Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

tratto da: Peace Reporter del 21 gennaio 2008

Muro contro il muro

Terre di confine consegnate di forza alle autorità, cittadini che combattono contro gli espropri, la costruzione sempre più difficoltosa di una barriera lunga centinaia di chilometri che impedisca ai clandestini di passare la frontiera di nascosto. Scene da muro tra Israele e Territori palestinesi occupati, ma che da qualche tempo si ripetono invece in Texas, New Mexico, Arizona e California, in molte aree dove gli Stati Uniti stanno erigendo una rete di recinzione per contrastare l’immigrazione ispanica dal Messico. Centinaia di proprietari terrieri si rifiutano di rinunciare agli appezzamenti dove dovrebbero essere installati reticolati, sensori, lampioni. Ma dopo la causa intentata dal governo, la settimana scorsa un giudice locale ha ordinato i primi sgomberi.

La protesta. Nello Stato più grande degli Usa, i “ribelli” sono riuniti nella Texas Border Coalition – un’associazione di sindaci, contee e organizzazioni sul territorio che riunisce oltre un centinaio di persone. Per aggirare la loro resistenza, lunedì 14 gennaio il governo federale ha fatto ricorso in tribunale per farsi consegnare un appezzamento di Eagle Pass, in Texas, una città il cui sindaco è uno degli esponenti più critici della coalizione. Qualche giorno dopo, un giudice ha dato ragione all’amministrazione di Washington, ordinando a Eagle Pass di consegnare 94 ettari di terreno comunale dove dovrebbe sorgere il muro. E’ il primo pronunciamento giudiziario in questo senso, ma difficilmente sarà l’ultimo. Il dipartimento di Giustizia ha infatti intenzione di intentare cause simili a 102 proprietari terrieri che, dalla California al Texas, non hanno consegnato i propri appezzamenti per la durata di sei mesi, come richiesto da Washington.

Lite giudiziaria. L’amministrazione Bush vuole costruire oltre 1.100 chilometri di recinzione lungo il confine con il Messico, circa un terzo della sua estensione: l’obiettivo è di arrivare a 600 chilometri di barriera entro la fine di quest’anno. “Possiamo abbandonare uno sforzo del genere perché rappresenta un problema per una persona in particolare? Non credo di poterlo accettare”, ha detto il segretario della Sicurezza interna Michael Chertoff, facendo appello al senso di “responsabilità civica” per esortare i proprietari a consegnare le loro terre. Ma la Texas Border Coalition, che prima della sentenza aveva chiesto (senza successo) un nuovo incontro di consultazione con le autorità, è sempre più sul piede di guerra, anche perché non ha avuto diritto di parola davanti alla corte. “Il popolo del Texas dovrebbe essere furente per i metodi di sottobanco usati dal Dipartimento per rubare 94 ettari alla gente di Eagle Pass”, ha scritto la Coalition in un comunicato. “Ciò dimostra ancora una volta che stiamo perdendo le nostre libertà di fronte a un governo federale che opera senza restrizioni e fuori da ogni controllo”.

Alessandro Ursic