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da Il Piccolo di Trieste del 27 novembre 2006

Aumentano a Trieste gli alunni extra-comunitari

Scarsi i fondi per l’insegnamento dell’italiano e l’integrazione

Ricerca della Uil: record al Marco Polo, la percentuale è uno su tre.

Trieste. Sono sempre più numerosi i ragazzi stranieri nelle scuole triestine. A detenere il record cittadino del maggior numero di studenti stranieri è l’istituto comprensivo Marco Polo, dove un alunno su tre proviene da Paesi extracomunitari. Secondo quanto emerso da una ricerca della Uil scuola di Trieste, infatti, su 787 alunni iscritti alle elementari Gaspardis e Pittoni e alla media Manzoni ben 238 non sono italiani, ma provengono dai paesi più disparati: Cina, Serbia, Filippine, Kosovo, Romania e Albania, tanto per citarne alcuni.
Al secondo posto si piazza la scuola media slovena «Ivan Cankar» con il 21,67 per cento degli iscritti (8 su 37) seguita dalla Divisione Julia (18 per cento: 149 bimbi stranieri su 828), dalla Direzione didattica del Secondo circolo (16,43 per cento: 106 su 645) e dalla Bergamas, ferma al 15,91 per cento (94 su 591). Per quanto riguarda le scuole superiori a superare almeno il 10 per cento di iscritti di altre nazionalità sono solo due istituti: il professionale Galvani, con il 12,47 per cento (45 studenti su 361) e il commerciale Carli, con il 10,26 per cento (68 su 663).
A colpire è dunque l’altissima concentrazione di alunni stranieri presenti nelle tre scuole comprese nell’istituto Marco Polo, che supera addirittura il 30 per cento del totale (30,24 per l’esattezza). Un numero, questo, giustificato dalla posizione in cui si trovano le tre sedi (la Gaspardis in via Donadoni, la Pittoni in via Vasari e la Manzoni in via Pascoli): tutte zone in cui c’è un alto tasso di residenti stranieri. A questo, poi, si aggiunge anche la parentela dei bambini: molte famiglie, infatti, quando arrivano a Trieste, decidono di iscrivere il proprio bambino nella stessa scuola frequentata, magari, dai figli dei propri familiari o conoscenti.
Se la convivenza e l’intergrazione tra tante culture diverse non sembra essere un problema, lo è invece la scarsa conoscenza della lingua italiana da parte dei bambini, che molto spesso si presentano in classe senza conoscere nemmeno una parola. Una difficoltà, questa che si ripercuote soprattuto sui docenti, costretti a confrontarsi con livelli di preparazioni e lingue molto diversi tra loro.
Per far fronte a questa situazione già da tempo sono stati attivati corsi di italiano «Lingua 2», ma, come spiega Marina Buttignon, collaboratrice per le scuole primarie Gaspardis e Pittoni, spesso non sono sufficienti: «Siamo in una situazione molto critica – racconta -: per insegnare ai bimbi l’italiano, infatti, sfruttiamo tutti i momenti utili o di buco nell’orario, ma c’è bisogno di più personale specializzato: per avere un’idea della situazione basti pensare che in una classe su 20 bambini 11 sono stranieri. Quest’anno siamo siamo riusciti a ottenere un posto in più nell’organico dei docenti, ma serve solo per tamponare le emergenze, senza risolvere il problema alla radice».
«La maggioranza di genitori di questi bimbi ci tiene molto che i loro figli imparino la lingua e si integrino con gli italiani e anche gli stessi ragazzi, la maggior parte delle volte hanno voglia di fare – continua la professoressa -. Noi cerchiamo di fare il nostro meglio e ormai abbiamo imparato a gestire la situazione, ma l’emergenza è perenne».
A sollevare il problema della mancanza di personale specializzato per far fronte al problema non solo alla Marco Polo, ma in tutti gli istituti cittadini è anche il responsabile provinciale della Uil-scuola Ugo Previti: «Il problema è che mancano i finanziamenti per attivare nuovi progetti che prevedano delle figure intermediarie che facciano da mediatori. Noi come Uil scuola chiederemo che la Finanziaria preveda fondi per questo scopo, in modo da aiutare gli immigrati a integrarsi nelle nostre scuole».