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da il Gazzettino del 15 Febbraio 2008

Il viaggio della disperazione finisce in tragedia

Giovane afghano tenta di attraversare l’autostrada dopo il casello di Villabona ma viene travolto e ucciso

Riconoscere quel corpo straziato dalle ruote dei Tir e della auto è stato per ora impossibile. È quasi certo invece che la vittima facesse parte del gruppo di clandestini afghani rintracciato un’ora dopo dai carabinieri vicino a Borbiago di Mira.

Una storia triste, di disperazione, esattamente ciò che ha portato quindici giovani afghani, tra i 20 e i 40 anni, a intraprendere quello che doveva essere il classico viaggio della speranza. Un viaggio che si è invece tramutato in tragedia.

Ricostruire con esattezza ciò che è accaduto non sarà facile per i carabinieri che si sono trovati di fronte l’altra notte, verso le 2, un gruppo di disperati che vagava nella campagne del veneziano, a ridosso dell’autostrada, cercando un riparo in attesa del giorno. Tutti erano reduci da un lungo viaggio fatto per larga parte, sembra, all’interno di un camion non ancora identificato dagli inquirenti che per l’intera giornata di ieri hanno interrogato i quindici afghani avvalendosi della collaborazione di due interpreti.

Sembra che il gruppo abbia viaggiato dentro quel camion per tre giorni interi senza cibo, acqua e in condizioni igieniche a dir poco precarie. Quando i carabinieri li hanno trovati riuscivano a malapena a stare in piedi, erano stanchi, provati ma soprattutto e umanamente spaesati.

Hanno raccontato, ma non si sa quanto le dichiarazioni siano attendibili (ci sono forti dubbi in proposito), che erano convinti di essere giunti in Inghilterra e non in Italia. In sostanza quando sono stati spediti giù dal camion, più o meno all’altezza della rotonda di Malcontenta sulla Romea, i quindici afghani credevano di essere nel Regno Unito e non a due passi da Venezia. Dichiarazioni ovviamente da prendere con le molle considerando che l’Italia è uno dei pochi paesi in cui gli afghani possono chiedere asilo politico e, partendo da questo presupposto, è chiaro che probabilmente sapevano benissimo di trovarsi nel Belpaese. Magari non proprio a Venezia ma in Italia sì.

Dopo essere sceso dal camion il gruppo sembra si sia diretto inconsapevolmente verso l’autostrada trovando giocoforza un ostacolo. A questo punto uno dei quindici afghani avrebbe tentato di attraversare l’autostrada che da Mestre porta a Padova più o meno a un chilometro dal casello di Villabona. Una decisione che gli è costata la vita. L’uomo è stato infatti travolto prima da un’Audi A6 condotta da un rodigino di 55 anni e poi da altre vetture e camion che transitavano verso Padova. Terribile la scena che si è presentata ai primi soccorritori e agli agenti della Polstrada di Padova giunti sul posto per i rilievi.

L’uomo era praticamente irriconoscibile, ridotto a brandelli. Sul cadavere non sono stati trovati documenti utili all’identificazione, né alcun effetto personale. L’autostrada è stata immediatamente chiusa e riaperta dopo un paio di ore. Sul posto sono giunti anche i Vigili del Fuoco di Mestre che si sono occupati delle operazioni di lavaggio della sede stradale.

La verità è venuta a galla poco dopo quando appunto i carabinieri hanno rintracciato a poche centinaia di metri di distanza il gruppo di afghani. La vittima in sostanza faceva originariamente parte del gruppo che stava dirigendosi dalla Romea verso Mestre.

Gli afghani, alla vista dei militari, hanno immediatamente richiesto aiuto ed assistenza, anche in considerazione delle precarie condizioni in cui si trovavano (infreddoliti e sfiniti da un viaggio probabilmente molto lungo) e dalla necessità di reperire un immediato luogo di ricovero, non indossando abiti adeguati alla bassa temperatura notturna. Sono stati quindi chiamati i rinforzi, nonché personale sanitario del 118. Il gruppo è stato quindi portato in caserma a Mestre dove ha trascorso la notte facendo la spola tra la struttura militare e l’ospedale Umberto I. Fortunatamente le condizioni di salute dei giovani non sono apparse gravi se si esclude il normale stato di debilitazione dovuto al lungo viaggio. Altrettanto non si può dire per le condizioni igieniche: cinque soggetti presentavano forme lievi di scabbia. Dalle prime ore della mattinata, invece, dopo un’abbondante colazione e qualche ora di riposo, gli afghani sono stati sottoposti ad operazioni di identificazione e agli accertamenti di polizia giudiziaria per accertare la loro effettiva provenienza.