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Ad un film rumeno la Palma d’oro del Festival di Cannes

Un verdetto salomonico con la bandiera della Romania. Finisce il 60/o festival di Cannes, la giuria presieduta da Stephen Frears ha premiato un po’ tutti, assegnando la Palma d oro a ‘4 mesi, 3 settimane, 2 giorni’, il film del romeno Cristian Mungiu che sin dall’inizio e’ sembrato la buona sorpresa di questa edizione, mettendo d’accordo anche la critica internazionale. Storia di un aborto illegale nella Romania del regime di Ceaucescu, gelido dramma morale, con scena shock di un piccolo feto, ‘4 mesi, 3 settimane, 2 giorni’ porta il nuovo cinema romeno in piena rinascita al centro dell’attenzione internazionale insieme a California Dreamin dello scomparso Cristian Nemescu, che ha vinto nel Certain Regard.

La cerimonia di chiusura, elegante, essenziale come nella tradizione del festival, condotta senza impacci da Diane Kruger in abito lungo con strascico, ha mostrato se mai ce ne fosse bisogno la grandezza del magnifico 72enne Alain Delon, che dopo aver fatto pace con Cannes (era stato escluso dal cinquantenario), ha voluto ricordare con emozione Romy Schneider, morta 25 anni fa, facendole dedicare un lungo applauso.

A Jane Fonda e’ toccato invece consegnare la Palma d’oro. Nel distribuire i premi c’ e’ stata soddisfazione per tanti. Non molta per gli americani tornati in massa al festival (soprattutto in competizione con My Blueberry Nights in apertura, Zodiac, Paranoid Park, We own the night e No country for old men). La giuria ha inventato un premio per il 60/o anniversario assegnandolo a Gus Van Sant per la sua indagine sulla gioventu’ americana senza valori ne ‘ cure parentali in Paranoid Park. Un film, guarda caso, a produzione maggioritaria francese (il potente Marin Karmitz di Mk2).

Sconfitti su tutta la linea i fratelli Joel e Ethel Coen con il western di frontiera No country for old men. L’Oriente, al quale si era rivolta con 4 film la selezione, torna a casa con il secondo prestigioso premio del festival, il Grand Prix. Lo ha vinto la giapponese Naomi Kawase per The Mourning Forest (Mogari no mori), un inno alla natura rigogliosa in cui un vecchio e una giovane sperimentano l’abbandono delle abitudini quotidiane entrando in una foresta.

L’emozione di Cristian Mungiu, che spera con la Palma d’oro ci sia spazio per tutti i cineasti dell est costretti a bassi budget ha fatto il paio con quella dell attrice coreana Jeon Do Yeon, vincitrice per Secret Sunshine di Lee Chang Dong, la cui interpretazione per la giuria di Frears ha sbaragliato Galina Vishnevskaya, la vedova di Rostropovich protagonista di Alexandra e la Anamaria Marinca del film di Mungiu.

Piu’ ironico invece Julian Schnabel, che sperava con ogni evidenza nella Palma d’oro e che invece ha avuto il premio per la regia. “Se avessi vinto la Palma l’avrei data a Bernardo Bertolucci, ma ho vinto per la regia e non credo lui abbia bisogno di questo”, ha detto Schnabel.

Il regista Fatih Akin, che si e’ dovuto del premio per la sceneggiatura a Auf der Anderei Seite (The Edge of Heaven), lo ha dedicato alla Turchia, la sua terra d’origine. Marjane Satrapi, cui e andato (ex aequo con Stellet Licht del messicano Carlos Reygadas) il premio della giuria per l’animazione anti-Mullah, Persepolis, ha voluto dedicare il premio al popolo iraniano, lei che e da 13 anni in esilio volontario in Francia.

Da registrare infine i primi fischi per Nicolas Sarkozy: glieli ha indirizzati la platea del festival, quando è stato nominato nel’ironico intervento dell attore Jamel Debouzz, premiato lo scorso anno per Indigenes.