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Direttiva rimpatri – Quando l’Europa chiederà scusa?

Intervista a Moni Ovadia, attore, scrittore, primo firmatario dell'appello contro la direttiva europea

Sull’approvazione della direttiva rimpatri da parte del Parlamento Europeo avvenuta il 18 giugno scorso abbiamo intervistato Moni Ovadia, attore, scrittore, primo firmatario di un appello sottoscritto da 25 intellettuali europei per richiedere agli europarlamentari di non approvare il testo della direttiva, definita da più parti, uno strumento pericoloso per la violazione dei diritti umani.

Io credo che sia tutto sommato una questione molto semplice: intanto, normalmente, sono molto felice quando l’Europa prende provvedimenti in chiave positiva, di tutela dei diritti umani, poichè su questo punto, nel nostro paese, siamo piuttosto mal messi. Però l’Europa non può fungere da “foglia di fico” per provvedimenti che hanno il tratto di regressione nei confronti della tutela dei diritti dell’uomo.
Questo modo di affrontare la questione dell’immigrazione non porta da nessuna parte. Come abbiamo anche da altre parti, per esempio con il muro tra Messico e Stati Uniti che non ha cambiato nulla: la gente, in preda alla disperazione, cerca in ogni maniera di uscirne perchè questo è un diritto fondamentale dell’essere umano; il diritto alla vita! Se si nega questo diritto, se questo è l’atteggiamento dell’Europa, non si va da nessuna parte. Avviene una sorta di implosione del senso della costituzione dell’Europa stessa.
Mi sembra che questo provvedimento abbia proprio dei tratti di inumanità, e allora vuol dire che stiamo costruendo un Europa solamente dal punto di vista dell’economia e dimentichiamo che il senso più pregnante dell’esistenza dell’Europa è quello di essere un continente dove i diritti fondamentali vengono prima di tutto difesi e tutelati.
Questo è un momento di regressione anche se non bisogna scoraggiarsi ma riprendere la lotta nella speranza che questo orientamento cambi. Perchè dietro a questo si cela la possibilità che emergano nazionalismi e ogni sorta di liquame nefasto che in passato ha devastato la terra d’Europa.
Il “problema dell’accoglienza” dello straniero o comunque della regolamentazione della presenza, si affronta certo attraverso accordi, attraverso l’integrazione, ma soprattutto attraverso il primo principio: il diritto per un essere umano che vive in condizioni di disperazione ad essere aiutato, a trovare un modo per uscire da questa disperazione.
Se si nega questo allora poi è possibile tutto. Se l’Europa non esce da questa logica, l’Unione andrà allo scatafascio.
Non è più questione di destra o sinistra, anche se una volta certe politiche solidali erano prerogative della sinistra, ma oggi è una faccenda che va al di là; qui si tratta di collocare l’essere umano al centro di un sistema sociale, politico, economico e far rispettare i diritti fondamentali. Il diritto ad ogni essere umano di avere pari dignità di trattamento a prescindere dal passaporto, dalla razza, dalla religione, dal sesso o dal colore della pelle, non può essere scorza vuota.
Quando questi principi esistono ma non hanno forza di legge è peggio di non averli. Quando non li hai combatti perchè vengano sanciti, ma quando sono formalmente scritti e non hanno forza è più complicato. Questi sono codici universali che l’umanità stessa si è data,

D: Vi è una formalità dei diritti umani che, scritti sulla carta, sono invece spesso oggetto di violazione nella realtà (abbiamo visto in queste settimane cosa accade nei mari del mediterraneo oltre a quello che succede nei vari CPT, come a Torino in questo periodo). Questa direttiva si propone di allungare a 18 mesi il trattenimento delle strutture, permettendolo anche per i minori non accompagnati. E’ un Europa che ostenta la sua immagine di fortezza, la “paura dello straniero invasore” si diffonde e da luogo comune entra nella testa delle persone.

R: in questa Europa dove è diffusa largamente la radice cattolica sembra che siano proprio venuti meno i principi del cristianesimo. La prima cosa che fa Gesù è proprio scegliere i più disgraziati per il suo magistero, e i suoi discepoli ci scrivono un libro sul fatto che bisogna partire dai più disagiati; a distanza di duemila anni succedono queste cose; allora cos’è stata l’evangelizzazione chiedo ai cattolici? Una presa per i fondelli? I più gravi provvedimenti vengono presi da posizioni che si dichiarano apertamente cristiane! Lo dico spesso, se Gesù nascesse oggi non potrebbe che nascere in un campo nomadi! Ci si riempie la bocca con questi bei discorsi e poi si va esattamente contro i principi che si è scelto di rappresentare nel mondo. Il comandamento che è in assoluto il più ripetuto è proprio: “amerai lo straniero come te stesso”.
Cos’è questo corto circuito? Dopo il crollo del muro di Berlino siamo entrati in un’ epoca che definirei “stalinismo del denaro”, accompagnato da una ricerca continua del nemico: seminare panico perchè la gente chieda sicurezza e poi mandare in tourné tremila soldati per pura demagogia.
Sono stati fatti errori devastanti su ogni campo.
Io sonio sempre più amareggiato: cosa festeggiamo nel giorno della memoria? La vessazione e le violenze contro i Rom ed i Sinti?
In questi giorni in Canada il capo del Governo ha abbassato la testa in segno di scusa per le vessazioni contro i nativi. Quando l’Europa chiederà scusa per quello che sta facendo?

Intervista a cura di Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa