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da Il Giornale di Vicenza del 23 maggio 2007

Phone center, oggi scade l’ultimatum. Scattano i controlli

Pronte le lettere per chiudere i non idonei

Nessuna deroga, nessuna proroga. I phone center resteranno chiusi alla domenica e non verrà ulteriormente prolungato il periodo di tempo per adeguare i locali alle nuove normative regionali. Valerio Sorrentino, vicesindaco e assessore alla Pubblica sicurezza è drastico: a nulla è valsa la protesta inscenata davanti a palazzo Trissino da alcune decine di immigrati, che denunciavano quella che ritengono una discriminazione nei confronti di commercianti stranieri.
Le decisioni del vicesindaco sono contenute in una lettera inviata all’avv. Roberto Malesani, che sta curando gli interessi dei gestori.
Sorrentino non solo non lascia spazio a ulteriori trattative, ma addirittura annuncia imminente controlli, alla scadenza dei termini concessi per mettere a norma i 22 centri di telefonia attivi nel capoluogo: la scadenza è fissata per oggi.

«Ribadisco – scrive Sorrentino – che la polizia locale provvederà alla verifica del rispetto della normativa regionale successivamente al prossimo 23 maggio, non ritenendo il sottoscritto opportuna la concessione di alcuna ulteriore proroga».
Nessuna speranza nemmeno per una retromarcia sul divieto di apertura domenicale: «Ricordo – conclude Sorrentino – che il Consiglio di Stato ha definitivamente sancito la piena legittimità dell’ordinanza comunale che vieta tale apertura e prevede espressamente che non possa essere esercitata alcuna altra attività oltre a quella di traffico telefonico».

Nel frattempo, il settore Sviluppo economico del Comune ha già predisposto le lettere che comunicano l’avvio del procedimento per la chiusura degli esercizi non in regola.
Lo annuncia l’assessore Ernesto Gallo, che spiega: «Siamo per il rispetto delle regole. Non è giusto che chi si è adeguato venga trattato come chi non lo ha fatto. Qualcuno ha fatto il furbo, giochicchiando per tutto il tempo che è stato concesso. Hanno avuto sette mesi per rispettare le disposizioni regionali. Ora non vengano da noi: se vogliono far cambiare le regole, vadano in Regione».