessorato all’immigrazione.
VALANGA SERBIA. Nella nostra Regione, dove si spendono circa 200 mila euro all’anno per i servizi, la formazione, i corsi e gli inserimenti lavorativi per i ‘costretti’ all’esilio, quasi una persona su due ottiene lo status di rifugiato o di individuo da tutelare per ragioni umanitarie. Il 44 per cento dei richiedenti asilo, infatti, ottiene l’approvazione da parte della Commissione territoriale di Gorizia (nata il 21 aprile 2005, dopo il pensionamento della Commissione nazionale, che continua però ad analizzare le pratiche precedenti il cambio normativo) che su 390 domande pervenute dall’aprile dello scorso anno a giugno 2006, di cui 309 esaminate, ha dato il via libera a 110 aspiranti rifugiati e a 63 profughi che hanno ricevuto lo status d protezione umanitaria. A tentare la strada del possibile rifugiato sono soprattutto gli appartenenti alla Serbia, cui è legata la percentuale più alta dei respinti. Turchia, Togo, Camerun, Nigeria, Colombia, Iran, Irak: molti uomini e donne di questi paesi riescono con più chance a vedersi rilasciare l’imprimatur. Ma quanto ci costano? Ogni accoglienza comporta un esborso, in media, di 26 euro, senza comprendere gli ulteriori soldi messi dalla Regione per coprire i capitoli di spesa riguardanti i servizi ai rifugiati.
PROTOCOLLO REGIONALE. Si è deciso di seguire le orme dell’Emilia Romagna. Entro l’estate si battezzerà il primo protocollo regionale di sostegno a quanti si trovano in asilo politico dentro i nostri confini, prendendo a modello l’esperienza dell’Emilia. Saremo così la seconda Regione d’Italia a vantare un’intesa sottoscritta di promozione del diritto d’asilo che riesca, una buona volta, a dare organicità ai progetti d’accoglienza. Province, Comuni e Regione uniranno le forze, anticipa Schiavone, per “ottimizzare lo standard dell’accoglienza, innalzare la qualità dei servizi e elaborare iniziative comuni di promozione per l’asilo”. Attualmente, nei progetti d’inserimento (gestiti dai Comuni attraverso enti gestori che ricevono i contributi dallo Stato) i posti a disposizione, che hanno subito però un taglio per ragioni economiche nell’ultimo anno, sono 139, così distribuiti: 45 posti a Udine, 51 a Trieste, 18 a Codroipo, 25 a Pordenone.
Dall’inizio dell’anno tutto tace a Gorizia, per problemi sorti con l’ente gestore, ma si spera di far ripartire i progetti dall’autunno. Fra gli obiettivi dell’imminente Protocollo c’è quello di aumentare il ventaglio dei posti, sostenendo i Comuni e confinanziandoli. Un pronostico? «Almeno raddoppiarli» secondo Schiavone che punta a rafforzare la risposta di Trieste e Udine, e a far aderire ai prossimi bandi i comuni della Bassa friulana e della Carnia.
RICORSI LUMACA. Sebbene il trend dei ricorsi stia diminuendo (ovvero di coloro che, di fronte al non riconoscimento dello status, decidono di muovere l’azione legale), Schiavone torna a battere sul caos legislativo che regna su quale Foro sia competente per il singolo caso e sulle possibilità del ricorrente, che resta comunque beneficiario del programma d’accoglienza, di poter ottenere il permesso di soggiorno durante il ricorso. Mentre resta molto bassa la percentuale dei rimpatri volontari, a seguito del niet della Commissione territoriale di Gorizia (competente per il Triveneto), aumentano coloro che fanno perdere le loro tracce. I non più rintracciabili.
Irene Giurovich