Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

25 aprile e 1 maggio – Da Verona a Reggio Emilia prendono parola gli invisibili

Venticinque aprile e primo maggio sono due date importanti, che rimandano a momenti che hanno profondamente segnato la storia della nostra società e del mondo intero.
Il rischio però è che lo stesso richiamo alla memoria, al ricordo delle giornate della liberazione del 1945 o delle agitazioni del 1886, rendano questi appuntamenti dei semplici momenti celebrativi, rituali, vuoti del senso attuale che parole come liberazione o lotte contro lo sfruttamento possono invece evocare nel presente.

Un nuovo 25 aprile, un nuovo 1 maggio sono alle porte.
Da Verona a Reggio Emilia passando per Milano una nuova presa di parola per la liberazione, dallo sfruttamento, dal lavoro nero, dalla negazione dei diritti prende forma: i protagonisti di questo processo sono i migranti sfruttati nelle cooperative del sub-appalto, quelli impiegati nel lavoro nero dei cantieri, in quello di cura nelle case, quelli costretti a subire le discriminazioni nell’accesso alla casa, quelli esclusi dal decreto flussi, irregolari non per scelta ma perché una legge ingiusta consegna loro questa posizione subordinata nella società.

A Verona, città simbolo dell’incapacità di dare risposte reali alle contraddizioni che la sfida dei fenomeni migratori consegnano al nostro tempo, il Sindaco Tosi ha scelto, in nome di una sicurezza incapace di garantire, di scagliare l’amministrazione contro i migranti, di rendere loro impossibile la vita nonostante siano pienamente inclusi nella produzione diffusa dei territori del Nord Est.
A Reggio Emilia, il lavoro nero nelle case o tra i ponteggi dei cantieri edili ci consegna storie di ricatti, di stipendi non pagati, di minacce e di invisibilità.

Non si tratta di giornate in “difesa dei migranti”. Ma di momenti in cui gli stessi si mettono in marcia.

Quando parliamo di migranti, di migrazioni, va da sé, non possiamo non parlare anche delle profonde contraddizioni che la società multiculturale, multietnica o come meglio si intenda descriverla, pongono al nostro tempo.

Con buona pace di quanti pensano di aver trovato nei migranti la “nuova classe” che detiene il primato dello sfruttamento o ancora peggio il soggetto unico in grado di esprimere capacità del conflitto, ciò che abbiamo davanti racconta uno scenario di tutt’altro segno.

In questo mondo globalizzato la mobilità dei corpi è diventata necessità, produzione di valore, occasione di ricchezza e di sfruttamento.
Il processo inarrestabile di migrazione che caratterizza la nostra epoca, insieme alle leggi che tentano di governarlo, sono il frutto delle evoluzioni del modello produttivo che ha collocato su scala globale, mercati, divisione del lavoro, dinamiche di governance.
Tutto questo ci consegna una realtà carica di violenze, di contraddizioni sociali, un po’ come quando, dalle campagne, la società rurale muoveva i primi passi verso la costruzione degli agglomerati urbani, un epoca densa di fenomeni di brigantaggio, di vagabondaggio, di povertà e miseria.

Queste attuali contraddizioni, questo difficile processo di costruzione di nuove identità, meticce, multidimensionali, è spesso utilizzato per determinare nuovi assetti dello sfruttamento e della subordinazione.

L’ orizzonte, non è tanto quello di consegnare a questo o quel soggetto una centralità nei processi di cambiamento, piuttosto, quello di pensare ad uno spazio capace di incidere, di cambiare di segno, di trasformare il presente.

L’auto-organizzazione, il comune dei percorsi di conquista dei diritti sono le potenziali tracce in cui la “nuova liberazione” può prendere forma.

Migranti nell’auto-organizzazione, per i diritti sociali e sul posto di lavoro.
Questo è la contesa che si gioca nel terreno striato e selettivo della cittadinanza contemporanea.

Non c’è separatezza tra queste dimensioni.
L’una, quella propria del lavoro, segnata da condizioni di sfruttamento: contratti come “carta straccia” quando ci sono, totale assenza di diritti quando al lavoro sono messi gli invisibili senza titolo di soggiorno.
L’altra quella della cittadinanza, a posizionare nella scala graduale ma non progressiva dei diritti, a disporre e selezionare i livelli di inclusione, a determinarne la ricattabilità: il contratto di soggiorno, il rinnovo del permesso, la spada di Damocle dell’espulsione, il ricatto del confinamento nei centri di detenzione, le ordinanze dei sindaci razzisti, la fobia della sicurezza che travolge tutto e tutti senza renderci neppure più sicuri sono le stesse condizioni del ricatto, sono le pre-condizioni della messa al lavoro dei migranti, sempre subordinata.

Il problema infatti non è tanto quello di escludere, ma di includere selettivamente, di mettere al lavoro a determinate condizioni, un management delle migrazioni che sogna di determinare i flussi della mobilità specularmente alle esigenze dei mercati.
E non sarà certo l’avvento di quanti sbandierano slogan per la chiusura delle frontiere ad interrompere questo necessario (per l’economia globale) quanto inarrestabile (per la vita) processo di mobilità, come non sarà certo ogni velleità di addomesticamento a determinare i tempi e gli spazi dei fenomeni migratori.

La sfida è aperta.
Dal venticinque aprile al primo maggio il salto è breve, quasi fossero un unica data, quasi a saldare insieme queste due dimensioni del conflitto nell’auto-organizzazione: per la liberazione e contro lo sfruttamento, per le conquiste sul terreno della cittadinanza e per quelle sul posto di lavoro.

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

Verona:
Verona, 25 aprile – Non siamo immigrati ma nuovi cittadini
La corcanca, gli audio, i commenti, le foto del corteo
Verona, 25 aprile giorno dell’indignazione – Un appello sottoscritto da personalità della politica e della cultura
25 aprile, festa della liberazione – 25 aprile a Verona, festa dell’indignazione
Verona, 25 aprile – Intervista all’Avv. Roberto Malesani

Reggio Emilia:
Reggio Emilia – 1 maggio. Lavoro nero, precarietà estrema, morti sul lavoro
Reggio Emilia – Verso il 1 maggio migrante