Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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Palermo – Sicurezza urbana e coesione sociale: per una carta dei diritti del popolo rom

Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, Aula Chiazzese, Via Maqueda

Palermo – 23 giugno ore 9.30

Programma:

9,30 Presentazione del convegno
Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo, ASGI

9,50 “ Discriminazione, abusi subiti dai rom e prospettive di tutela”
Luciano Scagliotti, ENAR, Network europeo contro la discriminazione

10,10 “Popolo rom e comunità locale: il caso Palermo”
Lilla Graci, Ufficio Rom – Arci Sicilia- L328/00 Piano di zona DSS42, Comune di Palermo

10,25 “Diritto all’istruzione, diritto al lavoro”
Aljus Beciri, Facilitatore culturale ufficio Rom – Arci Sicilia- L328/00 Piano di zona DSS42, Comune di Palermo

10,40 “Oltre la discriminazione istituzionale: le prospettive di integrazione”
Nadia Spallitta, Consigliere comunale, Lista Sindaco Orlando

11.00 ”Verso un Piano nazionale contro le discriminazioni nei confronti di Rom e Sinti”
Olga Marotti, esperta Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali-Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità

11,20 Coffee breack

11,30 “I giovani rom e la giustizia minorile. L’esperienza del Tribunale dei minori di Palermo”
Maria Luisa Scardina, USSM, Ufficio servizio sociale, Tribunale minori, Palermo

11,50 “Diritto alla salute dei rom ed accesso alle cure mediche”
Lorella Vassallo, ASL 6, Palermo

12,10 “ Dalla politica europea un riconoscimento per i diritti dei rom ?”
Tana De Zulueta, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, Verdi

12,30 Dibattito e conclusioni

Per i diritti dei popoli rom, per la sicurezza di tutti
Le misure annunciate dal Piano Amato per la sicurezza si tradurranno presto in nuovi interventi repressivi che con l’accordo di alcuni sindaci, che da tempo ne hanno fatto richiesta, incrementeranno la clandestinizzazione dei migranti irregolari, e spezzeranno quei progetti di intervento sociale che con grande difficoltà stanno tentando di recuperare percorsi e strumenti che riconoscano i diritti di cittadinanza di tutte le persone migranti nel rispetto della legalità e della convivenza civile. Tra gli obiettivi principali di questi interventi repressivi, che si dispiegheranno in tutta la loro violenza nei prossimi mesi, sono le Minoranze nazionali Rom, denominate “zingari” e “nomadi” in maniera dispregiativa, destinate anche da questo governo ad essere oggetto di discriminazione, emarginazione e segregazione. L’Italia continua a negare ai Rom e Sinti l’applicazione della “Carta Europea sulle Minoranze Etnico Linguistiche” che tutela le lingue minoritarie e nega la Convenzione Quadro per le Minoranze Nazionali. I frequenti interventi espulsivi praticati dai sindaci e dai prefetti negano ogni giorno che passa il diritto alla residenza, il diritto alla sanità, il diritto alla scuola, il diritto al lavoro. Nessun intervento di integrazione e di sostegno pubblico in favore dei campi rom, che oggi si minaccia di “delocalizzare” oltre i confini della cinta urbana.
In questa situazione drammatica i Rom provenienti da Bosnia,e dagli stati dell’Ex confederazione yugoslava, e ancora da Croazia, Bulgaria, Romania, Polonia, subiscono politiche discriminatorie, una esclusione sociale sempre più grave e diffusa, anche quando si tratta di cittadini neocomunitari. Famiglie intere sono fuggite dai loro paesi d’origine per i conflitti etnici e le guerre civili che l’Europa non ha saputo impedire e l’Italia nega loro i più elementari diritti. Segregati nei “campi nomadi” delle grandi città italiane, e non solo, i Rom Europei vivono situazioni spesso inumane senza acqua, luce e servizi igienici, costretti a mendicare per le strade il sostentamento giornaliero.
Adesso con le misure annunciate dal Ministro Amato si potranno attendere altre deportazioni di massa, non solo oltre i confini delle città, ma anche nei paesi di provenienza, come nel caso dei Rom espulsi da Rutelli a Roma nel 2000, e poi risarciti dal governo Berlusconi dopo l’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Quella stessa opportunità di difesa legale , fino alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, garantita nel 2000 ai rom deportati da Rutelli in Bosnia va oggi assicurata a tutti i Rom che saranno oggetto di operazioni di delocalizzazione, di fatto vere e proprie deportazioni, talvolta rappresaglie da parte della polizia, in nome di quella parte dell’opinione pubblica che reclama l’ applicazione della legge del taglione nei confronti dei rom come se tutti fossero collettivamente responsabili di reati commessi da singoli individui. Il convegno tende a rinforzare la rete di difesa legale già esistente a protezione del popolo rom ed a individuare uno statuto di convivenza civile e di coesione sociale tra i rom ed i cittadini italiani.
Ai Rom e ai Sinti deve essere riconosciuto lo “status” di minoranza nazionale. Vanno attuate politiche di integrazione, di partecipazione diretta e di mediazione culturale in loro favore, politiche di accoglienza a favore dei Rom cittadini comunitari, presenti attualmente in Italia. Bisogna concertare una politica europea capace di rimuovere le cause che provocano la loro immigrazione nel nostro paese, promuovendo leggi e prassi applicative che facciano proprie le Raccomandazioni del Consiglio d’Europa. Occorre una procedura di regolarizzazione permanente a favore dei Rom nati in Italia. Una legalizzazione che vada nella direzione del pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza e che metta in regola, e dia quindi visibilità e corpo sociale, ai Rom, ormai anche di terza generazione, nati e vissuti in Italia ma che non hanno accesso ai servizi fondamentali perché considerati clandestini e quindi senza nessun diritto di cittadinanza attiva. Anzi espellibili in ogni momento in cui vanno a rivendicare diritti umanitari. E sono decine di migliaia di persone, uomini, anche anziani, donne, bambini . Occorre smetterla con l’annuncio di interventi repressivi che si scatenano solo nei confronti dei soggetti socialmente più deboli, perché costretti alla clandestinità da leggi ingiuste e da prassi amministrative discriminatorie. Una condizione di soggiorno regolare è il più forte deterrente verso la commissione di reati, e rende possibile un ingresso legale nel mondo del lavoro.
Va riconosciuto il diritto di cittadinanza per tutti gli “stranieri” nati e residenti in Italia da almeno dieci anni e la “carta di soggiorno” per i Rom che abitano in Italia da almeno 5 anni, a prescindere dai contratti di lavoro e dai certificati di residenza. Prima di procedere al superamento dei campi nomadi, i diversi gruppi di rom, a seconda delle loro esigenze, vengano sistemati in habitat decorosi: alloggi, case o microaree residenziali a dimensioni di famiglie allargate, scelti in concorso con gli interessati, praticando politiche che si confrontino con le istanze delle comunità locali, senza assecondare securitarismo e forme diverse di xenofobia più o meno mascherata. Solo la salvaguardia dello stato sociale potrà mettere fine alla guerra tra poveri innescata a livello locale dalle politiche di governo del territorio da parte delle forze di centro-destra, che tra allarmi sicurezza e pianificazione dell’esclusione sociale, hanno costruito i loro recenti successi elettorali, individuando negli immigrati e nei rom in particolare, il nemico interno da combattere ed espellere più lontano possibile.

Fulvio Vassalo Paleologo, Univerisità di Palermo, Asgi