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Sommossa al Cpt di Gradisca, intossicata dai lacrimogeni una bambina di otto mesi

Nuova rivolta dei migranti, usate decine di lacrimogeni.

Domenica 23 settembre, intorno le 21.30, alcuni migranti detenuti all’interno della struttura sono saliti sui tetti del Cpt di Gradisca per cercare di scappare oltre le alte reti che circondano quella che doveva essere una struttura modello. La polizia è intervenuta in forze, manganelli alla mano, ma questa volta è stato immediato il lancio di un fitto numero di lacrimogeni, una pioggia durata quindici minuti. I candelotti sono stati lanciati anche dentro l’edificio, alcuni sono finiti perfino oltre il muro di recinzione lungo la strada che scorre davanti ai cancelli, innescando un principio d’incendio. Solo l’arrivo dei vigili del fuoco ha evitato che le fiamme si espandessero, mentre all’interno della struttura un centinaio di migranti venivano fermati con la forza.
Alcuni testimoni riferiscono di aver visto alzarsi, sopra il Cpt, un’enorme nube bianca e, tutto attorno, espandersi l’odore acre e irrespirabile dei gas, mentre dall’interno provenivano urla, rumori , grida.
La sommossa è durata fino a mezzanotte, solo a quel punto l’ambulanza è potuta entrare ed il risultato della repressione di questa rivolta sono una decina di migranti contusi. Ma la cosa più allarmante è che fra le vittime di questa repressione inaudita c’è una bambina, una piccola bambina di appena otto mesi che assieme alla madre sembra fosse nell’area della struttura adibita a centro d’accoglienza per richiedenti asilo. Le circostanze non sono ancora chiare, le due infatti si trovavano bloccate nella loro stanza chiusa a chiave senza possibilità di fuga, mentre il gas dei lacrimogeni invadeva l’edificio. Verso mezzanotte la bambina è stata portata nella vicina struttura ospedalòiera di Gorizia per un principio di soffocamento.

Scene simili in un Cpt non si erano mai viste e ci auguriamo di non rivederle mai più, è inaccettabile pensare che una bambina di appena otto mesi finisca in ospedale intossicata dai lacrimogeni in una struttura che viene descritta come “un modello di accoglienza”.
Due domande sorgono spontanee: è questo il modello di sicurezza che il Ministro Amato intende applicare? In nome della sicurezza può una bambina di otto mesi rimanere intossicata dai gas lacrimogeni?
Possiamo solo immaginare il dolore di una madre intrappolata in una stanza piena di fumo con in braccio sua figlia in lacrime per il dolore, possiamo solo immaginare come il sogno di un futuro migliore si infranga brutalmente dentro una stanza satura di gas.

Fatti come questi non dovrebbero accadere, e non possiamo pensare che ciò che è successo a Gradisca rientri nella normale gestione dei Cpt.
Ciò che è accaduto auspichiamo possa servire per riaprire la discussione sulla necessità di chiudere queste strutture.

Marco Visintin