Gli immigrati che arrivavano dalla Libia lo denunciavano da anni ma l’isolamento nel quale erano tenuti nei centri di detenzione e le procedure di allontanamento immediato del governo Berlusconi impedivano anche la raccolta delle testimonianze. Adesso, con una maggiore “apertura” alla stampa dei centri di detenzione amministrativa la verità comincia a filtrare ma non sembra incidere sulle linee di politica estera in materia di immigrazione seguita dal
governo italiano.
Le testimonianze raccolte dai giornalisti, adesso
anche da un giornalista del New York Times, confermano sempre due fatti essenziali che denunciano tutti coloro che sono giunti in Italia attraversando la Libia. In Libia i migranti pagano la polizia per arrivare ad imbarcarsi in Italia, nel canale di Sicilia i pescherecci non intervengono più per salvare i migranti in difficoltà a causa del rischio di essere poi denunciati alla magistratura dalla polizia di frontiera italiana.
In Libia la polizia è parte integrante del sistema
criminale che sfrutta il traffico dei migranti ed abusa di donne e minori, senza che gli ufficiali di collegamento italiani, o di altri paesi, pure presenti riescano ad impedire violenze e traffici illegali che avvengono sotto gli occhi di tutti.
Nel Canale di Sicilia il mancato intervento di salvataggio dei pescherecci aumenta il numero dei morti. Chi lavora sul mare sa bene quali possono essere le conseguenze
di un intervento di salvataggio. La criminalizzazione degli interventi di soccorso spinge a non vedere chi chiama aiuto ed a proseguire la pesca. Nella migliore delle ipotesi i pescatori si limitano a lanciare un allarme radio.
In questo modo le politiche di contrasto dell’immigrazione
clandestina producono oggettivamente abusi e morte, nei territori dei paesi di transito come nelle acque del canale di Sicilia.
Cosa ne pensano i governanti europei, ed in particolare il Ministro Amato che stanno puntando sulla collaborazione di polizia con la Libia senza neppure avere il “coraggio” di concludere un accordo di riammissione, in modo da rendere almeno trasparente il livello di collaborazione con la Libia nella “guerra” all’immigrazione clandestina? Si
spera forse che sarà l’Europa, guidata dal commissario Frattini e dalla Francia di Sarkozy, a concludere un accordo multilaterale con la Libia? O forse
si conta che la ripresa delle operazioni di Frontex, annunciata per settembre, riesca ad impedire l’arrivo delle imbarcazioni dei migranti sulle coste italiane, o magari, le partenze dai porti del Nord Africa?
Sono le condizioni disumane che la Libia impone ai migranti, con l’avallo delle democrazie europee, che costringono migliaia di uomini, donne e bambini a fuggire da quel paese e ad attraversare il Canale di
Sicilia. Anche se i migranti sanno che le acque del Mediterraneo li potranno inghiottire, anche per effetto delle operazioni ci respingimento a mare e per il mancato soccorso da parte dei pescherecci, tutto, anche la prospettiva di una morte in mare è meglio dell’inferno libico.
Ancora una volta, ripetiamo ai governanti europei: fino a
quando? Fino a quando potranno continuare ad imbrogliare l’opinione pubblica collaborando con paesi che negano ogni giorno i diritti umani a partire dal fondamentale diritto di asilo, e poi, fingere di addolorarsi per le tante stragi dell’immigrazione? Fino a quando?
Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo