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Direttiva rimpatri – Il testo allo stato attuale non garantisce il rispetto dei diritti fondamentali

Un comunicato della Rete Euro-mediterranea dei Diritti dell’Uomo

Il 18 giugno, il Parlamento europeo è chiamato a votare il testo di compromesso concernente la direttiva relativa al ritorno dei migranti di paesi terzi che si trovano in posizione di soggiorno irregolare. Una volta adottato, questo testo regolerà le procedure e le condizione secondo le quali i migranti irregolarmente presenti in Europa verranno ‘rimpatriati’.
La Rete Euro-mediterranea dei Diritti dell’Uomo (Réseau Euro-méditerranéen des Droits de l’Homme, REMDH), si aggiunge alle numerose critiche espresse dalle organizzazioni della società civile rispetto al fatto che le disposizioni previste dal testo con riguardo alla durata della detenzione amministrativa, all’interdizione a rientrare sul territorio, e al trattamento delle presone vulnerabili e dei minori non accompagnati, sono inaccettabili.
Le REMDH sottolinea in special modo come il progetto della direttiva specifichi che il ritorno forzato può essere eseguito verso paesi attraverso i quali i migranti hanno transitato prima di entrare nel territorio dell’Ue, anche nel caso in cui essi non abbiano con quei paesi alcun legame durevole.
La REMDH ricorda che nessuno dei paesi dell’Africa del Nord e del Medio Oriente – ovvero i principali paesi di transito per le migrazioni che raggiungono il sud dell’Europa – è in grado di garantire la protezione dei diritti dei migranti. La pratica della detenzione arbitraria e della tortura è cosa corrente per molti tra questi. D’altronde, la quasi totalità delle legislazioni di questi paesi criminalizza il soggiorno e l’attraversamento irregolare delle loro frontiere. Le leggi in vigore in questi Stati prevedono per questi atti delle pene che possono arrivare alle volte anche ad un anno di prigione correlato da multe[1].

« Come è possibile allora che in tali condizioni L’Ue possa pretendere di garantire che le persone rinviate non saranno soggette e cattivi trattamenti ? » ha sottolineato Kamel Jendoubi, Présidente della REMDH. « é semplicemente impossibile », ha aggiunto. « rinviando i migranti verso i paesi di transito piuttosto che verso i paesi di origine o di residenza abituale, non soltanto l’Ue delega la responsabilità della loro presa in carico a paesi che non ne hanno gli strumenti, ma mette queste persone in una situazione nella quale rischiano di vedere negati i loro diritti” ha concluso.

La REMDH constata che il progetto di direttiva afferma il principio di « non-refoulement ». nonostante questo, però, non prevede alcun meccanismo di verifica del rispetto di questo principio. « nel momento in cui l’Italia non ha esitazioni a rinviare Sami Essid verso la Tunisia[2] e fa ciò malgrado l’interdizione che aveva ricevuto dalla Corte Europea dei Diritti del’Uomo, ; e visto che la Grecia non ha esitato a rinviare dei rifugiati afghani verso la Turchia, in totale violazione del principio di non-refoulement[3], in quale modo l’Eurioa pretende di fare rispettare questo principio? » ha domandato Kamel Jendoubi.
Per tutti questi motivi la REMDH valuta che il testo della direttiva, allo stato attuale, non è volto a proteggere i diritti delle persone ‘rimpatriate’; anzi, al contrario. Il testo non stabilisce norme sufficienti per la protezione dei diritti. Al contrario, esso non rispetta norme e principi internazionali e nello specifico i « Venti principi direttivi sul ritorno forzato » del Consiglio d’Europa.
La REMDH fa quindi appello ai deputati europei affinché non votino in favore del compromesso che è stato loro proposto, dal momento in cui esso potrà essere fonte di violazioni dei diritti umani.

[1] Vedi posizione della REMDH aspettando la conferenza ministeriale sull’immigrazione, ottobre 2007
[2] Vedi comunicato della REMDH : « l’Italie complice de violations des droits de l’Homme », www.euromedrights.net
[3] Vedi il raporto di Pro Asyl : « the thruth may be bitter, but it must be told », www.proasyl.de