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da La Nuova Venezia del 29 gennaio 2008

Le tre famiglie rumene ancora senza casa

La Caritas non li può più ospitare, devono arrivare i detenuti in permesso

Don Pistolato: “A tre settimane dall’incendio. I deboli ci rimettono sempre”
“L’impegno era solo per tre giorni, però il Comune tace”

CAMPALTO. «Ci avevano chiesto tre giorni, sono passate quasi tre settimane, non possono rimetterci sempre i più deboli». Il delegato patriarcale e direttore della Caritas don Dino Pistolato bacchetta il Comune, che tre settimane fa aveva promesso al responsabile della casa «Monsignor Vianello» di trovare una sistemazione alle due famiglie rimaste senza un tetto dopo l’incendio doloso appiccato durante la notte alle baracche degli zingari di via delle Barene.
Fuori dalla casa ancora sotto sequestro da parte degli inquirenti, un cartello per il postino, dove si dice di consegnare la posta in via Passo. I «più deboli» cui si riferisce don Dino sono gli ex carcerati e i detenuti che scelgono e ottengono il permesso per passare qualche giorno nella struttura della diocesi. Ma la casa è «occupata» dalle due famiglie di rumeni, ospitati dalla Caritas su richiesta del Comune, in assenza di altre soluzioni immediate, dal momento che di loro tutti si erano dimenticati. «La casa è nata per precise finalità – prosegue monsignor Pistolato – l’impegno era che in tre giorni sarebbe stata trovata una sistemazione. Anche in questo caso la capacità del silenzio è grande, perché se non mi fossi mosso qualche giorno fa per chiedere lumi…». Conclude il direttore della Caritas: «Qualche giorno ancora li posso ospitare, al massimo fino a fine settimana». Non è giusto insomma, che paghino i detenuti. E nemmeno che la Caritas si accolli ciò che non è di sua diretta competenza.
«E’ vero – ammette il presidente di Favaro Gabriele Scaramuzza – la casa Monsignor Vianello dev’essere liberata per i detenuti. Domani mattina i nostri uffici e le politiche residenziali verificheranno se ci sono progressi. Abbiamo messo in contatto le due famiglie con l’assessorato alla Casa per valutare la possibilità se non di trovare posto in un alloggio comunale, almeno di riuscire a trovare una casa in affitto rispetto alla quale il Comune e Municipalità potranno contribuire versando una quota parte delle spese». Prosegue: «Cercherò di accelerare le pratiche, in ogni caso la questione è in mano all’assessorato alla Residenza, per quel che ci riguarda siamo disposti ad andare incontro economicamente ai rumeni, ma è qualcun altro che deve sbrigarsi». Le due famiglie devono poter tornare alla normalità, e se non possono più tornare nella loro casa, dalla quale sono scappati in fretta e furia con i materassi in mano una notte di quasi tre settimane fa, è opportuno che trovino una sistemazione dignitosa. «Domani – conclude Scaramuzza – farò il punto con gli uffici competenti».