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tratto da: Altrenotizie.org

Così si muore a Brooks

Mentre i controlli alla frontiera tra il Messico e la contea di Brooks, Texas del sud, si fanno sempre più severi, la località si trasforma in un cimitero per gli esseri umani più deboli e sfortunati. Ormai non passa giorno che non vengano trovati i cadaveri di uomini, donne e bambini che perdono la vita tentando di superare il confine. Ma farlo diventa sempre più difficile perché tutta la linea è presidiata da guardie armate determinate a sparare sulla prima cosa che si muove. Fra la popolazione della contea di Brooks la paura di nuove ondate di clandestini cresce di giorno in giorno e cresce anche la rabbia contro le autorità che dilapidano fondi pubblici per recuperare i cadaveri. Anche il giudice Paul Ramirez, nato in Messico ma naturalizzato americano, si lamenta: a maggio sono stati spesi quasi 35.000 dollari per i rilievi autoptici e per la sepoltura dei clandestini, troppi per una contea che non naviga nel lusso.

Le foto dei corpi senza vita vengono conservate in un magazzino della Hulliburton dove vengono depositati soprattutto cocomeri. Sono immagini penose, soprattutto se il ritrovamento è avvenuto una lunga esposizione al sole. Il calore gonfia le carni e altera i lineamenti del viso. Secondo Luis Moreno, console messicano a McCallen, sono in arrivo tempi addirittura peggiori. Non ci sono più solo i “coyotes” ad incrementare il traffico di clandestini, anche gli americani si stanno arricchendo promettendo a persone sfinite dalla miseria che le aiuteranno a passare il confine.

Ma ci vogliono almeno 60 ore per percorrere tutto il sentiero al termine del quale si entra sul suolo americano e molti soccombono prima alla fatica. I “coyotes” non aspettano nessuno e proseguono il loro cammino abbandonando quelli che non ce la fanno più a proseguire.

La tratta dei clandestini è un affare che frutta molto più della droga, ma anche quelli che danno loro la caccia guadagnano bene. Inoltre, Rick Perry, il governatore del Texas, ha istituito fondi speciali da distribuire agli sceriffi di frontiera per incrementare la sorveglianza e molti ne hanno beneficiato. Tanto tempo fa, quando a Brooks comandava lo sceriffo Trevino, i clandestini venivano ancora chiamati “viaggiatori” e la madre di Trevino non faceva mai mancare loro qualcosa da mangiare e da bere in modo che potessero rifocillarsi ma queste sono cose d’altri tempi ormai.

Oggi l’ipotesi di servire tortillas a un messicano che tenta di attraversare il confine per cercare fortuna in America fa sorridere sia le autorità che gli abitanti della contea di Brooks. Neppure la vista di un bambino morto li scuote più. Non vogliono che altri messicani entrino nella loro contea e faranno di tutto per impedirlo.

I volontari finanziati dai rancheros sono molto più feroci e meglio armati rispetto ai vigilantes “professionali” Sono convinti che i clandestini attentino al benessere degli abitanti di Brooks. Il loro compito è notificare alle autorità l’avvistamento di persone sospette. Ma hanno il divieto assoluto di arrestarle. Per aggirare l’ostacolo c’è chi si procura una divisa da poliziotto e lavora accompagnato da un cane dall’aspetto feroce.

Verso sera va ad appostarsi in uno dei punti nevralgici della linea di confine e, se qualche clandestino viene sorpreso, beh, peggio per lui. Gli avvistamenti sono numerosi ogni notte. Josè Hinosa, anche lui messicano ma residente da anni nella contea di Brooks, parla di almeno 40-50 persone ogni notte. Poi ci sono i cadaveri, che devono essere identificati, o almeno così prevede la legge. Se l’identificazione risulta impossibile, vengono comunque prelevati alcuni capelli in modo che se sarà necessario si potrà effettuare anche dopo molti anni il test del DNA.

Spesso sono gli stessi “coyotes” ad avvertire le autorità della presenza di un morto e a condurre lo sceriffo sul luogo. Nell’arco di un mese, le segnalazioni possono essere anche 12-15. Se i corpi non vengono identificati verranno sepolti sottoterra e sopra verrà messa una modesta croce di legno con una targhetta di alluminio e la scritta “sconosciuto”. E sotto il nome della località dove è avvenuto il ritrovamento. Le poche cose ritrovate assieme al corpo, rasoi, abiti, pezzi di sapone, vengono gettati via.

Ci sono casi in cui gli oggetti vengono ritrovati, ma il corpo non esiste più perché gli animali selvaggi lo hanno scempiato lasciando solo poche ossa irriconoscibili. Tanti si fanno tatuare il numero di telefono su un braccio in modo che la famiglia possa essere avvertita, ma non sempre chi parte dal Messico per raggiungere gli Stati Uniti sa cosa lo aspetta.

Molti sognano solo un lavoro e non pensano che il calore del deserto del Texas farebbe paura anche a un diavolo dell’inferno. Se riescono a giungere oltre il confine, dovranno pagare fino a 1.500 dollari ad un coyote locale che li porterà a Houston o in qualche altra città. Già con quattro o cinque viaggi al mese, il coyote potrà vivere tranquillo, mentre non si sa che destino avranno i suoi clienti.

Durante la convenzione repubblicana del 2006, tenutasi a San Antonio, l’onorevole Dan Patrick, autore della legge che prevede un bonus di 500 dollari per le donne che rinunceranno ad abortire per poi cedere il figlio allo Stato, ha chiesto leggi ancora più dure per i clandestini che cercano di entrare in Texas. Il suo intervento è stato molto applaudito dall’ala dura del partito. Alla fine di ottobre del 2006, i repubblicani hanno pubblicato una specie di vademecum nel quale raccomandano ai cittadini americani – in particolare a quelli del Texas – di non avere pietà nei confronti dei clandestini. Ma và un po’ a capire allora perché abbiano scelto come slogan “Venceremos!”, quasi che fossero loro i clandestini!