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da La stampa

Puglia, mutua per i clandestini

La Regione pronta a garantire medico di base e assistenza sanitaria gratuita

Bari – Se l’operazione andasse in porto sarebbe davvero una rivoluzione nel campo dell’immigrazione. Nessuna discriminazione sotto il profilo sanitario: per gli immigrati senza permesso di soggiorno, in Puglia, saranno disponibili i medici di base. Un codice consentirebbe agli immigrati «temporaneamente presenti» nella regione di ottenere le cure di cui necessita. Qualsiasi cura, al pari di qualsiasi cittadino italiano. Il tutto a spese pubbliche. Insomma, mentre il governo di centrodestra grida all’emergenza clandestini, la regione più a sinistra d’Italia, la Puglia del governatore di Rifondazione comunista Nichi Vendola, si muove in direzione opposta. E prova a mettere un nuovo tassello nella politica sull’immigrazione. Un tassello che farà discutere. Sicuramente rivoluzionario.
Oggi la legge nazionale già prevede che i clandestini possano
usufruire del codice «STP», che consente allo «straniero
temporaneamente presente» di usufruire delle cure d’emergenza. Dunque un immigrato senza permesso di soggiorno ha diritto a essere curato in un presidio di pronto soccorso senza correre il rischio di essere denunciato. Ora la Puglia, recependo questa norma nazionale, va ben oltre. Con l’emendamento presentato dalla giunta Vendola, infatti, il diritto alla cura supera il criterio dell’emergenza, per estendersi a tutte le cure. Il che consentirebbe di aiutare gli immigrati clandestini a non doversi ridurre, come spesso avviene, in situazioni sanitarie di estrema gravità. Siamo ancora a un emendamento, chiaramente osteggiato dall’opposizione di centrodestra, che non lo ha votato in Consiglio regionale, ma a quanto pare si tratta di un
provvedimento «blindato» che, cioè, dovrebbe essere trasformato presto in legge.
Si parla di «presa in carico, da parte dei medici di medicina
generale, dei cittadini stranieri temporaneamente presenti in Puglia senza permesso di soggiorno». Insomma, il classico medico curante che nel caso in questione dovrebbe avere l’obbligo di non denunciare la clandestinità del suo assistito. E in questo modo la Regione Puglia, spiegano i tecnici che hanno lavorato al provvedimento, si farebbe carico dell’assistenza sanitaria degli immigrati irregolari. «Si conferma che la Puglia è una terra d’accoglienza – dice Silvia Godelli, assessore regionale al Mediterraneo – chiunque sia in Puglia, che sia per breve o lungo tempo, ha diritto alle prestazioni sanitarie. Gli immigrati sono una parte costitutiva della nostra realtà, anche gli immigrati clandestini, che spesso, per esempio, lavorano senza contratto nelle nostre campagne: se fanno parte del nostro tessuto sociale, è giusto che il tessuto sociale si prenda cura di loro». Nelle scorse settimane, a Bari, è morto un bambino di tre mesi per una circoncisione effettuata in casa senza alcuna precauzione
medica. I genitori, entrambi nigeriani, l’avevano affidato a una sorta di «santone». «Con questa legge – dice l’assessore Godelli – un caso del genere si sarebbe potuto evitare, poiché anche la circoncisione, oltre che un fatto culturale, è una questione medica».
Intanto la legge andrà a coprire un buco normativo regionale, che
riguarda parecchie regioni italiane, poiché la parte del testo unico sull’immigrazione, nella parte in cui obbliga le Regioni a individuare «le modalità più opportune, per garantire le cure essenziali e continuative», è disattesa in Puglia come in gran parte d’Italia. Se questo emendamento dovesse passare, oltre a recuperare il ritardo rispetto alla legge, si sancirebbero nuovi diritti. Quelli per le cure non emergenziali, che rispondono a criteri non solo umanitari, ma anche economici. Un paziente italiano, con l’iscrizione al medico di base, costa circa 70 euro l’anno. Ma lasciar correre le cure essenziali può portare al ricovero, e il ricovero, che è garantito già oggi anche ai clandestini con il codice «STP», costa molto di più.
Sarebbe prevista, comunque, l’assistenza dei medici di guardia, altro punto essenziale dell’emendamento, e un fondo di 800mila euro, destinato ogni anno alle cure dei cittadini senza permesso di
soggiorno. Non sono grosse cifre, certo, ma si tratta comunque di una posizione coraggiosa.
Antonio Massari