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Modena – Detenuto pestato da quattro agenti nel CPT

Intervista all'Avvocato Vainer Burani

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] l’intervista all’Avvocato Vainer Burani

E’ accusato di resistenza a pubblico ufficiale il migrante marocchino che ha tentato di evadere dal centro di detenzione Sant’Anna di Modena tra il 2 e il 3 settembre, ma stranamente è lui che riporta gravi contusioni sulle gambe e sul torace, un occhio pesto ed ematomi su tutto il corpo. Ancora una volta le forze dell’ordine adibite alla sorveglianza dei CPT hanno messo in atto una rappresaglia feroce contro un detenuto, fatto scendere dal tetto della struttura e poi condotto in una stanza chiusa dove ha ricevuto botte e percosse da quattro agenti, tre dei quali fuori servizio.

Nell’udienza di lunedì 9 in cui veniva chiesto l’arresto e la custodia cautelare in carcere per il cittadino straniero, gli agenti hanno ricostruito la propria versione della vicenda, riportata a Melting Pot dall’avvocato Vainer Burani: “Gli agenti dicono che una volta portato nella sala di accettazione il detenuto si sarebbe messo a colpire a testate la parete e un oggetto in ferro lì presente, riportando così le contusioni”. Ma, prosegue l’avvocato Burani, il migrante interrogato nega che si sia trattato di autolesionismo e spiega invece come si è svolto il pestaggio: “Il ragazzo è stato preso dal tetto di peso, portato in una stanza e poi pestato. Ha ricevuto un calcio in faccia all’altezza dell’occhio, come si vede dalla ferita e dal viso tutto gonfio e poi è stato calciato sul braccio dove c’è il segno di uno scarpone, picchiato con i manganelli sulle cosce e con calci sugli stinchi dove ha una serie di contusioni”. I referti medici in seguito al ricovero al Pronto Soccorso riportano “trauma policontusivo per ferite e percosse, dolore in sede cervicale, lombare, toracica ed ascellare, dolore su gomito sinistro, anca sinistra e gamba sinistra”, confermando il racconto del ragazzo. Di fronte a simili prove di violenza il Giudice ha sì convalidato l’arresto ma non la custodia cautelare in carcere ritenendo che le versioni presentate siano discordanti e che sia quindi necessario approfondire ogni elemento.
La prossima udienza si terrà il 30 ottobre, ma, segnala l’avvocato Burani, ci sono ragioni di temere che la sua espulsione possa avvenire prima di quella data. Più volte è accaduto – a Bologna, a Milano, a Torino – che i migranti che hanno sporto denuncia per percosse e violenze all’interno di un CPT fossero presto espulsi dall’Italia prima del processo, vedendosi negata la possibilità di ottenere giustizia.

E’ evidente che questi episodi non sono più casi isolati, ma consuetudini pressoché quotidiane nei CPT italiani che il Governo di centro sinistra ha voluto riformare con l’obiettivo di renderli “più compatibili con il rispetto dei diritti umani”. Dimostrando il fallimento della teoria dell’umanizzazione dei centri di detenzione, questo ultimo episodio ci riporta l’immagine di Cpt a tutti gli effetti assimilati a campi di prigionia dove i migranti che manifestano una qualsiasi contrarietà alla propria reclusione sono trattati come prigionieri di guerra senza diritti e dignità e quindi ridotti a corpi cui infliggere punizioni, ampiamente ispirate dall’immagine colpevole del migrante irregolare.

Progetto Melting Pot, redazione Emilia Romagna