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da Il Piccolo di Trieste del 1 settembre 2008

In regione una coppia su cinque è mista Matrimoni con stranieri, Trieste seconda

Fontanini: censimento degli extracomunitari

Trieste – Sempre più coppie pronunciano il fatidico «sì» in due lingue. In Italia ma anche in Friuli Venezia Giulia dove cresce, e non di poco, il numero di matrimoni misti: unioni celebrate soprattutto con rito civile – ma anche religioso – tra un cittadino italiano e uno straniero. Secondo un’indagine Istat, pubblicata nel 2007, i matrimoni in cui almeno uno dei coniugi è straniero sono quasi uno su cinque in Friuli Venezia Giulia: per l’esattezza il 18,6 per cento. E sempre secondo l’Istat, ma stavolta sulla base di un rapporto appena pubblicato, la classifica delle province in cui ci sono più matrimoni «internazionali», vede Trieste al secondo posto in Italia, con il 14,9 per cento delle unioni miste. Al primo posto, di pochissimo, Imperia con il 15,4 per cento.
La cittadinanza Se in Italia i matrimoni in cui almeno uno dei coniugi è straniero sono il 9,8 per cento del totale, in Friuli Venezia Giulia la percentuale media è circa il doppio. Su un totale di 4.475 matrimoni l’anno, sempre secondo l’indagine Istat pubblicata nel 2007, se ne registrano 832 «misti». Una differenza, quella tra la media nazionale e quella regionale, che risente dell’incidenza dei tassi di crescita dell’immigrazione sulla popolazione residente. Trieste è ai vertici della classifica nazionale, come capoluogo di provincia, non tanto per la presenza massiccia di flussi migratori da altri continenti, quanto per la sua identità multiculturale e il suo essere porta e «porto» dell’est Europa. Ad andare di moda sembra essere soprattutto la moglie straniera, contravvenendo il vecchio detto. Se il triestino, il goriziano, il friulano o il pordenonese che sceglie di sposare una donna di un altro paese rappresenta l’11 per cento tra quanti promettono amore eterno davanti a un sacerdote o al sindaco, le corregionali che si lasciano sedurre dal fascino dell’esotico sono appena il 3 per cento. Intorno al 5 per cento, con punte più elevate in Friuli occidentale, i matrimoni tra cittadini entrambi stranieri.
Le unioni civili Se si allarga il concetto di matrimonio misto, si può anche scoprire come i «ripetenti» siano frequenti in regione. Sono infatti il 19,5 per cento (complessivamente circa 870) i matrimoni in cui almeno uno dei due coniugi ha un «precedente», ovvero un matrimonio divenuto divorzio. Questo potrebbe anche spiegare perché le unioni civili siano il 51 per cento del totale in regione, con una percentuale che tende a crescere guardando la serie storica.
L’età Anche l’età dei coniugi varia se il matrimonio è misto. Attingendo all’ultimo rapporto annuale dell’Istat si scopre che «quando le nozze sono celebrate tra due cittadini italiani, le differenze sono contenute: in media lo sposo ha 34 anni e la sposa 31. Nel caso dei matrimoni tra sposi italiani e spose straniere, invece, il divario si accentua considerevolmente: l’età media degli sposi supera i 41 anni, mentre quella delle spose è di circa 33 anni. Quando gli sposi sono stranieri e le spose sono italiane, al contrario, gli uomini sono più giovani di un anno (rispettivamente 32 e 33 anni)».
I rischi E proprio in presenza di un’eccessiva differenza d’età si possono celare i matrimoni «trappola»: matrimoni di interesse nati da nuovi bisogni. Primo tra tutti quello di un permesso di soggiorno sicuro e di una garanzia economica. E così la badante che sposa l’assistito, da anni posizionato nella categoria «anta» ma non per questo disposto a deporre le armi, è un caso sempre più frequente. O meglio sono sempre più frequenti i casi di figli o nipoti che cercano di ostacolare nozze di questo tipo, che denunciano la «straniera» per truffa e in qualche caso circonvenzione d’incapace.
Le storie «È capitato anche a me. Un signore di 82 anni che assistivo mi ha proposto di sposarlo – racconta Maria, romena, 45 anni, da 10 in Italia -. Mi avrebbe lasciato la casa, diceva, ma non ho accettato. Pensano che, siccome sei straniera, sei disponibile ad accettare tutto. Ma non è così. Certo, c’è chi lo fa. Conosco alcune connazionali che in Friuli hanno trovato lavoro e offerte di matrimonio. Ma anche figli e parenti pronte a sbranarle per l’eredità. Nessuno ti accetta così, resti quella che si è portata via i soldi e basta. Anche se ti sei presa cura di lui per anni quando nessuno ne voleva sapere».
Martina Milia


Fontanini: censimento degli extracomunitari
Il Carroccio: dobbiamo verificare abusi nell’utilizzo delle strutture sanitarie

Un censimento degli extracomunitari in Friuli Venezia Giulia. Lo annuncia da Dolegna del Collio, dove si sta svolgendo la festa della Lega Nord isontina, il segretario del Carroccio regionale, Pietro Fontanini. «Lo proporremo – spiega il presidente della Provincia di Udine – per capire sia in che modo gli immigrati sono inseriti all’interno delle nostre comunità, e quindi per aiutare il governo centrale a stabilire con maggiore precisione le quote per l’immigrazione, sia per verificare eventuali abusi nelle strutture sanitarie regionali». Tema, quest’ultimo, sollevato nei mesi scorsi dal capogruppo in Consiglio regionale dei padani, Danilo Narduzzi, e che non ha mancato di suscitare polemiche. «Stiamo lavorando in maniera chiara sui temi della sicurezza e dell’immigrazione, nochè su federalismo fiscale, sanità e identità culturale» sottolinea lo stesso capogruppo. Il censimento richiamato da Fontanini è peraltro contenuto nel programma elettorale di Renzo Tondo che prevede, nel futuro provvedimento sull’immigrazione che andrà a sostituire la legge Antonaz già cancellata, anche l’istituzione di corsi per l’apprendimento della lingua italiana e delle ‘regole civiche di convivenza’ per gli immigrati nonché l’espulsione degli stranieri che non riescano a procurarsi un reddito per tre mesi. Temi che non hanno mancato di provocare qualche frizione all’interno della stessa maggioranza, in particolare tra la Lega e l’Udc, anche se Fontanini, intervenuto alla festa leghista al pari dei parlamentari Fulvio Follegot e Mario Pittoni, del consigliere regionale Federico Razzini e del segretario provinciale Giancarlo Serafini, esclude che vi siano eccessive tensioni nel centro-destra: «Non ci sono fratture all’interno della maggioranza regionale. – assicura il segretario – La Lega ha ottenuto un ottimo risultato alle elezioni in un contesto di una coalizione vincente e ora chiede semplicemente che i programmi proposti durante la campagna elettorale vengano rispettati». Non si è parlato soltanto di immigrazione nel dibattito di Dolegna: mentre il senatore Pittoni ha ricordato il suo disegno di legge sulla regionalizzazione per le assunzioni di insegnanti, Narduzzi ha puntato il dito contro gli Aster e considera «necessario un ragionamento con gli enti locali sulla loro reale utilità» mentre Razzini si è soffermato sulle riforme del commercio e dell’assegnazione dei punteggi per le case popolari indicandole come priorità.
(r.u.)