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da Il Manifesto del 27 marzo 2007

«Extracomunitari». E Londra li rimanda in Italia

È accaduto a sei studenti di un Istituto di Bergamo in gita scolastica. La solidarietà del ministro Ferrero.

Studiano come tutti gli altri al corso serale di un istituto tecnico commerciale di Bergamo. Durante il giorno, invece, lavorano. E la settimana scorsa erano pronti per passare la gita all’estero insieme ai compagni di classe. Invece per sei studenti extracomunitari la delusione è stata cocente: atterrati mercoledì all’aeroporto Luton di Londra sono stati bloccati, separati dal gruppo, isolati in una stanza e, dopo sette ore, rispediti all’aeroporto Orio al Serio. Non prima di aver depositato le loro impronte digitali. Niente gita perché stranieri.
La notizia è trapelata quando il resto della classe è tornata a casa, domenica sera: «La visita d’istruzione è proseguita come da programma, ma si può immaginare quale fosse il clima», ha dichiarato ieri sulle pagine dell’Eco di Bergamo il professore Demetrio Polimeno dell’Istituto tecnico Vittorio Emanuele II. I professori, e l’intera scuola, sono amareggiati, perché avevano chiesto tutte le informazioni del caso: al consolato britannico di Milano, all’agenzia di viaggi, alla questura di Bergamo. E tutti avevano spiegato che potevano far parte del passaporto collettivo richiesto per la classe. Due giorni prima, d’altronde, era partito un altro gruppo, anche quello con studenti maggiorenni e stranieri al seguito, e tutto era andato bene. In quel caso, l’aereo era atterrato all’aeroporto di Stansted. In quello di Luton, quando il funzionario si è trovato di fronte quattro ragazze due ragazzi di nazionalità extracomunitarie – peruviani, albanesi, ucraini e del Burkina Faso – ha bloccato il gruppo: per «loro» c’è bisogno del visto. Secondo le prime informazioni i ragazzi erano stati rispediti indietro perché provenienti da «paesi non graditi». Ma dal Dipartimento per l’immigrazione britannico assicurano che «nessuno viene respinto in base alla nazionalità». «Ho capito che molto dipende dalla discrezionalità del funzionario», spiega la preside del Vittorio Emanuele, Gabriella Lo Verro, alla guida di una delle scuole più antiche del bergamasco (quest’anno festeggia i 145 anni dalla sua fondazione) e all’avanguardia nella progettazione interculturale. I sei ragazzi frequentano un corso serale Sirio per periti tecnici, e la scuola da sei anni sperimenta un «monoennio» che aiuta gli studenti-lavoratori stranieri a recuperare i crediti scolastici accumulati nel paese di origine ma non riconosciuti in Italia. «Ci sono rimasti male loro, e ci siamo rimasti male noi», dice Lo Verro. La preside assicura che non si fermeranno le gite aperte anche agli studenti stranieri dei corsi serali. E per quanto riguarda i sei «sfortunati», oltre ad esprimere loro la solidarietà di tutta la scuola e ad offrirgli dei cioccolatini, ha garantito il rimborso del biglietto «sappiamo che lavorano duramente e che per loro era un impegno economico partecipare alla gita. La colpa di quello che è successo non è nostra, ma comunque sentiamo di dover assumerci la responsabilità nei loro confronti». ai sei ragazzi, anche la solidarietà del ministero della Solidarietà sociale Paolo Ferrero.