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Diritto all’istruzione – Chi garantisce l’universalità?

In questi giorni si susseguono le polemiche tra il Sindaco di Milano, Moratti, e il Ministro della Pubblica istruzione, Fioroni.

Il Comune di Milano->11808] lo scorso dicembre ha emesso una [circolare sulle iscrizioni per le scuole dell’infanzia che prevede nuove regole riguardo all’accesso dei bambini stranieri, precludendole ai figli di migranti senza documenti.

A partire dal 15 gennaio chi non ha il permesso di soggiorno, non potrà nemmeno presentare la domanda per iscrivere i figli in una delle 170 materne comunali. Chi è in fase di rinnovo del permesso di soggiorno potrà invece effettuare l’iscrizione.

La questione degli alunni stranieri in Italia è regolata da varie leggi, in particolare al Decreto del presidente della Repubblica numero 394, che dal 1999 ha stabilito il diritto dei minori stranieri ad entrare nel sistema educativo statale, quale che sia la condizione giuridica delle loro famiglie. Un diritto che diventa dovere da quando il minore entra nell’età dell’obbligo scolastico.
Il diritto all’educazione e all’istruzione è sancito anche da Convezioni internazionali, come la Convenzione sui diritti dell’infanzia dell’ONU, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York e entrata in vigore il 2 settembre 1990. L’Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 e a tutt’oggi 193 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell’ONU, sono parte della Convenzione.
La Convenzione agli articoli 28 e 29 parla di educazione del fanciullo e dell’impegno degli Stati a favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità, senza discriminazioni, come previsto nell’art. 1: “Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza.”, come potrebbe essere il permesso di soggiorno.
E il sistema educativo di istruzione parte dalla scuola dell’infanzia, come si dice nella legge di riforma dell’istruzione voluta proprio dalla Moratti.

La questione verte sul fatto che le garanzie fornite dalla legge sull’accesso al sistema educativo fanno riferimento alle scuole statali ma i Comuni, Milano e gli emuli – come Parma, ma si può prevedere nei prossimi giorni aumenteranno – si appellano al fatto che le scuole materne sono comunali e l’accesso può essere legittimamente regolamentato da ordinamenti comunali.

All’ordinanza del Comune di Milano ha fatto seguito la diffida del Ministro Fioroni: «Il direttore scolastico regionale per la Lombardia Anna Maria Dominici d’intesa con il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ha diffidato il Comune di Milano al ripristino, entro 10 giorni, del rispetto delle norme relative all’iscrizione alle scuole dell’infanzia dei bambini extracomunitari privi di permesso di soggiorno».
Le parole del Ministro sono chiare e fanno riferimento ai diritti fondamentali dell’uomo «Impedirne la fruizione significa ledere la dignità della persona umana». «Non possono esistere deroghe a questa fruizione – aggiunge il Ministro -, né per le colpe dei padri né per lo stato di povertà. L’intero assetto legislativo, fino a oggi e a prescindere dai colori politici dei governi, non ha mai messo in discussione il fatto che un bambino che vive sul nostro territorio abbia diritto a essere istruito e curato e questo indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche della famiglia».

Il diritto all’istruzione è considerato un diritto fondamentale ed è garantito da convenzioni internazionali.
Ma chi è il garante di questo diritto?
Come è possibile che si verifichi che un Comune, che non ha potere di emanare leggi, con un’ordinanza violi un diritto fondamentale dell’uomo?

La frammentazione dei poteri e delle autonomie può mettere in discussione principi fondamentali quali i diritti del fanciullo?
I Comuni, sempre più proprio in materia di immigrazione, si sostituiscono al Governo e al Parlamento per quanto riguarda la materia dell’immigrazione.
Numerose ordinanze negli ultimi mesi confermano questa tendenza: i lavavetri di Firenze, l’iscrizione anagrafica su basi di censo, l’impedimento dell’accesso ai diritti come quello di sposarsi e di formare una famiglia, cioè su “un diritto – come spiega la nota dell’ASGI – fondamentale della persona fatto oggetto di espressa previsione e garanzia costituzionale (art. 29), così come definito anche da norme internazionali in vigore per l’Italia e perciò costituzionalmente vincolanti (ad es. Art. 12 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo sul diritto al matrimonio.”

Proprio a proposito di queste ordinanze l’Associazione Studi Giuridici per l’Immigrazione denunciava: “il proliferare di dette iniziative induce a ritenere le città italiane “governate” e non “amministrate” dai Sindaci – e della conclamata lesione ai diritti della persona che dette iniziative possono comportare” e faceva appello al Governo: “ad esercitare nei confronti delle circolari medesime i poteri di controllo straordinario previsti dall’art. 138 del T.U.O.E.L. (Testo Unico sull’Ordinamento degli Enti Locali- D.lgs. n. 267/2000), che dà facoltà al Governo, sentito il Consiglio di Stato, di annullare gli atti delle Pubbliche Amministrazioni, viziati da incompetenza, eccesso di potere, o violazione di leggi o regolamenti generali o speciali.”

Ma il Governo non è intervenuto con questi poteri; e nemmeno di fronte alla discriminazione messa in atto nei confronti di bambini, una categoria speciale anche per il diritto italiano, sembra sia intenzionato ad agire con qualcosa che vada oltre la minaccia di tagli economici.

A chi appellarsi, quindi, per chiedere che siano garantiti i diritti fondamentali dell’uomo?
Allo stato, che dopo pochi giorni è riuscito a mettere a tacere lo scandalo verificatosi nei giorni del decreto flussi, tramite il quale sono state presentate 655.000 domande da persone che di fatto chiedono che loro posizione si sanata, ma solo 170.000 avranno risposta positiva?
Qual è la risposta chiara che il Governo ha dato a queste persone che chiedono di avere una carta, di uscire dall’invisibilità, di esserci, di avere voce e anche di pagare le tasse? Potete restare senza documenti, la vostra sorte non ci preoccupa.
E ora, il silenzio di fronte a chi criminalizza di fatto i bambini, figli di queste persone costrette all’invisibilità, alla totale mancanza di diritti e alla vita come cittadini di serie 0, esposti a qualsiasi forma di sfruttamento e umiliazione.
Silenzio. Perché i proclami e i riferimenti ai principi fondamentali non bastano se a parlare è un Ministro.

Elisabetta Ferri, progetto Melting pot