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Pratiche di “normalizzazione” del concentramento

Apre il nuovo Centro di detenzione di Lampedusa gestito dalle cooperative aderenti alla Legacoop

“Al Viminale sono entusiasti della mia idea di dare un nome di fantasia alle persone che non ce la fanno ad arrivare”. Queste le parole di Cono Galipò, amministratore delegato della società “Lampedusa accoglienza”, nuovo gestore del centro di Lampedusa, apparse sull’articolo del Manifesto di oggi firmato da Cinzia Gubbini.
Di fronte alle perplessità esposte dalla giornalista che lo intervistava circa l’opportunità di gestire luoghi che rimangono in tutto simili a carceri amministrative, Galipò non ha avuto dubbi: “Cerchiamo di renderci utili. Portiamo innovazione”.
Se non si riesce ad avere quel che si vuole meglio accontentarsi.

E allora si accontentino le persone morte in mare tutti i giorni (spesso sotto gli occhi di imbarcazioni europee che hanno ormai imparato che non conviene salvare la vita umana): non ci sarà nessun numero sulla loro tomba.
E si accontentino pure tutti quelli che hanno giurato di riuscire a vedere i cpt d’Italia chiusi anche fosse l’ultima cosa che fanno: ora ci sono tanti medici, avvocati, operatori e assistenti che renderanno il soggiorno dei migranti più gradevole. Le associazioni umanitarie e soprattutto la Legacoop penseranno a tutto, si può stare tranquilli.

È finito il tempo delle denunce, della lotta, dei principi, della verità e del coraggio.
È finito il tempo in cui dire che la detenzione amministrativa ci fa schifo e basta, che non ci possono essere mezze misure e compromessi perché tanto, anche se trattati di lusso, quelli che passano da Lampedusa fanno sempre la stessa fine.
È finito il tempo di dire che per mare si muore non per caso, che chissenefrega se un morto lo seppellisci con un nome inventato o sotto una pietra muta: il nodo è che non hai fatto nulla per evitare che morisse.
Che stanchezza. Non si può all’infinito ripetere le stesse cose. Che si è indignati, disgustati, addolorati.

Probabilmente nel Cpt di Lampedusa non ci saranno più persone torturate. Può darsi che il telefono finalmente inizierà a funzionare. Magari qualche sudanese del Darfur potrà persino inoltrare una richiesta di asilo politico. Con la signora leghista dell’isola che ora è pure diventata vice sindaco si troverà un accordo: infondo questi poveri disgraziati si fermano solo per qualche giorno.
Bisogna essere realisti. Al passo coi tempi, innovativi. Cordialità e buone maniere. Tutti amici.

E se la nostra costituzione rifiuta la detenzione di gente innocente come principio, e se i pescatori del Mediterraneo pescano più cadaveri che pesci, e se il razzismo è diventato una modalità quotidiana di amministrare le città e la vita della gente, ormai poco importa.

Il Signor Galipò è contento dell’entusiasmo del Viminale. Il Viminale è contento dell’idea del Signor Galipò. Finalmente qualcuno ‘di sinistra’ che ha smesso con quelle assurde richieste di cambiare una legge crudele che ammazza la gente costringendola a rischiare la propria vita per salvarla o migliorarla un pochino.
A questo qui sì che possiamo dare ascolto; questo qui sì che ci chiede cose sensate.
Una bella sepoltura pietosa e un bel nome da incidere sulla lapide: questo ce lo possiamo permettere, e non se ne parli più.

di Alessandra Sciurba