di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo
Perchè l’integrazione dei migranti non rimanga soltanto « sulla carta » occorre ricordare la stretta connsessione tra il riconoscimento dei diritti di cittadinanza, le norme che disciplinano l’ingresso ed il soggiorno, compresi i CPT, fino ad oggi vero fattore conformativo della cittadinanza, l’incidenza delle prassi amministrative sull’accesso effettivo al sistema di welfare.
La carta dei valori dovrebbe garantire i diritti di cittadinanza dei migranti, il diritto alla loro identità culturale e una convivenza pacifica nel nostro paese, dopo anni di istigazione all’odio razziale ed alla xenofobia, frutto della legge Bossi Fini e delle prassi amministrative prevalse al tempo del governo Berlusconi, ed ancora assai diffuse, malgrado i buoni propositi del nuovo governo.
Vedremo adesso se le direttive annunciate, in materia di minori non accompagnati, di diritto di asilo e di protezione umanitaria, la chiusura dei cpt nei quali sono state rilevate macroscopici abusi, la semplificazione delle procedure infernali che impediscono il rinnovo dei permessi di soggiorno ed i ricongiungimenti familiari, riusciranno finalmente a mutare i comportamenti quotidiani degli uffici di frontiera e delle questure italiane, capaci di ritardare o di negare il rilascio dei documenti più semplici richiesti dagli immigrati. Intanto si deve prendere atto chele norme della legge Bossi Fini continueranno a restare in vigore per alcuni anni, mentre sta montando sempre più il rezzismo e la xenofobia, in particolare contro i rom, come è emerso di recente in gravi fati di cronaca, con la complicità dei media e delle forze dell’ordine.
Al di là dei dubbi sui tempi e sui contenuti effettivi che avrà la nuova legge sull’immigrazione, e sono già assai allarmanti le dichiarazioni di Fassino e di Rutelli che rassicurano l’opposizione sulla possibilità di modifiche del disegno di legge in Parlamento, il tentativo di un progetto organico del governo, che dovrebbe modificare la visione culturale dell’immigrazione nel nostro paese, dovrà incidere da subito sulle prassi amministrative ancora assai discrezionali, se non proprio arbitrarie, di questure e prefetture. Bisogna anche combattere il penoso tentativo di strumentalizzazione della paura del terrorismo, prontamente imbastito da alcuni rappresentanti di Forza Italia, persino da un ex ministro dell’interno che, nel commentare il nuovo disegno di legge sull’immigrazione, non ha trovato altri argomenti che paventare i rischi di invasione del nostro paese da parte degli immigrati, evocando ancora lo spettro del terrorismo di matrice islamica. Eppure sono stati proprio loro, i rappresentani dell’attuale opposizione, decidendo a danno dei migranti e dei cittadini italiani che affermavano di rappresentare, che hanno sostenuto attivamente la guerra tra religioni e la diffusione del terrorismo, frutto delle guerre permanenti che l’Italia berlusconiana ha avallato per non dispiacere l’alleato americano.
Il Disegno di legge delega contiene aspetti che costituiscono un indubio progresso rispetto alla precarizzazione dell’immigrato ed alla criminalizzazione della presenza irregolare, capisaldi della legge Bossi Fini, anche se il sistema di ingresso legale appare ancora assai discriminatorio tra gli immigrati di diverse nazionalità ed impone comunque una immediata moralizzazione dei nostri consolati all’estero, oltre che un severo controllo sulle associazioni che potranno gestire le liste di ingresso. Altri aspetti critici riguardano la abolizione a metà dei CPT, perchè non è affatto vero che tutti gli immigrati che transitano dal carcere in queste strutture siano già stati condannati con sentenza definitiva. In molti casi è ancora concreto il rischio che vengano espulsi sommariamente immigrati che hanno ancora procedimenti in corso, con violazione dei diritti di difesa e in qualche caso anche del diritto di asilo. E non è detto che il sistema carcere, a fronte del mantenimento delle norme della Bossi Fini che criminalizzano l’ingresso clandestino, e persino il soccorso in mare dei naufraghi, non riprenda a « produrre » altre vittime dell’immigrazione clandestina, riempendo ancora i CPT che comunque resteranno aperti. I CPT non sono riformabili, vanno chiusi, con la introduzione di misure alternative alla detenzione aministrativa per garantire effettività alle espulsioni convalidate dall’autorità giurisdizionale. Per fare entrare « a regime » le nuove norme si dovrà porre rimedio ai danni prodotti dalla legge Bossi-Fini che ha accresciuto a dismisura il numero degli immigrati costretti alla clandestinità: sarà necessaria in ogni caso una regolarizzazione individuale permanente dei migranti che fino all’approvazione finale dei decreti delegati saranno costretti ancora per diversi mesi a entrare o a soggiornare irregolarmente.
Su altri punti della nuova normativa, in troppi punti ancora assai generica, si dovrà verificare come e fino a che punto il governo difenderà in parlamento innovazioni importanti come l’ingresso per ricerca di lavoro, la autosponsorizzazione e il ripristino di un effettivo controllo giurisdizionale sui provvedimenti di espulsione e di respingimento. Non si potrà certo attendere che, pur di fare aprovare la legge delega al senato, si conceda alle destre il mantenimento dei punti chiave della legge Bossi Fini, che non è emendabile, ma va abrogata per intero, senza tornare per questo alla legge Turco Napolitano. L’immigrazione in Italia ha oggi caratteristiche assai differenti da quelle che presentava dieci anni fa, il disastro sociale prodotto dal governo Berlusconi in questo campo, la continua violazione dei diritti fondamentali delle persone, dalle prassi discriminatorie consentite a molte questure, fino alle pratiche di riammissione in paesi come la Libia e l’Egitto che non rispettano i diritti fondamentali della persona, l’adesione al programma Frontex e lo sbarramento delle frontiere marittime, con diverse migliaia di vittime, la delocalizzazione dei centri di detenzione amministrativa, hanno determinato problemi, anche a livello internazionale, che non sarà facile risolvere neppure con una nuova legge.
Occorre che di questo tutti ne abbiano consapevolezza, e che i movimenti antirazzisti, oltre che gli immigrati organizzati, battano un colpo, riprendano l’iniziativa politica, capaci di esprimere una nuova progettualità per una società più giusta, pronti a smentire le menzogne sulle quali le destre alimenteranno l’opposizione a qualsiasi modifica della legge Bossi-Fini. C’è il rischio concreto che una volta conferita la delega al governo, ancora in termini troppo generici, siano i prefetti annidati al Ministero dell’interno a scrivere effettivamente le norme dei decreti delegati, mutando la forma e mantenendo la sostanza, lasciando ancora troppo spazio alla discrezionalità amministrativa a scapito dei migranti, Quale che sia il governo in carica, al di là dei tavoli ministeriali. Occorre riaffermare ovunque quei diritti fondamentali della persona che nessuna legge potrà elargire a chi non si batte per averli riconosciuti. E la partita non riguarda solo i migranti, perchè oggi va rimesso in discussione un modello sociale e politico basato sull’esclusione e sulla precarietà, oltre che sulle guerre, guerre esterne, per esportare la democrazia, ed interne, contro i migranti irregolari, per garantire lo sfruttamento dei nuovi schiavi.