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da Il Piccolo di Trieste del 31 luglio 2008

Trieste, le nascite in aumento grazie ai giovani immigrati

Il calo demografico costante rivoluzionato dai nuovi residenti

È baby-boom, record delle nascite e dei piccoli da 0 a 4 anni residenti nella nostra città. Era dalla fine degli anni Ottanta che Trieste non era popolata da così tanti bambini. E per rendersene conto, basta guardarsi un po’ in giro: passeggini, piccoli che sgattaiolano ovunque e future mamme con il pancione sono più frequenti di qualche anno fa.
Dall’inizio dell’anno sono a Trieste sono venuti al mondo 772 bimbi: 353 femmine e 419 maschi. Lo scorso mese di giugno, considerando i piccoli fino al quarto anno d’età, in città se ne contavano addirittura 7.637: 4.004 bambini e 3.633 bambine, il 3,66 per cento dell’intera popolazione residente. Un numero record con un’incidenza che non si vedeva da vent’anni e che ha iniziato a riprendere quota all’inizio del nuovo secolo. Merito, oltre che delle nascite, delle centinaia e centinaia di coppie di immigrati che decidono di venire a vivere a Trieste, portandosi appresso almeno un bimbo e decidendo di metterne al mondo altri proprio nella nostra città: a gennaio 2008 i bambini stranieri a Trieste tra i 0 e i 4 anni erano 681.
Tra le donne è ritornata la voglia di fare bambini, anche intorno ai 40 anni e spesso decidendo di averne anche più di uno. Magari senza raggiungere il primato di quella famiglia che a Trieste ne possiede addirittura 12 e di altre sei che ne hanno ben 10.
E si regista, secondo i dati Istat, anche un aumento dell’8,2 per cento, in linea con la media nazionale che si aggira attorno all’8,7, delle donne che nella nostra città decidono, nel corso della loro vita, di mettere al mondo un figlio con due diversi compagni. Le abitudini cambiano, le separazioni aumentano e spesso una giovane donna già madre di uno o più bambini, decide di rifarsi una vita con un nuovo partner mettendo anche al mondo un altro figlio.
Analizzando i dati forniti dall’Anagrafe e tornando indietro di parecchi anni, si scopre che nel 1992 i bambini fino al quarto anno di età residenti nel Comune di Trieste erano 7.233, 3.725 maschietti e 3.508 femminucce: ben 404 in meno rispetto ad oggi, con un’incidenza sul totale della popolazione pari al 3,15 per cento. Passano quattro anni e nel 1996 si riducono di duecento unità. L’anno successivo, nel 1997, la cifra scende sotto ai settemila e nel febbraio del 1998 tocca il record in negativo: a Trieste, in quell’anno e più precisamente a febbraio, i bambini fino a 4 anni di età erano solo 6.883, 754 meno di oggi e con un incidenza sull’intera popolazione che si attestava al 3,14 per cento.
La lenta risalita è ripartita nel 2001 con 7.164 bambini da 0 a 4 anni, il 3,34 dei residenti. L’incremento, da quell’anno, è stato costante: di anno in anno di piccolini di quella fascia d’età sono aumentati di un centinaio, fino a raggiungere la cifra record degli ultimi mesi.
Ed è evidente che con il passare del tempo, anche i bambini di cinque, sei e sette anni diventano sempre più numerosi. Ma i più piccoli, quelli che non hanno ancora soffiato più di quattro candeline sulla torta di compleanno, restano il gruppo più nutrito , quello più presente. Prendendo in esame i bambini e i ragazzi al di sotto dei 20 anni, solo la fascia d’età a cavallo tra i 15 ei 19 anni li superano: a giugno erano 7.774, il 3,72 per cento dei residenti. Una curiosità: tutte le fasce d’età al di sotto dei 20 anni, vengono comunque superate dagli arzilli nonnini tra gli 80 e gli 85 anni: sono 9.029, il 4,32 per cento dei triestini.
Laura Tonero


Dipiazza: «È il segno che Trieste offre opportunità»

Ma per la Caritas «con la multiculturalità cresce il bisogno di servizi che favoriscano l’integrazione»

I figli dei non triestini che hanno messo su casa in questa città sono, a tutti gli effetti, i triestini di domani. Anche perché il motore dell’integrazione, tra scuola, sport, amicizie fino a sfociare nel mondo del lavoro, gira più facilmente proprio tra le nuove generazioni. Si va dunque, stando ai più freschi trend socio-demografici, verso una Trieste sempre più multietnica. E, con ogni probabilità, un po’ meno vecchia. All’analisi, che viene da osservatori politici e operatori del sociale, si aggiunge l’ottimismo di Roberto Dipiazza: «Si tratta di dati positivi – puntualizza il sindaco – perché si cresce come collettività, si viene a vivere e si fanno più figli, là dove ci sono opportunità di lavoro e prospettive. La crescita dell’occupazione nel comparto industriale riferita martedì in Consiglio comunale dal presidente di Assindustria Antonini è incoraggiante. Dico questo, ovviamente, consapevole comunque della drammaticità del caso specifico della Stock».
«Contenta perché forse il trend sta cambiando» si mostra anche l’assessore Marina Vlach, che in giunta Dipiazza detiene la delega ai servizi demografici. «I figli degli immigrati che nascono qui – aggiunge – nascono di fatto triestini e fanno parte della popolazione triestina di oggi e di domani». E «l’integrazione in città evidentemente funziona – gli fa eco l’assessore al welfare Carlo Grilli – agevolata dal fatto che Trieste non ha un retroterra tale da alimentare dispersioni territoriali, sacche etniche».
Per il direttore della Caritas, Mario Ravalico, c’è comunque del lavoro da fare per spingere ancora sul pedale dell’integrazione: «Trieste – rileva – sarà sempre più multietnica e per questo c’è sempre più bisogno di servizi che favoriscano la partecipazione degli immigrati alla vita sociale della città, a cominciare dal problema della lingua che non investe tanto i bambini, i quali vanno a scuola e apprendono naturalmente, quanto, spesso, i loro genitori». E qui Ravalico cita gli esempi, attuali, «di un gruppo di donne marocchine che stanno seguendo attraverso le nostre strutture un corso di alfabetizzazione», o «di uno sportello in una scuola fatto dalle mamme per le mamme».
Altro numero che salta all’occhio è quell’8,2% di mamme che hanno deciso di mettere al mondo dei figli con più di un partner. Nulla di scandaloso, lascia intendere Dipiazza, ma una traccia dei tempi che cambiano, dove spesso Trieste fa scuola: «È anche una questione di autonomia economica, che un tempo mancava e costringeva talvolta la donna a tenere in piedi una coppia in realtà ben che finita. Senza contare che un’altra relazione, un’altro figlio al di fuori del matrimonio erano giudicate in passato cose del tutto negative». «La donna – secondo Grilli – ha oggi un ruolo di indipendenza che le consente di gestire autonomamente le proprie relazioni sociali. Nel mio assessorato, tanto per citare un caso concreto, buona parte del gruppo dirigente e amministrativo è formato proprio da donne».
di Piero Rauber


«Un dato da tempo sotto gli occhi di tutti»
Le comunità

Un «baby-boom» che parla straniero. «È vero – afferma Hector Sommerkamp, presidente della Consulta comunale degli immigrati ExtraUe- Lo notano gli stessi protagonisti delle varie comunità straniere. Si tratta di un dato da tempo sotto gli occhi di tutti: la natalità è cominciata ad aumentare anche qui e le comunità straniere stanno giocando il loro ruolo». Del resto, si tratta di una tendenza registrata non solo a Trieste, sottolineata nelle ultime statistiche Istat, secondo le quali la maggiore propensione ad avere figli è mostrata proprio dalle donne straniere, il che contribuisce significativamente alla ripresa della fecondità per il complesso della popolazione residente (da 1,19 a 1,35 figli per donna nel 2006 al livello nazionale).
Difficile capire con esattezza quali siano le comunità straniere più «prolifiche», ma sembra che almeno a Trieste. al primo posto nelle «classifiche» siano comunque le comunità cittadine più numerose. Secondo le ultime statistiche disponibili a Trieste vivono 13.436 stranieri (il 5,6 per cento della popolazione) provenienti in particolare da Serbia, Montenegro, Croazia e Albania con una crescita costante di cinesi. «Non a caso infatti, nella tabella di marcia del Centro interculturale – aggiunge Nader Akkad, presidente del Centro- Cacit- abbiamo inserito un progetto di ricerca che riguarda proprio le nuove generazioni di triestini nati da genitori immigrati o da coppie miste».
(ga.pr.)