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dal Messaggero Veneto del 30 luglio 2008

Sciopero della fame, immigrato palestinese al pronto soccorso

Un immigrato palestinese ospite del Cie di Gradisca (Centro di identificazione ed espulsione, l’ex Cpt) è stato trasportato ieri mattina al pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia per essere sottoposto ad accertamenti medici a seguito di uno sciopero della fame attuato dallo scorso 23 luglio.
L’extracomunitario, come riportato dal giornalista Gabriele Del Grande (che venerdì scorso aveva visitato il Centro per immigrati di Gradisca), era arrivato al Cie di Gradisca dall’analoga struttura di Modena, dopo essere stato in precedenza ospite di altri tre centri.
Da subito l’espressa volontà di tornare a Modena (dove l’immigrato ha dichiarato di avere la famiglia) e, a pochi giorni dal suo arrivo, l’inizio dello sciopero della fame, attuato insieme a un immigrato tunisino.
Verificato l’episodio, la Prefettura di Gorizia, ieri mattina, ha disposto in accordo con la direzione del Centro di via Udine il trasferimento del palestinese al pronto soccorso di Gorizia per gli accertamenti del caso visto che l’immigrato lamentava difficoltà nell’ingerire anche liquidi dichiarando di sputare sangue.
Una volta effettuati gli esami del caso ed effettuata una radiografia toracica, i sanitari dell’ospedale di Gorizia hanno riscontrato che il ragazzo non destava preoccupazioni dal punto di vista nutritivo. Riportato già nella tarda mattinata di ieri al Centro immigrati di via Udine, Prefettura e direzione del centro hanno concordato per un costante monitoraggio medico dell’immigrato e richiesto un’analisi specialistica allo psicologo della struttura gradiscana.
Nessuna preoccupazione per l’altro immigrato tunisino, che già da lunedì sera aveva interrotto lo sciopero della fame riprendendo ad alimentarsi regolarmente.
Un episodio che ha semplicemente alterato la routine del Centro di via Udine, struttura che, nonostante continui a operare a pieno regime per quanto riguarda le sezioni adibite a Centro di prima accoglienza (Cpa, capienza 112 posti) e Cara (Centro di assistenza per richiedenti asilo, 148 posti), non registra momenti di particolare tensione tra i suoi ospiti. Uno stato di apparente tranquillità con ogni probabilità dovuto anche all’improvvisa riduzione delle presenze nel Cie, dove al momento sono ospitati circa una cinquantina di immigrati clandestini.
Marco Ceci