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Marocco: retata di rifugiati, complice la Spagna

La polizia del Marocco ha effettuato una grande retata a Rabat, tra il 23 ed il 24 dicembre, prelevando dalle loro abitazioni decine di migranti, molti dei quali già in possesso dello status di rifugiato riconosciuto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, diverse donne e bambini. Con alcuni autobus tutti sono stati deportati nella città di Oujda, e da lì respinti verso il deserto, al confine con l’Algeria. “Il comportamento della polizia marocchina costituisce una gravissima violazione della legge di quel paese, che vieta di espellere i richiedenti asilo ed i rifugiati, e del diritto internazionale” – denuncia Melting Pot. Quanto avviene in queste ore al confine tra il Marocco e l’Algeria è ancora più grave delle stragi di migranti dello scorso anno a Ceuta e Melilla, quando la polizia marocchina e la polizia spagnola uccisero alcuni migranti che tentavano di entrare illegalmente nelle enclavi spagnole.

“Siamo in presenza di una violazione sistematica dei diritti fondamentali della persona che rischia di estendersi all’intero Marocco, dopo la Conferenza di Rabat e la firma degli accordi di collaborazione con la Spagna, accordi in base ai quali il Marocco – dietro il compenso di consistenti aiuti economici – si era impegnato a bloccare i migranti diretti verso l’Europa” – avverte sempre Melting Pot. “Si teme adesso che il Marocco possa effettuare ancora retate in altre città dove si trovano migranti in transito verso l’Europa, o richiedenti asilo. Anche l’Algeria o la Libia potrebbero seguire presto questo esempio, deportando migranti in fuga verso i paesi di origine, come è successo nel 2004 e nel 2005 quando l’Italia ha espulso da Lampedusa centinaia di migranti provenienti dalla Libia”.

L’associazione per la promozione dei diritti di cittadinanza Melting Pot chiede che “il Marocco interrompa immediatamente le deportazioni di migranti verso l’Algeria e che la comunità internazionale riveda gli accordi economici con questo paese sottoponendoli tutti alla clausola dell’effettivo rispetto dei diritti della persona umana, e dei migranti in particolare”. Chiede inoltre all’Unione Europea “di volere fornire al Marocco mezzi finanziari adeguati per sostenere l’arrivo di potenziali richiedenti asilo da diverse aree del continente africano, e a tutti i paesi europei di riconoscere un ingresso ed un accesso effettivo alla procedura di asilo a tutti coloro che lo richiedano, aprendo al contempo consistenti possibilità di ingresso per i migranti economici, anche per ricerca di lavoro”.

E oggi le autorità spagnole sulle migrazioni hanno segnalato che delle migliaia di africani che ogni anno cercano di raggiungere le Canarie a bordo di piccole imbarcazioni da pesca, 1 su 6 non arriva a destinazione. Sarebbero 6000 le vittime stimate, delle quali solo il 10% dei corpi sono stati recuperati, a fronte di 31.404 immigrati giunti sulle coste dell’arcipelago nel 2006 – riporta l’agenzia Misna citando fonti del governo spagnolo.

La maggioranza dei migranti che tentano di raggiungere le Canarie provengono da Senegal e Mauritania. L’inasprimento delle misure di sicurezza al confine con il Marocco avrebbe spinto molti senegalesi e mauritani a rinunciare alle rotte migratorie tradizionali e a preferire il viaggio via mare, più breve ed economico ma anche molto rischioso, a causa della precarietà dei mezzi, delle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui si svolgono le traversate. Il percorso dalle coste africane all’arcipelago è lungo fino a 2000 chilometri, su barche che possono contenere anche 100 persone. [GB]