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da La Gazzetta di Modena del 4 gennaio 2007

Modena – «La mia vita da bulgara e modenese»

Un batticuore fortissimo e un’emozione attesa da più di mezzo secolo quella di Raina Kabaiwanska che l’altra sera ha brindato al 2007 con un motivo di orgoglio in più. Con il nuovo anno infatti anche il suo paese d’origine, la Bulgaria, è entrato a pieno titolo nell’Unione Europea, esattamente come l’Italia, paese fondatore, nel quale la stella della lirica ha trovato gloria e affetti.
«Certo che ero emozionata, e come avrei potuto restare impassibile? – ride divertita – Abito qui da quasi mezzo secolo, sono cittadina italiana e mi sento modenese e cittadina del mondo. Come potrei dimenticare il paese in cui sono cresciuta e in cui ho cominciato a studiare musica?».

Poi comincia a raccontare la sua storia di bulgara-modenese, di quando è arrivata sotto la Ghirlandina grazie a una borsa di studio che doveva spedirla a Modena e che lei invece è riuscita a deviare verso la sua personalissima terra promessa, la patria del bel canto. «A Sofia – racconta – ero la prima del conservatorio e gli insegnanti per primi mi spingevano a migliorarmi. Così feci un concorso e vinsi una borsa di studio».

«Come per tutti quelli di quel mondo e di quella generazione, Mosca era la tappa obbligata. Nel 1958, con 120 mila lire per sei mesi, avevo il visto per la Russia ma riuscii a partire per l’Italia. Andai direttamente dal presidentissimo dell’epoca, il dittatore Cervenkov, forte dei miei risultati ma anche dell’appoggio di mio padre, partigiano e antifascista ed ebbi via libera. Grazie a un amico ingegnere che aveva costruito di nascosto una radio per sentire le vietate radio occidentali, avevo ascoltato per la prima volta la voce di Maria Callas. Fu una folgorazione e il presentimento di un destino; volevo andare lì dove si poteva cantare in quel modo fantastico. Così arrivai con la borsa di studio prima a Vercelli e nel ’59 cominciai la carriera nei piccoli teatri. Nell’anno successivo vinsi il concorso per i giovani della Scala dove poi debuttai nel 1961. Al Metropolitan di New York ero seguita ovunque da due agenti della Cia che mi credevano una spia. Il matrimonio con mio marito Franco Guandalini e la vita a Modena negli anni successivi mi consentirono di dedicarmi con tutta me stessa al camto. La Bulgaria non l’ho dimenticata, ho creato una fondazione per aiutare i bimbi poveri ma con talento artistico e ho visto che nonostante la dittatura tra i 7 milioni di bulgari ci sono tanti giovani pieni di capacità, dignitosi e con tanta voglia di migliorarsi. A loro dobbiamo dare l’opportunità di crescere, di tornare in Europa».