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Fonte: bari.repubblica.it

I clandestini dal medico di famiglia

La Regione ordina: cure gratuite, saranno a carico del servizio sanitario

I clandestini avranno diritto in Puglia al medico di famiglia. La norma – unica in Italia, una simile esiste soltanto in Umbria – è stata inserita dal governo regionale all’interno del piano della Salute: approvata ieri in commissione salute da tutta la maggioranza, con l’astensione delle opposizioni, sarà discussa oggi dal consiglio regionale.
Il testo prevede la «presa in carico» da parte dei medici di medicina generale dei cittadini stranieri temporaneamente presenti (Stp) in Puglia, senza permesso di soggiorno. Una legge dello Stato del 1999, mai recepita però dal governo pugliese, prevedeva infatti l’obbligo da parte delle Regioni di rilasciare anche ai clandestini un tesserino Stp per accedere ai servizi sanitari: non è necessario dare documenti e si può richiedere anche in forma anonima.
Deve essere rinnovato ogni sei mesi e l’unica condizione perché venga rilasciato è che si dichiari di essere indigenti: non a caso per la maggior parte delle prestazioni non è necessario pagare il ticket. La regione Puglia non aveva mai ottemperato a questa norma seppur la maggior parte delle Asl avevano organizzato una serie di servizi in maniera autonoma.
Ora l’emendamento mette le cose in regola. Ma si spinge oltre. Chi ha il tesserino Stp potrà diventare un mutuato a tutti gli effetti: potrà quindi usufruire non soltanto delle prestazioni straordinarie ed urgenti ma anche quelle essenziali e continuative. Prescrizioni mediche, quindi, dalle analisi o farmaci. Monitoraggio delle malattie croniche, prevenzioni. «Ristabiliamo un diritto essenziale» spiega l’assessore alla Salute, Alberto Tedesco, «nello spirito del piano che vuole riportare la salute ai cittadini».
L’opposizione si è astenuta dalla votazione. «Non siamo contrari al principio – spiega il capogruppo di Forza Italia, Rocco Palese – Siamo però preoccupati dal meccanismo che può portare i medici di base a iscrivere nel loro registro alcuni sconosciuti. Il problema che poniamo è finanziario».

Esultano le associazioni che si occupano di integrazione. Primi tra tutti i responsabili del progetto Passi: da quasi un anno Patrizia Scardigno e Laura Roggio coordinano 32 mediatori culturali tra le province di Bari, Lecce e Foggia per monitorare, proporre e valutare le condizioni socio-sanitarie nelle quali vivono i cittadini stranieri. Erano state proprio loro a sollevare il problema delle cure mediche non urgenti.
«Questa è una bellissima risposta politica a un problema concreto – dicono – ma c’è bisogno di estendere il diritto anche ai cittadini comunitari che non hanno ancora i requisiti per accedere al servizio sanitario nazionale».
di Giuliano Foschini