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Condannato a 30 anni il capitano della Yohan El Hallal

Si è da poco conclusa l’ultima udienza a Catania dopo le arringhe degli avvocati dei familiari delle vittime Simonetta Crisci e Matilde Di Giovanni e dell’imputato avv. Comi; il presidente della Corte Virardi ha letto la sentenza di condanna in base agli art. 25, 604 e 627 del CPP per omicidio plurimo volontario, a 30 anni di reclusione ed al pagamento di una provvisionale di 20.000 euro per le famiglie di ogni vittima.

Si arriva così ad un primo segnale di svolta del lungo calvario per i familiari delle vittime e per i superstiti, che da 12 anni attendono Verità e Giustizia mentre invece hanno ricevuto una vergognosa sentenza d’assoluzione a Siracusa per l’altro imputato Thourab, per il quale è in corso un altro processo d’appello a Catania.

Negli interventi di parte civile stamattina è stata sottolineata la pesante responsabilità in quella tragica notte del libanese El Hallal, che urtò per due volte il battello F174, dove aveva fatto scendere i 300 giovani sfortunati e poi l’aveva lasciato affondare. L’imputato El Hallal era esperto di navigazione, conosceva la proibitive condizioni climatiche di quella notte, l’unico suo interesse a tornare in soccorso della F174 era quello di salvare il conducente greco Zebourdakis, che era un’esponente dell’organizzazione internazionale di trafficanti di esseri umani e quindi , per evitare di essere sorpreso dalla capitaneria italiana, fuggiva incurante del destino di morte dei naufraghi . L’avv. Crisci ha inoltre sottolineato le gravi manchevolezze nell’investigare sulla rete di complicità della “holding degli schiavisti” ( come la definiva Dino Frisullo), dato che , il padre della vittima Shabib (in attesa di permesso di soggiorno, ma costretto a tornare in Pakistan per l’aggravarsi della madre), Zabiullah aveva già ricostruito la rete di “agenzie di viaggio” a Karachi, Colombo, Alessandria d’Egitto…Dopo 10 anni l’Interpol ancora brancola nel buio. Sarebbe stata inoltre necessaria un’indagine anche sulle numerose omissioni di soccorso e d’atti d’ufficio di casa nostra, dato che in troppi si sono ostinati a considerare per anni il naufragio “presunto”.

In questi anni il numero delle vittime è salito vertiginosamente ed i trafficanti di esseri umani continuano ad ingrassarsi approfittando di leggi proibizioniste che impediscono ingressi regolari: Si preferisce dilapidare denaro pubblico per militarizzare le nostre coste e si firmano accordi di riammissione con governi del bacino nordafricano sempre più corrotti e liberticidi, addirittura si esternalizzano le galere etniche in quei paesi per salvarsi la coscienza e non disturbare le stagioni turistiche.

La sentenza di oggi è un primo passo per iniziare ad ottenere giustizia non solo per l’imputato El Hallal, che dovrà finalmente iniziare a pagare per le sue responsabilità, ma all’interno di un progressivo accertamento dell’insieme delle responsabilità della rete internazionale dei trafficanti e dei loro complici, anche in Italia, dato che le tragedie per entrare nella fortezza Europa si moltiplicano, grazie alla vergognosa latitanza bipartisan delle forze politiche, che , invece d’ investire in nuove politiche d’accoglienza preferiscono vergognose politiche securitarie , riducendosi così a fare la guerra ai poveri, anzicchè alla povertà.

Catania 9/4/’08

Rete Antirazzista Catanese, Senza Confine