Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Direttiva rimpatri – Amnesty International: il Parlamento europeo deve bocciare la proposta

La Sezione Italiana dell'associazione si appella pubblicamente ai parlamentari eletti in Italia

Durante un discorso tenuto oggi al Cimitero Santa Lastenia di Santa Cruz de Tenerife (isole Canarie), dove sono sepolti i corpi senza nome di decine e decine di migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa, la Segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, ha chiesto all’Unione europea di proteggere i diritti dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico, sollecitando il Parlamento europeo a bocciare la proposta di direttiva su standard e procedure comuni riguardanti il rimpatrio dei migranti irregolari (la cosiddetta “direttiva sui rimpatri”), la cui discussione è in programma domani, martedì 17, e il cui voto è previsto mercoledì 18.

“Desidero ricordare ai governi europei che se una persona è priva di documenti, ciò non significa che sia anche priva di diritti” – ha dichiarato Khan. “I diritti umani spettano a ogni essere umano, a prescindere dal suo status legale: i richiedenti asilo politico in fuga dalla persecuzione hanno il diritto a chiedere asilo, i migranti hanno il diritto di essere trattati umanamente e con dignità”.

“Il Parlamento europeo è chiamato a prendere una decisione molto importante sul rimpatrio dei migranti irregolari, approvando o meno una direttiva che permetterà agli Stati membri dell’Unione europea di tenere in carcere persone, minori compresi, che non hanno commesso alcun reato, fino a 18 mesi” – ha proseguito Khan. “L’Europa può fare di meglio. Per questo, sollecito il Parlamento europeo a bocciare il testo di direttiva e ad assicurare che siano introdotte effettive garanzie a tutela dei diritti dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, una categoria particolarmente vulnerabile e priva di protezione”.

La Sezione Italiana di Amnesty International, a sua volta, ha lanciato un appello pubblico ai parlamentari europei eletti in Italia chiedendo loro di non approvare la direttiva e di impegnarsi affinché siano introdotte profonde modifiche al testo attuale.

La direttiva europea prevede, in modo inaccettabile, un periodo di detenzione a scopo di espulsione di sei mesi per persone che non hanno commesso alcun reato, che può essere esteso di altri 12 mesi per svariati motivi, tra cui quello che lo Stato membro non sia riuscito ancora a espellere il migrante irregolare. L’associazione per i diritti umani ricorda che la detenzione dev’essere l’ultima e non l’unica risorsa e che il periodo di detenzione deve durare il minor tempo possibile e non prolungarsi a oltranza.

Altrettanto inaccettabile, per Amnesty International, è il divieto di reingresso previsto dalla direttiva: se approvata, questa misura potrebbe costituire un pesante ostacolo all’accesso al diritto d’asilo nell’Unione europea e penalizzare i ricongiungimenti familiari.

È inoltre preoccupante che la proposta di direttiva non escluda espressamente la detenzione per i minori non accompagnati, limitandosi ad affermare che questa dev’essere considerata come ultima risorsa e per il minor tempo possibile. Oltre a vietare espressamente la detenzione dei minori non accompagnati, la direttiva dovrebbe anche evitare la detenzione di altre categorie vulnerabili, come le vittime della tratta, le donne incinte, gli anziani e le persone affette da gravi disturbi mentali.

La direttiva prevede infine un periodo di tempo, da sette a 30 giorni, per il cosiddetto “rimpatrio volontario”. L’obbligo degli Stati membri, cui fa riferimento la proposta di direttiva, di garantire un periodo di tempo per il “rimpatrio volontario” prima di procedere all’espulsione dovrebbe, secondo Amnesty International, prevedere un tempo sufficiente per organizzare il ritorno.

Infine, in riferimento a situazioni di emergenza, che si verificherebbero quando il ritorno di un numero eccezionalmente grande di cittadini di un paese terzo “ha un impatto eccessivo sulla capacità delle strutture detentive di uno Stato membro”, la direttiva prevede una deroga al principio che i migranti irregolari debbano essere posti in strutture detentive speciali e non nelle carceri comuni. Amnesty International ritiene che questa definizione, nella sua estrema genericità, sia inaccettabile.

Roma, 16 giugno 2008