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Bari – Un’estate tra rivolte, fughe e respingimenti alla frontiera

In Puglia, particolarmente a Bari, durante tutta l’estate ci sono state rivolte e fughe dal centro di permanenza che non sembrano sopirsi.

Questa notte una nuova protesta ha coinvolto diverse persone trattenute nel Cpt che hanno cercato di fuggire.

A seguito di questa ennesima rivolta alcune persone sono state ferite (anche tra gli agenti di polizia).

Le forze dell’ordine stanziate nel Cpt sono ormai aumentate in numero e vestono normalmente divise antisommossa.

Insieme alle forme di resistenza alla detenzione amministrativa praticate dai migranti, tuttavia, sono continuate anche le forme di repressione nei confronti della libertà di circolazione delle persone, repressione che va ben oltre ciò che succede nel Cpt.

Anche ieri, infatti, 18 persone provenienti dall’Iraq, dall’Afghanistan, dal Kossovo e dall’Iran.

Come denunciato spesse volte anche in passato questi respingimenti alla frontiera, soprattutto nei confronti di persone provenienti da zone di guerra dichiarata, violano i principi di non respingimento previsti dalle norme internazionali e, almeno in parte, richiamati dall’art. 19 del T.U. Immigrazione.

I respingimenti vengono effettuati, generalmente in Grecia, ultimo paese toccato dai migranti prima di giungere in Italia attraverso il porto di Bari, dove di fatto non è garantita la possibilità di avanzare domanda di asilo politico.

Ma il problema della impossibilità di fare domanda di asilo è presente anche in Italia.

Al Cpt di Bari questa impossibilità è oramai chiara, denunciata da associazioni e parlamentari che sono entrati nel centro.

Ed è anch’essa, insieme all’insopprimibile desiderio di libertà, una delle cause delle rivolte.

Le forze politiche locali e soprattutto regionali (ad eccezione del Sindaco di Bari che si è dichiarato contrario ai Cpt anche dopo le rivolte e fughe di luglio, ma ha affermato che la questione non può però essere affrontata dal Municipio in nessun modo) non sono intervenute in alcun modo sulla vicenda né hanno risposto alle questioni che le reti ed associazioni pugliesi hanno posto relativamente alle pessime condizioni di vita dei migranti in Puglia ed alla mancanza di politiche sociali e di contrasto effettivo ai centri di permanenza temporanei.