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Bonus Bebè – Sentenza di assoluzione per un cittadino straniero

Recentemente si è avuto notizia di un provvedimento di archiviazione, disposto dal Tribunale di Vicenza, del procedimento penale nei confronti di un cittadino extracomunitario che aveva beneficiato del bonus bebè.
In particolare, nella zona del vicentino avevamo già dato notizia di diversi provvedimenti di sequestro di domande già presentate o in corso di presentazione presso gli uffici postali, da parte di cittadini extracomunitari, e della correlativa attivazione di altrettanti procedimenti penali nei confronti degli interessati.
Una prima notizia positiva viene pubblicata dal Giornale di Vicenza del 30 ottobre scorso. Il Tribunale di Vicenza con il giudice Massimo Gerace ha archiviato la posizione di un cittadino extracomunitario il quale, come tanti altri, era incappato nell’equivoco. In particolare, il pubblico ministero stesso aveva richiesto l’archiviazione sostenendo che la notizia di reato, cioè la denuncia di truffa aggravata e falso in autocertificazione, è infondata per mancanza della intenzionalità, mancanza di quello che si chiama l’elemento psicologico del reato. Poiché non c’era il dolo, ovvero l’intenzione e la consapevolezza di commettere un illecito, viene meno la responsabilità sia per l’autocertificazione che per la truffa. La mancanza dell’intenzionalità si deve al fatto di aver ricevuto una comunicazione, inviata dalla Presidenza del Consiglio ad personam e dall’esistenza del relativo mandato di pagamento presso l’ufficio postale, in concorso con la scarsa conoscenza della lingua e delle leggi dello stato italiano. Questo insieme di circostanze possono avere ragionevolmente indotto in errore l’indagato rendendolo inconsapevole.
Queste le motivazioni della richiesta di archiviazione del pubblico ministero, accolta dal Gip che ha quindi perfezionato il provvedimento di archiviazione nei confronti del cittadino immigrato interessato.

Viene da pensare che quantomeno presso lo stesso tribunale si provvederà ad adottare una politica analoga anche per altri casi. In particolare, quello che è importante notare è che in questo caso il cittadino straniero, non appena resosi conto della situazione, ha provveduto a restituire le somme incassate dallo Stato e questo fatto va ulteriormente a rafforzare la posizione di buona fede di questa persona. È chiaro che chi volesse trattenere queste somme potrebbe essere considerato più in malafede di chi invece provvede tempestivamente a restituirle.
Non è detto però che questa interpretazione adottata dal Tribunale di Vicenza, automaticamente venga sposata anche dagli altri organi giudiziari che dovranno valutare numerose denunce di questo genere, decidendo se avviare il procedimento penale, oppure disporre analogamente a quanto ha fatto il Tribunale di Vicenza l’archiviazione del procedimento stesso. Ogni organo giudiziario ha piena autonomia nell’interpretazione della legge quindi, potrebbe essere che non tutti i magistrati interessati in queste indagini la vedano alla stessa maniera. Come pure potrebbe essere che taluni magistrati ritengano che, nel caso specifico, non ci sia la consapevolezza di porre in essere una truffa, ma vi sia invece una responsabilità per quanto riguarda l’autocertificazione falsa. E’ chiaro che conta molto la dimostrazione sulla scarsa conoscenza della lingua italiana che l’eventuale difensore, caso per caso, potrà offrire all’attenzione dell’autorità giudiziaria, proprio per dimostrare che non vi era consapevolezza e corretta percezione delle circostanze previste dalla legge per l’erogazione del bonus bebè. Inoltre, tenuto conto anche del fatto che la lettera inviata ad personam, all’indirizzo di ogni famiglia, non poteva non avere questo effetto fuorviante di indurre alla convinzione che queste somme spettassero a tutti coloro che la hanno ricevuta.
Non possiamo quindi dire che, automaticamente, tutti coloro che hanno questo pensiero, che sanno o temono di essere denunciati in occasione delle verifiche avviate, possano dormire sonni tranquilli. Se da un lato questa notizia è importante e interessante per chi ha, o pensa di poter avere questo problema, dall’altro avevamo parlato tempo fa di una circolare del Ministero del Tesoro che forniva istruzione ai propri uffici di bloccare azioni amministrative di recupero delle somme incassate dai cittadini extracomunitari. Si potrebbe pensare ad una sorta di schizofrenia.
Da una parte il Ministero dice che non vanno più recuperate le somme, lasciando pensare che il problema sia in qualche modo risolto, mentre dall’altra la legge continua ad essere discriminatoria, limitando l’erogazione del bonus bebè ai soli cittadini italiani e comunitari, e l’autorità giudiziaria assolve – a fronte della constatazione della buona fede del soggetto – tenendo conto anche dell’avvenuta restituzione spontanea di questi soldi.
Cosa fare? Restituire i soldi oppure beneficiare di questa disposizione ministeriale che ha disposto il blocco delle azioni di recupero?

È veramente difficile districarsi tra queste diverse posizioni, che non hanno trovato da parte del governo un’adeguata sintesi. La soluzione più corretta, rispetto ad un problema che interessa migliaia di persone, dovrebbe essere quella di una soluzione legislativa ovvero un provvedimento normativo che finalmente chiarisca se questa legge – discriminatoria – è una legge che va modificata e se va modificata retroattivamente, riconoscendo anche non il semplice blocco delle azioni di recupero ma il diritto vero e proprio di ottenere questa prestazione, sia da parte di chi l’ha già incassata, sia da parte di chi deve ancora incassarla. Come pure dovrebbe essere una legge che – evitando di intasare l’apparato giudiziario di procedimenti penali ed evitando di porre a carico dei diretti interessati gli oneri non di poco conto di una difesa in un procedimento penale – stabilisca definitivamente se queste situazioni si possono considerare sanate o quantomeno possono essere assoggettate ad una specie di indulto. Per l’appunto, è stato fatto l’indulto che permette di non scontare la pena ma questo non vuol dire che non vi sia comunque la responsabilità penale. Di conseguenza, una legge specifica che decida come regolare queste situazioni e che decida se vi saranno o non vi saranno conseguenze non solo dal punto di vista amministrativo ma soprattutto che decida le sorti dei procedimenti penali, sarebbe la soluzione più corretta.

Il governo dovrebbe venire allo scoperto e non accontentarsi di mezze misure ambigue come quella adottata dal Ministero del Tesoro, perché nel frattempo l’autorità giudiziaria è costretta, a causa dell’inezia del governo, a continuare a lavorare inutilmente producendo un traffico di attività giudiziaria che rallenta altri processi e che costringe le persone a rischiare diverse possibili interpretazioni dell’autorità giudiziaria e di dover pagare molti soldi, quantomeno per la propria difesa.