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Decreto Flussi 2006 – Il dramma delle madri

Quando saranno costrette a uscire clandestinamente dall'Italia per prendere il "visto" cosa succederà ai loro bimbi?

Il Progetto Melting Pot Europa ha lanciato nel mese di settembre una campagna per chiedere la modifica del testo del decreto flussi bis, inviando una lettera ai ministri Ferrero e Amato con la richiesta che i lavoratori stranieri, che hanno presentato la domanda di assunzione dall’estero nel 2006, possano risolvere la propria situazione in tempi brevi e in loco, senza la necessità di uscire dall’Italia clandestinamente.

La sottoscrizione ha raccolto tantissime firme ma non è ancora stato concesso un appuntamento per consegnare a Roma le adesioni pervenute.

Intanto alla redazione stanno arrivando testimonianze dei problemi di chi, seppur con tempi lunghi, si appresta a diventare ‘regolare’ in Italia. I lavoratori e le lavoratrici che entreranno in Italia con regolare visto di ingresso per lavoro grazie al Decreto Flussi sono infatti già qua, come anche il Governo ha ammesso di sapere.
Uomini e donne che stanno già svolgendo un lavoro, seppur in nero, hanno amicizie, affetti e legami a volte già consolidati da anni, i fortunati un affitto da pagare.

La nostra campagna ha come obiettivo quello di ottenere che queste persone non siano obbligate a tornare ai propri paesi per il visto.
Chiediamo al Governo una risposta a questo perché sappiamo che molte e molti dovranno affrontare viaggi costosi, lunghi, spesso pericolosi – costretti a sfidare di nuovo la sorte di un viaggio clandestino che, come il nostro sito sempre riporta, spesso si conclude in tragedia.
Un viaggio a ritroso che va, peraltro, ad arricchire i trafficanti di uomini e le mafie che il Governo stesso dice di voler smantellare.
L’uscita clandestina dall’Italia comporta inoltre il rischio di espulsioni e la cancellazione di questi mesi di paziente attesa e di speranza di poter emergere dal nero e dall’invisibilità.

Ma questi problemi per alcune non sono che una piccola parte di una scelta ancor più difficile.

E’ arrivata alla redazione la segnalazione della situazione di molte donne, in Italia da alcuni mesi, provenienti da paesi dell’Africa Subsahariana e dall’Est Europa. Si occupano per lo più di lavori presso famiglie come assistenti familiari o nei lavori di pulizie. Sono ancora in attesa della risposta alla domanda di ingresso ma nel frattempo molte hanno partorito e hanno bambini neonati da accudire.
Nei mesi passati erano tutte irregolari poiché, in attesa della comunicazione della Prefettura, avevano preferito non rendere visibile la loro presenza in Italia. Non immaginavano tempi così lunghi. Ora molte di loro hanno un permesso per maternità ma si chiedono come faranno quando il visto sarà pronto.
Tornare a casa col bambino? E poi come fare?
Lasciare il bambino affidato a qualcuno? E se poi l’ambasciata ritarda a consegnare il visto? Se il paese da cui provengono dovesse porre degli ostacoli al loro ingresso in Italia? (E’ una paura che hanno le donne Moldave, che temono, non sappiamo se a ragione o meno, che il loro governo ora tenderà ad arginare l’uscita dei giovani lavoratori trovandosi sempre più una popolazione residente non in età da lavoro a causa dell’esodo dal paese.)
Alcune di loro, ragazze madre, non hanno nemmeno chi le possa aiutare qua.

Chiediamo al governo di prendere in esame queste situazioni e di rispondere nell’unico modo possibile: la modifica del testo del decreto flussi bis.

Elisabetta Ferri, Redazione Parma