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Da La Repubblica del 10 giugno 2008

Bologna – Torna il calvario dell’ufficio stranieri

Nella nuova sede sovraffollamento e indicazioni solo in italiano

Innanzitutto, il paradosso: nell’ufficio dove ogni giorno si riversano centinaia di immigrati di ogni etnia, le informazioni sono solo in italiano e i cartelli sono disseminati un po’ dappertutto in modo disomogeneo.
Poi, la logistica: uno stanzone col soffitto basso per gli utenti, pochi posti a sedere, gli agenti “invisibili” che ricevono solo su appuntamento al di là della porta, e al di là della parete una sala riunioni faraonica, grande almeno il doppio, con poltroncine di velluto e impianto di amplificazione. La usano solo pochi giorni l’anno, per le conferenze stampa e altre questioni interne. Infine, i tempi d’attesa: un anno in media per ottenere il permesso di soggiorno rinnovato, le code per avere informazioni (l’ufficio distribuisce ogni giorno non più di 150 numeri, chi arriva tardi deve arrangiarsi) i ritardi nell’aggiornamento del sito del Viminale. Certo, all’ufficio immigrazione della Questura non ci sono più i vergognosi bivacchi notturni che caratterizzavano l’attesa in via Agresti, ma anche la nuova sede di via Bovi Campeggi non pare proprio ottimale, messa alle corde da una parte dalle storture infinite della Bossi-Fini, questione tutta nazionale, insomma, e dall’altra dalle carenze d’organico del personale e dalle lacune strutturali.
Impatto decisamente poco “friendly”, se anche il cronista, dichiaratosi al piantone dopo aver chiesto le funzioni di uno sportello, il “numero 1”, quello per i permessi di soggiorno “particolari” (ricongiungimenti e altro) viene affrontato così: «Se pubblica quello che le ho detto, la denuncio. E mandi subito via il fotografo, qui non può stare». Dice Roberto Morgantini, dell’ufficio stranieri Cgil: «Vero, i problemi sono tanti, a cominciare dal fatto che da quando la gestione delle domande di permesso di soggiorno, dei rinnovi e delle carte di soggiorno è passata alle Poste, i tempi si sono allungati tantissimo. Abbiamo casi di persone alle quali è stato rinnovato il permesso a pochi giorni dalla scadenza, se non addirittura dopo. Ma a Bologna ci sarebbe molto da fare: i cartelli non solo in italiano, per esempio. Almeno in inglese, arabo e cinese. E mancano i mediatori, che potrebbero avere una funzione di snodo importantissima per chi si presenta la prima volta allo sportello». Una specie di girone dantesco, insomma, dove tocca fare la fila in posti diversi anche per farsi prendere le impronte digitali: prima alla Scientifica in via del Volto Santo, poi di nuovo qui. Ieri mattina, solita ressa. Dentro, un altro cartello scritto a macchina, caratteri piccolissimi, che mette in guardia dall’uso del burqa. Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, prosa del regio decreto 18 giugno 1931. «E’ vietato comparire mascherato in luogo pubblico, il contravventore è punito con la sanzione amministrativa da 10 a 100 euro. E’ vietato l’uso della maschera nei teatri e negli altri luoghi aperti al pubblico». Sempre in italiano, naturalmente.

Carlo Gullotta