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da ilmeridiano.info del 9 novembre 2006

«Sono stato guardiano di un lager»

Foggia – “Nessuno sapeva di aver vinto un concorso per fare il guardiano di un lager. Facciamo i guardiani di povera gente”. Michele Pellegrino è un ispettore della Polizia di Stato di Foggia. Il suo pensiero, il suo sfogo, apre “Lager italiani”, il libro scritto da Marco Rovelli, per l’edizioni Bur, che mira a denunciare le terribili condizioni in cui vivono i migranti nei Centri di Permanenza Temporanea. Michele Pellegrino, che ricopre anche l’incarico di segretario provinciale del Silp-Cgil, per via del lavoro, ha svolto numerosi turni all’interno del Centro di Accoglienza di Borgo Mezzanone. Durante le sue giornate di servizio si è fatto un’idea ben precisa sui Cpt, sugli immigrati, sui diritti umani; un’idea così chiara da spingere lui, ed i suoi colleghi, a evidenziare le brutture che si registravano all’interno del campo a discapito degli stranieri. «Personalmente – precisa Pellegrino – sono contrario all’esistenza di questi centri, perché in questi luoghi l’uomo viene privato di tutti i suoi diritti, anche quelli più elementari». E l’ispettore di Polizia ricorda con rammarico e rabbia l’inquietante ordinanza emessa dall’allora Questore di Foggia (Sergio Visone; ndr) che «ordinava agli agenti di turno nel Cpa di effettuare ogni sei ore la conta degli immigrati presenti nella struttura. Per verificare che ci fossero tutti, – aggiunge Pellegrino – dato che avevamo la piena responsabilità, eravamo obbligati a svegliarli anche di notte o di mattina presto. Sarebbe bastato effettuare la conta durante la consumazione dei pasti, ma gli ordini erano altri; per questo, ci “ribellammo” a quella ordinanza assurda». Ed è stata proprio questa esperienza a far pensare a Pellegrino ed agli altri poliziotti di essere diventati «guardiani di un lager». Ma di episodi angoscianti che si sono sviluppati all’interno delle mura erette nell’ex-aeroporto militare, ce ne sono tanti: «Una volta i servizi sociali segnalarono che gli ospiti del Cpa erano stati numerati con delle scritte sul braccio fatte con il pennarello; sono episodi spiacevoli, – continua – specialmente se a subirli sono i bambini, che rimandano la memoria a quanto accadeva nei campi di concentramento». Ma anche dagli errori ed orrori possono nascere tracce positive: «Io e gli altri miei colleghi non abbiamo mai fatto nulla di eccezionale, abbiamo solo cercato di portare alto il buon nome della Polizia. Abbiamo visto tante cose negative, ma abbiamo anche visto tanta umanità da parte degli agenti di Polizia, dei Carabinieri, che hanno dato tutto il loro aiuto per far sì che la vita al centro fosse meno dura per gli immigrati». E a distanza di tre anni, infatti, le cose sono cambiate: «Oggi a Borgo Mezzanone – confida Pellegrino – le cose vanno molto meglio: c’è il servizio di interpretariato, ci sono strutture più accoglienti, c’è la tutela legale e anche la Croce Rossa, l’Ente Gestore, sta svolgendo un buon lavoro». Anche se l’ispettore non cambia pensiero: «Rimango nettamente contrario all’esistenza dei Cpt o dei Cpa».

Emiliano Moccia