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Da Il Manifesto del 30 gennaio 2008

Licenziati dalla coop delle consegne

Sono arrivati al lavoro come al solito, venerdì pomeriggio. Ma hanno trovato il magazzino totalmente vuoto e chiuso. Più di 70 lavoratori della Fast Coop (consorzio Gesconet) sono a casa da due giorni e da due giorni presidiano i cancelli del vecchio magazzino. Quando hanno chiesto spiegazioni ai responsabili della cooperativa, si sono visti consegnare una lettera che dichiarava la fine dell’appalto da parte di Fast Coop Gesconet con Tnt a partire dal 28 gennaio.

E’ chiaro che si tratta di una pesante rappresaglia nei confronti di quei lavoratori che dalla scorsa estate si erano autorganizzati e con l’aiuto dell’Adl (associazione difesa lavoratori, federata Cobas) avevano intrapreso una lotta che ha portato a importanti vittorie. Ma non appena se ne è presentata l’opportunità, i padroni hanno reagito e nel modo più pesante. Da ieri mattina il lavoro degli impiegati del magazzino è bloccato dai picchetti. Tra le varie azioni concordate in assemblea c’è stato anche un presidio davanti alla prefettura. «Da anni – dice Gianni Boetto dell’Adl – Gesconet attraverso le innumerevoli cooperative che si sono succedute a Limena, ha aggirato le norme più elementari in materia di retribuzioni, contribuzioni e fisco, lucrando cifre enormi sulla pelle dei lavoratori».

E’ da poco meno di un anno che i soci-lavoratori Fast Coop si sono rivolti all’Adl per chiedere il riconoscimento degli scatti di anzianità, una busta paga regolare dove vengono retribuite le ore effettivamente lavorate, una piccola integrazione da parte dell’azienda per la malattia, il pagamento del lavoro straordinario, l’erogazione di un buono pasto, uno spazio dove poter effettuare le pause e la conquista del rispetto da parte dei responsabili della cooperativa.

Ieri mattina un nuovo presidio, ma ancora nessuna risposta da parte dell’azienda. Intanto i Verdi in consiglio provinciale hanno presentato una interrogazione. Paolo De Marchi chiede alla giunta di «intervenire autorevolmente, di concerto con il prefetto, presso la direzione Tnt per il mantenimento della continuità lavorativa dei dipendenti Fast Coop, rendendo nulli i licenziamenti e garantendo quei diritti da essi conquistati». De Marchi sottolinea che per quanto riguarda la Fast Coop «siamo di fronte anche all’universo “particolare” della condizione dei lavoratori delle cooperative e delle scatole cinesi degli appalti e dei subappalti. Un “mondo a parte”, con regole e diritti paradossalmente inferiori agli altri comparti: paradossalmente perché parliamo di forme di impresa che dovrebbero ispirarsi alla “cooperazione”, e che invece sono fra i luoghi dove più difficile è il riconoscimento dei diritti e la legittimità di un’organizzazione sindacale».

L’accordo con la Fast Coop era stato siglato il 12 ottobre scorso. Ma già il 15 novembre, data di consegna delle busta paga, lo scatto di anzianità concordato (pari a 200 euro) non era stato inserito tra le voci retribuite. Sempre in base all’accordo stipulato, l’intera somma degli arretrati maturati per scatti di anzianità non pagati avrebbe dovuto essere pagata in quattro rate a partire da questo mese. Anche in quell’occasione i lavoratori erano scesi in sciopero: era evidente che riuscire ad ottenere dall’azienda quanto pattuito sarebbe stato molto difficile.

Orsola Casagrande