Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Padova, Via Anelli – Comunicato dell’Associazione Razzismo Stop

Anche i Gulag erano necessari !

Via Anelli è stata chiusa.
Finalmente gli abitanti del ghetto hanno una casa dignitosa dove vivere.
Non tutti, perché i trasferimenti sono stati accompagnati dall’esodo di centinaia di regolari che hanno dovuto pagare, dopo anni di affitti “in nero”, anche l’esclusione dal piano degli spostamenti.
Non tutti, perché centinaia di migranti senza permesso di soggiorno dovranno trovare ancora una volta sistemazioni di fortuna.
Non tutti, perché i contratti con i quali sono state sistemate le situazioni considerate “regolari”, sono a dir poco precari, della durata di soli due anni.
Non tutti, perché abbiamo imparato che per la politica, mai “tutti sono uguali”. E la città oggi è segnata dall’emergere di nuove sacche di esclusione.
Per quanto possa sembrare, nessuno si illuda che Padova con la chiusura del ghetto sia improvvisamente diventata la città dei diritti e dell’accoglienza !!!

Non ci interessa partecipare alla divisione della torta dei meriti, pochi per la verità, vogliamo semplicemente consegnare alla realtà ciò che oggi viene taciuto da più parti.
Lo svuotamento del ghetto è prima di tutto frutto di un decennio di mobilitazioni dal basso, che come sempre servono e vincono.
Se via Anelli è stata chiusa, prima che alle scelte dell’attuale Giunta, che ha semplicemente fatto fronte alle pressioni ormai incontenibili che crescevano in città, lo si deve alla straordinaria mobilitazione che gli abitanti ed il Comitato per il superamento del ghetto hanno portato avanti contro l’immobilismo delle diverse amministrazioni che si sono avvicendate.
Una battaglia iniziata nel 1998, tra le più significative nella storia padovana degli ultimi anni, che non ha mai smesso di vivere anche quando i riflettori su di essa erano spenti, quella di via Anelli è stata una esperienza di rivendicazione di dignità e democrazia, una occasione per Padova di misurare il suo livello di civiltà.
Via Anelli è diventata un simbolo perché lì si sono concentrati gli effetti delle scelte scellerate della politica.

E’ stata per anni un grande centro di accoglienza, prima per studenti, poi per centinaia di migranti che, per quanto inseriti nelle reti economiche del territorio, non trovavano alternative abitative né all’interno del mercato privato né in quello pubblico.
Via Anelli è stata il luogo in cui spingere progressivamente il mercato nero della droga così da “liberare” altre zone della città che fino ad allora ospitavano il circuito dello spaccio per la mancanza di politiche di sperimentazione legate alle droghe che non fossero meramente di stampo proibizionista.

Oggi, questa occasione di riparare a decenni di opportunismo si è però trasformata in un passo indietro per tutti.

A distanza di anni nulla è cambiato: nulla di nuovo sulle politiche abitative e urbanistiche, nessuna inversione di tendenza per alleviare gli effetti delle ingiuste leggi che governano i flussi migratori, nessun intervento in materia di accoglienza.
Inoltre non si sono mai voluti affrontare, in maniera approfondita, argomenti scomodi come quelli relativi alle droghe o alla prostituzione.

Superare il ghetto doveva essere l’occasione per superare anche tutto questo ed invece niente: non un solo posto letto in più per l’accoglienza, non un euro per servizi di riduzione del danno nell’ambito delle tossicodipendenze o della prostituzione.
L’Amministrazione ha messo in campo interventi di segno completamente opposto, interventi che hanno mutato profondamente il senso dell’operazione, e una grande occasione di allargamento di diritti per tutti si è trasformata nella più grande operazione di controllo e repressione che la città di Padova abbia mai conosciuto.

L’eredità che ci lascia la vicenda ci parla di una città avvolta e travolta dalla cultura dell’allarme, dalla politica dell’emergenza, governata come in un permanente stato di eccezione.
Le diversità, le contraddizioni del nostro tempo, le voci dissonanti, gli ultimi degli ultimi, sono oggi come allora messi ai margini. Più di un tempo, oggi, il terreno sul quale si affrontano le problematiche del nostro territorio è intriso della retorica della paura.
Nuove via Anelli, più o meno inventate, stanno sorgendo in ogni dove, perché di via Anelli, come della paura e dell’allarme, la politica sembra avere un bisogno vitale per legittimare le sue scelte.
Il muro, le telecamere, le ordinanze, i divieti, le retate, hanno allungato la loro ombra su tutta la città.
Il Ministro Ferrero, durante la sua visita, ha parlato del muro come un fatto “necessario”, da riprodurre anche in altre città.
Certo, anche i Gulag erano definiti necessari. Ogni disegno folle si è sempre definito necessario per rispondere al pensiero di volta in volta dominante.
Davanti a tutto questo ogni retorica sull’accoglienza, sull’integrazione, impallidisce.
Ad arrossire invece dovranno essere tutti quelli che hanno venduto i sogni di uguaglianza e democrazia per un posto nel grande palco della politica. Ma ormai questa non è più una novità.
Il biglietto da visita per il nascente Partito Democratico è pronto. Quello di Padova è stato il suo primo spot elettorale.
Di reale rimane una politica che sta costruendo la sua legittimità sulla distruzione delle relazioni sociali, sull’inasprimento delle tensioni, giustificando ogni scelta per far fronte agli allarmi che giorno dopo giorno vengono annunciati.

L’accoglienza e i diritti di cittadinanza, sembrano essere stati dimenticati per fare posto ad una sicurezza che rende tutti più insicuri.
Ma costruire una città sicura significa conoscere la realtà e le sue contraddizioni con un atteggiamento sempre aperto al confronto e teso a garantire diritti sicuri per tutti.

Dopo dieci anni, noi, siamo ancora in cammino, per abbattere i nuovi muri, i nuovi ghetti, le nuove barriere che dopo via Anelli hanno avvolto la realtà che ci circonda.

Associazione Razzismo Stop
Padova