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La Fortezza Europa passa da Lampedusa

Quanto sta accadendo nell'isola è importante perché si tratta di un banco di prova per il governo di centro sinistra.

L’isola è al centro della cronaca delle ultime settimane, insieme alle Canarie, per i continui sbarchi di profughi e migranti.
Gli arrivi si susseguono quasi ogni giorno. E quasi ogni giorno, purtroppo, aumenta la conta dei morti. Il 30 luglio un peschereccio ha tratto in salvo 14 persone su una barca che doveva trasportarne molte di più: si parla di 17 cadaveri gettati in mare durante il viaggio.

Secondo i dati forniti dal Ministero sarebbero 2000 gli arrivi nelle ultime due settimane. Sarebbero marocchini, eritrei ed egiziani.

Giulio e Cecilia, attivisti dell’associazione Ya Basta! di Parma, sono nell’isola per realizzare un video di documentazione sui Centri di Permanenza Temporanea, realizzato dalla associazione Giraffe.
Ci descrivono la giornata di oggi: “Stamattina alle 7 c’è stato uno sbarco di circa 20 persone. Abbiamo saputo che provengono da: Eritrea, Somalia, Sudan e Etiopia. Sedici persone sono sbarcate nel pomeriggio, probabilmente nordafricani e un elicottero sta controllando ancora le coste. Abbiamo constatato la presenza al momento degli sbarchi di un rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e due dell’OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni). Oltre che dei volontari di Medici Senza Frontiere. Gli sbarchi avvengono in un luogo apposito del porto, prtotetto con un piccolo gazebo. L’unico intervento è quello predisposto da Medici Senza Frontiere con un furgone attrezzato per l’intervento medico e la distribuzione dell’acqua.

Ma oltre che per la cronaca quanto sta accadendo a Lampedusa è importante perché si tratta di un banco di prova per il governo di centro sinistra, per misurare l’effettiva volontà di esprimere politiche alternative al controllo delle frontiere e alla criminalizzazione dei sans papier.

L’apertura del Ministro Ferrero a introdurre canali di accesso legale in Italia, il recepimento di due direttive europee in merito ai ricongiungimenti e alla cittadinanza, il decreto che ampia le quote dei flussi per consentire l’ottenimento dei documenti a tutti gli aventi diritto che hanno fatto domanda entro il 21 luglio, fanno pensare ad una volontà di superare gli aspetti più discussi della Bossi-Fini, senza peraltro metterli radicalmente in discussione, come chiesto dai movimenti di lotta dei migranti e coi migranti, dal 1998 (anno dell’istituzione dei CPT in Italia) ad oggi.

Ma ricordiamo che il Ministro Amato, al primo discorso dopo l’insediamento, ha preannunciato che seppur con alcune modifiche, proseguirà la gestione delle politiche migratorie: espulsioni, respingimenti e CPT.

Nei giorni scorsi ha inoltre invocato l’attivazione di una forza di intervento europea per il pattugliamento delle frontiere e ha chiesto la collaborazione di Germania e Marocco. La prima per l’invio di forze di polizia, il secondo per un più efficace controllo delle partenze.
Di alcune ore fa la notizia che una missione di valutazione è sbracata sull’isola. Cecilia:
“Oggi abbiamo visto gli osservatori della FRONTEX provenienti da Grecia, Malta, Germania e Italia con il compito di monitorare il flusso degli sbarchi in Sicilia, partendo da Lampedusa. Gli elicotteri pattugliano in continuazione la situazione.”

E per chi sopravvive alla traversata non vi è garanzia di approdare in Europa. Nei giorni scorsi la motovedetta Sibilla, della Marina Militare, su indicazione del ministero, ha costretto al rientro in Tunisia due imbarcazioni di migranti (tranne 16, in gravi condizioni di salute) mettendo in atto un respingimento collettivo vietato dalle norme internazionali, senza accertamenti di identità, nazionalità e senza verificare l’intenzione di fare domanda di riconoscimento dello status di rifugiato.

I dispacci ministeriali e gli articoli apparsi sui giornali di questi giorni parlano di ‘clandestini’, in maggioranza maghrebini. In realtà fra chi cerca, rischiando la vita, di raggiungere l’Italia, c’è anche chi fugge da guerre e persecuzioni.
Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale è concentrata sulla guerra che Israele ha sferrato a Libano e Palestina, conflitti minori costellano il pianeta, in particolare il continente africano: riprendono i sanguinosi scontri in Sudan, in Somalia il conflitto è ripreso da settimane, in Eritrea da anni giovani uomini e donne fuggono dalla guerra.
Ma non esistono canali regolari di ingresso nei paesi europei, nemmeno per chi fugge da guerre e persecuzioni, così è necessario mettersi nelle mani di trafficanti e, di nuovo, rischiare la vita.
Giunge, infatti, l’allarme della portavoce dell’UNHCR in Italia: “È talmente alta l’incidenza di rischio e di morte, che chi si avventura nel canale di Sicilia non ha nessuna certezza di arrivare sano e salvo”.

A cura di Elisabetta Ferri