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Risoluzione del Parlamento europeo sulla politica comune dell’Unione europea in materia di immigrazione

Politica comune d'immigrazione.

Si ringrazia l’Asgi per la segnalazione

P6_TA-PROV(2006)0386

Il Parlamento europeo,

visti l’articolo 6 del trattato UE e l’articolo 63 del trattato CE,

visto l’articolo 42 del trattato UE,

visto il programma di Tampere del 1999 e il programma dell’Aia del 2004 sullo spazio di libertà, sicurezza e giustizia,

vista la riunione del Consiglio GAI tenutasi a Tampere dal 20 al 22 settembre 2006,

viste le discussioni in corso sul quadro finanziario, che comprendono il Fondo europeo per i rifugiati e il Fondo europeo per i rimpatri,

vista la sua risoluzione del 6 aprile 2006 sulla situazione dei rifugiati a Malta(1),

vista la sua risoluzione del 14 aprile 2005 su Lampedusa(2),

visto l’articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,

A. considerando che, a sette anni dall’adozione del programma di Tampere, l’Unione europea non dispone di una politica coerente in materia di immigrazione e, in particolare, di una politica sull’immigrazione legale e sul rimpatrio,

B. considerando che il regime comune europeo in materia di asilo è basato su una serie di norme rispetto alle quali nessuno Stato membro partecipante dovrebbe ottenere deroghe,

C. visti l’emergenza umanitaria in vari Stati membri situati alle frontiere esterne meridionali dell’Unione europea, dove migliaia di migranti sono morti nelle acque del Mediterraneo, e il massiccio afflusso di immigrati, in particolare nel corso dell’estate 2006,

D. considerando che la Conferenza ministeriale euroafricana su migrazioni e sviluppo tenutasi a Rabat il 10 e 11 luglio 2006 ha adottato una dichiarazione e un piano d’azione,

E. considerando che la revisione intermedia del programma dell’Aia sarà portata a termine entro la fine dell’anno,

F. considerando che l’immigrazione illegale può condurre allo sfruttamento umano e al lavoro forzato,

G. considerando che il Libro Verde della Commissione sull’approccio dell’Unione europea alla gestione della migrazione economica (COM(2004)0811) prevede che “nel periodo 2010-2030, al ritmo degli attuali flussi migratori, il calo della popolazione in età attiva nell’UE-25 comporterà una riduzione del numero degli occupati di circa 20 milioni di unità” e che “saranno necessari sempre maggiori flussi migratori per far fronte alle esigenze del mercato del lavoro dell’UE e per garantire la prosperità dell’Europa”,

1. sottolinea che l’aumento della migrazione è un fenomeno mondiale avente molteplici cause ed effetti, che richiede un approccio equilibrato, globale e coerente;

2. è consapevole del fatto che, in assenza di canali di migrazione legale, i sistemi di asilo sono sottoposti a una sempre maggiore pressione in quanto modalità di insediamento legale;

3. riconosce i drammi umani e le difficoltà che alcuni Stati membri si sono trovati ad affrontare nella gestione dei massicci flussi migratori degli ultimi anni; prende atto in particolare dei problemi causati dalla presenza di un numero preoccupantemente elevato di minori tra gli arrivi recenti;

4. deplora gli elevatissimi costi umanitari, tra cui la perdita di vite umane tra i migranti;
5. crede fermamente che gli Stati membri debbano rispettare gli obblighi che loro incombono in virtù della legislazione comunitaria e del diritto internazionale per quanto riguarda i richiedenti asilo e i migranti;

6. ritiene che nell’Unione europea sia inammissibile che delle persone vengano sfruttate in un contesto di lavoro forzato e che pertanto gli Stati membri debbano garantire che pratiche del genere non possano esistere;

7. insiste affinché gli Stati membri garantiscano l’accesso alla procedura di asilo e applichino le disposizioni della direttiva 2003/9/CE(3) in modo armonizzato e coerente e affinché le domande di asilo siano trattate in modo rapido ed efficace;

8. sottolinea che qualsiasi approccio globale all’immigrazione non può ignorare i “fattori di spinta” che in primo luogo conducono le persone ad abbandonare il proprio paese, e che è quindi necessario offrire possibilità concrete di immigrazione legale nell’Unione europea e predisporre piani precisi per lo sviluppo e gli investimenti nei paesi di origine e transito, compresa l’elaborazione di politiche commerciali e agricole che promuovano opportunità economiche, non da ultimo per evitare una massiccia fuga dei cervelli;

9. ricorda che una politica europea coerente in materia di immigrazione deve essere accompagnata da una politica di integrazione che preveda, fra l’altro, un’integrazione regolare nel mercato del lavoro, il diritto all’istruzione e alla formazione, l’accesso ai servizi sociali e sanitari nonché la partecipazione degli immigrati alla vita sociale, culturale e politica;

10. ribadisce che qualsiasi decisione di allentare le norme in materia di immigrazione presa in uno Stato membro esercita ripercussioni sulla situazione negli altri Stati membri e che gli Stati membri hanno l’obbligo di consultare e informare, in uno spirito di cooperazione leale, gli altri Stati membri in merito a misure che potrebbero avere un impatto sulla situazione dell’immigrazione, conformemente alla posizione del Parlamento europeo del 6.7.2006(4) sulla decisione che introduce una procedura d’informazione reciproca sulle misure degli Stati membri nei settori dell’asilo e dell’immigrazione;

11. chiede l’adozione di un approccio improntato al partenariato con i paesi di origine e transito onde assicurare che questi contribuiscano attivamente a gestire i flussi migratori, arginare l’immigrazione illegale e organizzare campagne d’informazione efficaci sulle condizioni nei paesi di accoglienza dell’UE, inclusi i criteri per l’ottenimento dell’asilo;

12. ritiene che la ripartizione delle responsabilità e degli oneri finanziari tra gli Stati membri debba costituire parte integrante della politica dell’Unione europea in materia di immigrazione e del regime comune europeo in materia di asilo;

13. chiede che l’Unione europea si assuma un ruolo più ampio nella gestione delle emergenze umanitarie connesse ai flussi migratori e ai richiedenti asilo;

14. ritiene quindi che i paesi debbano usufruire dell’accesso all’assistenza tecnica e ai finanziamenti previsti dal programma ARGO, dal Fondo europeo per i rifugiati, dal Fondo europeo per le frontiere esterne, dal Fondo europeo per l’integrazione e dal Fondo europeo per i rimpatri per il periodo 2007-2013;

15. chiede che vengano messe a disposizione maggiori risorse per le ONG che operano sul campo, fornendo un’assistenza d’emergenza di importanza cruciale;

16. ritiene che la massiccia immigrazione sia la conseguenza di economie mal funzionanti, impoverimento della popolazione, violazione dei diritti umani, degrado ambientale, divario crescente fra paesi ricchi e paesi poveri, guerre civili, guerre per il controllo delle risorse naturali, persecuzioni politiche, instabilità politica, corruzione e dittatura in molti dei paesi d’origine;

17. invita la Commissione a proporre al più presto la creazione di un fondo d’emergenza per finanziare “team di esperti di sostegno”‘, che forniscano assistenza concreta al momento dell’accoglienza alle frontiere e nell’affrontare le crisi umanitarie negli Stati membri, e ad integrare nei nuovi fondi per il periodo 2007-2013 un meccanismo d’emergenza che consenta di fornire assistenza finanziaria nelle situazioni d’urgenza;

18. sollecita gli Stati membri ad assicurare l’accesso alla procedura di domanda di asilo, ad applicare le disposizioni della direttiva 2005/85/CE(5) in modo coerente e rigoroso e a garantire che le domande di asilo siano trattate in modo rapido ed efficace;

19. riconosce la necessità di adottare una direttiva sui rimpatri improntata all’equità e invita il Consiglio a intensificare gli sforzi per assicurarne l’adozione; osserva allo stesso tempo che il Consiglio, a sette anni dal Consiglio europeo di Tampere e malgrado le reiterate richieste del Parlamento, non ha definito una politica comune in materia di immigrazione e ha invece mantenuto il voto all’unanimità e la procedura di consultazione per tutte le questioni attinenti all’immigrazione legale;

20. invita gli Stati membri ad intensificare la cooperazione nel quadro di FRONTEX e a definire meglio la missione di tale agenzia;

21. ritiene tuttavia che i controlli alle frontiere e le azioni volte a combattere l’immigrazione illegale possano rappresentare solamente un aspetto della politica dell’Unione europea verso i paesi terzi, nei confronti dei quali occorre condurre una politica attiva di sviluppo dei paesi di origine e di transito onde limitare al minimo le conseguenze dannose dell’emigrazione;

22. si rende conto che, in assenza di una politica comune dell’Unione europea in materia di immigrazione, gli Stati membri possono adottare approcci differenti al problema della presenza di centinaia di migliaia di immigrati clandestini che lavorano illegalmente e senza alcuna protezione sociale; ritiene tuttavia che la regolarizzazione in massa degli immigrati illegali non costituisca una soluzione nel lungo termine, dal momento che tale misura non risolve i veri problemi di fondo;

23. sottolinea che tutte le misure volte a combattere l’immigrazione illegale e a intensificare i controlli alle frontiere esterne, anche se in cooperazione con paesi terzi, devono essere compatibili con le garanzie e con i diritti fondamentali dell’individuo enunciati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e nella Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in particolare il diritto all’asilo e il diritto di non respingimento;

24. mette in guardia contro i pericoli dell’esternalizzazione della gestione delle frontiere esterne dell’Unione europea e auspica una migliore cooperazione con i paesi d’origine e di transito, che sia basata innanzitutto sul rispetto dei diritti fondamentali, segnatamente del diritto d’asilo e di non respingimento, e sugli interessi condivisi dell’Unione europea e dei paesi d’origine e di transito;

25. è dell’avviso che l’Unione europea debba adottare un approccio trasversale; ritiene che la sua politica in materia di immigrazione debba comprendere non solo il partenariato con i paesi terzi, la sicurezza delle frontiere esterne per lottare contro il traffico degli esseri umani e una politica equa in materia di rimpatri, ma debba anche aprire canali di immigrazione legale, incoraggiare l’integrazione dei migranti nella società di accoglienza e consentire il co-sviluppo dei paesi d’origine al fine di rispondere alle cause profonde della migrazione;

26. chiede vivamente alla Commissione di adottare quanto prima un’iniziativa per una revisione del regolamento (CE) n. 343/2003(6) , “Dublino II”, che ne rimetta in causa il principio, secondo il quale lo Stato membro responsabile dell’esame di una richiesta d’asilo è il primo paese d’accesso, la qual cosa rappresenta un onere insopportabile per i paesi del Sud e dell’Est dell’Unione europea, e che instauri un meccanismo equo di ripartizione delle responsabilità fra gli Stati membri;

27. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.